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ALPS BENCHMARKING - INSIEME PER CRESCERE

CAPITOLO 5

Confronti per area

 

Società

 

L'analisi del contesto socio-demografico costituisce sempre la base imprescindibile per la conoscenza di un territorio. Primo passo in questa direzione è necessariamente lo studio della popolazione in funzione delle sue caratteristiche strutturali e l'elaborazione di alcuni indici che servono a descriverla nel suo processo di rinnovamento; da questi indici, infatti, possono essere tratte indicazioni relative alle tendenze di sviluppo (indice di vecchiaia), alle sue capacità produttive (indice di struttura della popolazione attiva e indice di ricambio), alla misura del carico sociale sopportato dalla sua fascia in età lavorativa (indice di dipendenza giovanile e di dipendenza anziani). Il quadro si completa poi con l'analisi dell'offerta territoriale di servizi educativi e sociali, nonché del grado di tutela assicurato in termini di sicurezza sul lavoro (fenomeno infortunistico).

La figura 2 mostra la consistenza numerica della popolazione residente per territorio (anno 2010).

 

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Figura 2: Popolazione residente per territorio. Anno 2010. Fonte: Istat

 

Come si può notare, a fine 2010, le aree significativamente più popolate risultano essere quelle di Trento e Bolzano, seguite dalla provincia di Belluno, l'unica a superare quota 200 mila tra gli altri territori presi in esame; più staccate Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola. La Valle d'Aosta, con una popolazione di poco più di 128 mila abitanti, rappresenta l'area demograficamente più piccola. In termini relativi, la componente femminile è lievemente superiore per le zone di Belluno e del Verbano (circa 107 donne ogni 100 uomini).

In rapporto al territorio (Figura 3), la popolazione dell'intera area si concentra quasi esclusivamente in montagna; soltanto il Verbano ne presenta una modesta porzione in territorio collinare (circa lo 0,3% dei suoi abitanti).

 

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Figura 3: Popolazione per zona altimetrica di montagna. Anno 2010. Fonte: Istat

 

In merito alla componente straniera, la quota si rivela più consistente, ma comunque inferiore al dato riferito all'intera area Nord, a Trento e Bolzano, dove si toccano punte del 9,2% e 8,2% (Figura 4).

 

Figura 4: Incidenza percentuale della popolazione immigrata sul totale della popolazione e componente minorenne. Anno 2010. Fonte: Istat

4.jpgTutte al di sotto del dato medio dell'area benchmark (dato peraltro allineato al dato nazionale) le altre aree: presenza più bassa di stranieri a Sondrio, con una percentuale sul totale della popolazione residente pari al 4,6%. La Valle d'Aosta ed il Verbano si distinguono invece per la quota di cittadinanze concesse (Figura 5), con una percentuale quasi doppia rispetto al dato medio dell'area Nord ed al dato nazionale (tra l'altro coincidenti).

 

Figura 5: Concessioni di cittadinanza sul totale della popolazione immigrata. Anno 2010. Fonte: Istat - Ministero dell'Interno

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Considerando la ripartizione percentuale della popolazione per fasce d'età (Figura 6), si evidenzia una percentuale più alta di giovanissimi a Bolzano (16,5) e Trento (15,4) che si innalza rispettivamente al 22% e al 20% se vengono considerati anche i giovani under 19. Tra l'altro, queste aree sono anche quelle che contano la presenza delle più alte percentuali di minorenni immigrati (2,4 per Trento e 1,9 per Bolzano).

Sondrio e Aosta presentano percentuali in linea con il dato nazionale, Belluno e Verbania riportano le maggiori quote della popolazione over 65.

 

Figura 6: Popolazione residente per fasce d'età. Anno 2010. Fonte: Istat

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Spostando adesso l'attenzione sul movimento naturale della popolazione, l'analisi della nati-mortalità (Figura 7) rivela una situazione di sostanziale equilibrio per la Valle d'Aosta, dei saldi positivi per Bolzano e Trento, negativi per gli altri territori.

Indagandone, invece, soltanto la principale componente negativa, la mortalità, non stupisce che Belluno e il Verbano si posizionino ai primi posti. Come già osservato, si tratta infatti dei territori condizionati da una struttura per età della popolazione più anziana.1

 

Figura 7: Tassi generici di natalità e mortalità. Anno 2010. Fonte: Istat

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I dati sulla mortalità per suicidio fanno riflettere. Dei territori oggetto d'analisi solo Trento presenta un'incidenza inferiore a quella nazionale, mentre per Sondrio, Valle d'Aosta e Belluno il gesto estremo è stato compiuto da una percentuale più che doppia (Figura 8) rispetto a quella di riferimento nazionale.

 

Figura 8: Suicidi per 100.000 abitanti su popolazione al 01/01/2010. Anno 2010. Fonte: Istat

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Per completare l'analisi della popolazione, indagandone il fenomeno dell'instabilità coniugale (Figura 9), tratto ormai tipico di ogni società moderna, si nota come essa interessi in maniera rilevante il Verbano e, in seconda battuta, la Valle d'Aosta (peraltro nel 2009 è proprio il Nord Ovest a detenere il primato di separazioni a livello nazionale).

 

Figura 9: Divorzi e separazioni ogni 10000 famiglie. Anno 2009. Fonte: Istat

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Indicazioni circa le tendenze di sviluppo demografico dell'area possono essere tratte con l'ausilio dell'indice di vecchiaia che consente di ottenere una stima del grado di invecchiamento della popolazione rapportando, in percentuale, la popolazione anziana (oltre i 65 anni) e quella d'età inferiore ai 14 anni (Figura 10).

 

Figura 10: Indice di vecchiaia. Anno 2010. Fonte: Istat

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Decisamente in linea con il dato nazionale, che vuole una percentuale pari al 44% in più di anziani rispetto ai giovanissimi (0-14 anni), è Sondrio. Ben più alti i valori per Belluno (180,3), nel Verbano si contano addirittura 193 persone di 65 anni e oltre per ogni 100 giovani. Il dato valdostano supera il dato medio nazionale e anche quello dell'Area benchmark che, peraltro, risulta fortemente condizionato dalla più alta quota di popolazione entro i 14 anni presente a Bolzano (16,5%).Trento e Bolzano mostrano un processo di senilizzazione più lento.

A Bolzano, un indice di struttura della popolazione in età attiva (rapporto percentuale tra l'ammontare di popolazione in età 40-64 anni e quello in età 15-39) di poco superiore al 100%, indica una popolazione in età lavorativa alquanto "giovane" (il che denota dei potenziali vantaggi in termini di dinamismo e spinta innovativa); discorso contrario per il Verbano, dove un valore elevato (142,1) denota un processo di obsolescenza della forza lavoro.

 

Figura 11: Indice di struttura della popolazione in età attiva per territorio. Anno 2010. Fonte: elaborazione CCIAA alpine su dati Istat.

11.jpgUn'indicazione sull'entità del turnover generazionale della popolazione in età attiva viene fornita dall'indice di ricambio, calcolato come il rapporto tra popolazione compresa nella fascia 60-64 anni e popolazione della fascia d'età 15-19 (Figura 12).

 

Figura 12: Indice di ricambio. Anno 2010. Fonte: elaborazione CCIAA alpine su dati Istat.

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I valori superiori a 100, soglia di equilibrio, per quasi tutti i territori, fatta eccezione per Bolzano, rilevano che, da un punto di vista strettamente demografico, le uscite dal mercato del lavoro sono stimate maggiori delle entrate.

Calcolando l'indice di dipendenza giovanile e l'indice di dipendenza anziani, si giunge invece ad una più accurata valutazione dell'entità del carico sociale delle classi di popolazione non attiva (0-14 anni e 65 e oltre anni), presumibilmente non autonome dal punto di vista economico, sulla popolazione attiva (15-64 anni)2.

 

Figura 13: Indici di dipendenza anziani e giovani per territorio. Anno 2010. Fonte: Istat

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L'indice di dipendenza giovanile per la Valle d'Aosta si colloca lievemente al di sotto del dato medio dell'area benchmark ma eguaglia il dato medio nazionale (cui peraltro si approssima molto anche Sondrio); l'indice risulta superiore per Bolzano e Trento (territori a più alta natalità), più basso per Belluno e Verbano.

Occorre comunque ribadire che il dato medio dell'area risente fortemente della composizione demografica di Bolzano, caratterizzata da una maggiore presenza di popolazione giovane.

Discorso speculare per l'indice di dipendenza anziani. Nel Verbano (incalzato da Belluno), si contano 100 persone in età attiva che, oltre a dover far fronte alle proprie esigenze, hanno teoricamente "a carico" circa altre 36 persone, che ne risultano quindi dipendenti. Carico sociale minore, inferiore al dato medio dell'area, per Trento e Bolzano.

Un quadro di confronto territoriale più completo include anche il vaglio del 'sistema istruzione'.

In tale prospettiva, indicatori utili a descrivere il funzionamento del sistema formativo sono il numero medio degli studenti per classe ed il rapporto numerico intercorrente tra studenti ed insegnanti3 (Figura 14).

 

Figura 14: Rapporto studenti/classi e studenti/insegnanti per ordine di scuola. Anno 2009. Fonte: MIUR

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In merito al primo aspetto, nel 2009, i territori coinvolti si collocano tutti al di sotto del dato medio nazionale per ogni ordine di scuola, fatta eccezione per Trento che presenta un valore medio lievemente più elevato per la scuola secondaria di I grado.

Il rapporto studenti/insegnanti, snello soprattutto per la scuola secondaria di primo grado, rivela, limitatamente ai territori per cui il dato è disponibile, dei valori decisamente inferiori al dato italiano (unica anomalia Trento).

La distribuzione della popolazione per titoli di studio evidenzia, per la Valle d'Aosta, una concentrazione superiore alla media nelle fasce a più bassa scolarità – licenza elementare e licenza media che insieme costituiscono il 59% della popolazione contro il 55% nazionale ed il 47% di Trento (Figura 15).

 

Figura 15: Distribuzione percentuale della popolazione per grado di istruzione. Anno 2010. Fonte: Istat

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Specularmente, risulta più bassa la quota di popolazione con diploma o laurea che a Trento supera, anche grazie alla presenza da più di 40 anni dell'Ateneo universitario, il 50% della popolazione. Anche a Sondrio e Belluno questo valore risulta essere più alto della media.

Dal punto di vista dei titoli di studio, nell'area la percentuale di popolazione in possesso di titoli di "istruzione universitaria o superiore" risulta più bassa del dato medio nazionale (Figura 16).

 

Figura 16: Popolazione con elevata scolarità per territorio. Anno 2010. Fonte: Istat - Miur

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In Valle d'Aosta, i residenti in possesso di laurea risultano, nel 2010, l'8,5% della popolazione e, tra i giovani di età compresa tra 20-29 anni, l'indice è pari al 63,5 per mille. Trento rappresenta l'unico territorio di Alps Benchmarking con entrambi gli indicatori posizionati al di sopra della media nazionale.

Tra i laureati per Trento e Bolzano, sono le locali sedi universitarie a fungere da significativo attrattore per i propri giovani (Figura 17). Nel 2010 se ne è laureato infatti circa 1 su 2 (1 su 4 in Valle d'Aosta) mentre la restante parte ha terminato gli studi universitari in atenei posti al di fuori della regione (73% per i valdostani).

Figura 17: Laureati per residenza e ateneo di provenienza. Anno 2010. Fonte: Miur

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Sul territorio di Sondrio (privo di strutture universitarie), prevale la forza attrattiva regionale, in particolare di Milano (89%) mentre nel Verbano oltre l'80% degli studenti residenti si è laureato al di fuori del Piemonte e, in buona parte, nelle università lombarde, anche in questo caso fortemente attrattive.

 

Indagando poi la condizione scolastica, anche in vista dell'obiettivo di "crescita intelligente" fissato dal programma Europa 2020, che, entro il 2020, mira a ridurre al 10% la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi, è possibile ottenere una misura del grado di abbandono del percorso educativo, a livello regionale4 (Figura 18).

 

Figura 18: Dispersione scolastica regionale. Anno 2010. Fonte: Istat

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A ciò deputato, l'indice di dispersione scolastica (percentuale di giovani 18-24enni con al più la licenza media che non frequenta altri corsi scolastici o svolge attività formative da almeno 2 anni, sul totale dei giovani di età 18-24 anni) segnala valori elevati per Bolzano (22,5%)e Valle d'Aosta (21,2%), lontani dal dato nazionale (18,8%) e superiori anche al dato medio dell'area di comparazione (17,9%). In questo campo è Trento a presentare il miglior risultato (11,8%).

Saggiare la disponibilità di servizi sociali (socio-sanitari ed educativi) all'interno dei singoli territori consente di arricchire l'analisi del contesto cui si fa riferimento. In questa prospettiva, è possibile valutare la presenza delle cooperative sociali, fetta rilevante del terzo settore, e l'offerta di servizi per l'infanzia.

Come si evince dalla figura 19, nel 2011 più della metà delle cooperative sociali dell'area Vasta è presente a Trento e Bolzano (il 53%).

 

Figura 19: Cooperative sociali per territorio. Anno 2011. Fonte: Infocamere

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La disponibilità sul territorio di asili nido comunali assume un ruolo chiave perché, oltre all'opportunità educativa proposta, può offrire un significativo contributo all'incremento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, in risposta alle esigenze delle giovani famiglie (Figura 20).

 

Figura 20: Disponibilità asili comunali per territorio. Anno 2010. Fonte: Sole 24 Ore – Cittadinanza attiva

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Nel 2010, nel contesto delle aree esaminate, la Valle d'Aosta detiene il primato per disponibilità di asili comunali in percentuale sull'utenza potenziale (bambini 0-3 anni), riportando il 10,7%, seguita a breve distanza da Trento (9.8%). Le aree rimanenti presentano un'ampia variabilità che spazia dal 2,7% delle meno dotate (Bolzano e Belluno), passa per Sondrio (3,5) e giunge al 5,6% del Verbano-Cusio-Ossola.

Un ulteriore aspetto di raffronto territoriale, che permette di indagare l'area in termini di sicurezza sul lavoro, fa riferimento al numero di infortuni registrati (Figura 21).

 

Figura 21: Infortuni per territorio. Anno 2010. Fonte: Inail

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Primato 'negativo' per Bolzano e Trento, che da soli rappresentano quasi il 74% del totale degli infortuni registrati nell'area benchmark. Valori decisamente più bassi per gli altri territori.

Tuttavia, per avere una più corretta percezione del fenomeno infortunistico, lo si può ragionevolmente analizzare in relazione all'andamento occupazionale, calcolando l'incidenza degli infortuni sul numero di occupati rilevati nel 2010 (Figura 22).

 

Figura 22: Incidenza infortuni su occupati. Anno 2010. Fonte: elaborazione CCIAA alpine su dati Inail – Istat

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Rispetto dunque alla popolazione lavorativa, è il Verbano a proporre il risultato maggiormente virtuoso con un indice di incidenza pari al 25 per mille, seguito da Sondrio e Belluno. Altissima incidenza di infortuni per Bolzano, che insieme a Trento sconta anche più del 65% delle morti avvenute all'interno dell'area benchmark.

A conclusione di questa sezione, si ritiene opportuno proporre anche un grafico "a radar" che presenta una sintesi di alcuni indicatori rappresentativi dell'area tematica società.

Gli indicatori selezionati per la sintesi sono:

- Indice di vecchiaia

- Popolazione immigrata sul totale

- Indice di dispersione scolastica

- % popolazione con titolo universitario o superiore

- Cooperative sociali su abitanti

- Rapporto infortuni su occupati

 

Da questo emerge che è Bolzano la provincia con l'indice di vecchiaia più basso. Tuttavia, la dispersione scolastica risulta la più alta tra i giovani. Per quanto riguarda l'immigrazione, è Trento il territorio alpino con la capacità maggiore di attrarre immigrati, inoltre, sempre a Trento, grazie anche alla tradizione universitaria, si ha la percentuale di popolazione con titolo accademico (o superiore) maggiore. Dal grafico si osserva poi che Verbano-Cusio-Ossola è il territorio dove si verificano meno infortuni sul totale degli occupati rispetto a tutte le province alpine, mentre Bolzano è il territorio dove l'incidenza è maggiore. Se si considera invece la presenza del settore cooperativo si nota che Aosta è la meno presente, mentre all'opposto a Sondrio si ha il maggior numero di cooperative sociali in rapporto alla popolazione.

 

Figura 23: Sintesi indicatori province alpine – sezione Società. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

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Istituzioni

 

Affrontiamo in questo paragrafo una sintetica analisi territoriale dedicata alle istituzioni. Il tema è strettamente legato all'obiettivo di fotografarne lo stato e cercare di valutarne l'efficienza nell'erogare servizi ad imprese e cittadini.

I primi tre indicatori riguardano i servizi ai cittadini, a cominciare dal patrimonio museale non statale. Analizziamo quindi il numero dei musei, il totale dei visitatori e l'ammontare in euro degli introiti lordi. I dati, di fonte Istat, si riferiscono all'anno 2006.

 

Figura 24: Numero di musei non statali nelle province alpine. Anno 2006. Fonte: Istat

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La rilevazione è di natura censuaria ed è condotta sugli istituti di antichità e d'arte e sui luoghi della cultura non statali. La figura 24 riporta la graduatoria decrescente delle province alpine rispetto al numero dei musei5; il totale più elevato spetta a Trento, che ne vanta ben 90, seguito da Bolzano, dove ve ne sono 74; insieme le due provincie autonome arrivano a quota 164,: oltre la metà dei musei di tutta l'Area Vasta (che comprende il territorio di tutte le province alpine) è, pertanto, dislocata nella sola regione del Trentino Alto Adige. I 308 musei complessivi dell'Area sono quasi quanti quelli dell'intera Lombardia (360); essi costituiscono il 7,1% di totale nazionale e il 15,2% di quello dell'Italia del Nord. 53 si trovano in Valle d'Aosta (il 17,2% del totale Area Vasta); seguono Belluno e Verbano-Cusio-Ossola che ne contano quasi lo stesso numero (37 e 36 rispettivamente, pari al 12% e all'11,7%); molto più distanziata è Sondrio, cui spettano solo 18 musei, il 5,8% di quelli dell'Area.

 

Figura 25: Numero di musei e di istituti similari non statali per tipologia prevalente nelle province alpine e in Italia. Anno 2006. Fonte: Istat

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La figura 25 entra nel dettaglio della tipologia di museo non statale per provincia; quella prevalente è il museo in senso stretto, che va da un minimo di 15 a Sondrio (l'83% di tutti i musei di quella provincia) a un massimo di 74 a Bolzano (il 100%). Aosta, che ne ha 23, è quella che percentualmente ne conta il numero minore (43%), avendo essa una composizione più diversificata tra monumenti e complessi monumentali (25, pari al 74% del totale musei provinciale) e di aree e parchi archeologici (5, pari al 9%).

 

Figura 26: Numero di musei nelle province alpine ogni 1.000 abitanti e numero di comuni per museo. Anno 2006. Fonte: elaborazione CCIAA alpine su dati Istat

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La graduatoria delle province alpine si modifica quando dal numero (assoluto) di musei ci si sposta ai valori relativi in rapporto al numero degli abitanti (cioè dei residenti a fine 2006) e ai comuni, riprodotti alla figura 26. La più elevata concentrazione di musei si ha in Valle d'Aosta, che ne conta 4,2 ogni 1.000 abitanti, a Verbano-Cusio- Ossola, al secondo posto, ne corrispondono 2,2; entrambe le province, come emerge nella figura stessa, si collocano al di sopra della media dell'Area Vasta (1,8). Trento scende al terzo posto, con un valore esattamente pari alla media dell'Area, Belluno (1,7) precede Bolzano (1,5) ma Sondrio si conferma all'ultimo posto con un museo ogni 1.000 residenti, secondo un rapporto che risulta comunque più elevato della media nazionale (0,7) e dell'Italia del Nord (0,8). Se invece spostiamo l'attenzione al rapporto dei musei rispetto ai comuni, Aosta si conferma ancora la provincia meglio servita, poiché si trova un museo ogni 1,2 comuni, così come a Sondrio spetta l'ultimo posto con un museo ogni 4,3 comuni, un rapporto più che doppio rispetto alla media dell'Area Vasta (2), che comunque si colloca al di sopra di quella dell'Italia del Nord (2,2), ma al di sotto di quella nazionale (1,9). Tra le province alpine dopo Aosta nell'ordine si trovano Bolzano (1,6), Belluno (1,9) e Verbano-Cusio-Ossola (2,1), mentre Trento occupa il penultimo posto con un museo ogni 2,5 comuni.

 

Figura 27: Numero di visitatori dei musei nelle province alpine. Anno 2006. Fonte: Istat

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Il secondo indicatore è relativo al numero dei visitatori: emerge dalla figura 27 che quello più elevato spetta a Bolzano, che nel 2006 ne ha accolto poco meno di 1 milione e 335mila, cui fa seguito Trento con un numero solo di poco inferiore e insieme costituiscono il 77% delle visite nel parco museale non statale di tutta l'Area Vasta; il rimanente 33% si distribuisce tra Aosta (10,5%), Verbano-Cusio-Ossola (7,4%), Belluno (3,8%) ed infine Sondrio (1,3%). Bolzano e Trento mantengono le loro posizioni anche nella graduatoria del numero dei visitatori per museo, come evidenziato nella figura 28, con 18mila e 15mila visitatori per struttura rispettivamente, valori ben al di sopra della media dell'Area Vasta ma anche dell'Italia. Aosta e Verbano-Cusio-Ossola si scambiano le posizioni collocandosi al quarto (l'una) e al terzo posto (l'altra), ma il numero di visitatori per struttura (circa 7mila) risulta più che dimezzato rispetto alle consorelle del Trentino Alto Adige, mentre Belluno e Sondrio mantengono il quinto e il sesto posto con 3,5 e 2,5 migliaia di visitatori per museo.

 

Figura 28: Numero medio di visitatori per museo nelle province alpine. Anno 2006. Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

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Infine, il terzo indicatore riguarda l'ammontare lordo degli introiti derivanti dalla vendita di biglietti di ingresso dei musei e degli istituti similari non statali nelle province alpine nel 2006 (figura 29). Ebbene, la quota più elevata è in capo a Verbano-Cusio-Ossola, con oltre 4 milioni di Euro, mentre in coda si colloca Belluno, con poco meno di 62mila Euro, ma va segnalato che Bolzano, per la quale non è stata data alcuna indicazione in proposito dalle strutture museali non statali locali, non compare in graduatoria.

 

Figura 29: Introiti lordi in euro derivanti dalla vendita dei biglietti nei musei delle province alpine. Anno 2006. Fonte: Istat

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Tuttavia, grazie alle informazioni rese disponibili dall'Istat si comprende che una buona percentuale delle strutture museali sono ad ingresso gratuito6: si tratta del 74% di quelle di Aosta, del 64% di Verbano-Cusio-Ossola, del 54% dei musei di Trento, del 51% di quelli di Belluno, del 39% a Sondrio e del 35% a Bolzano. L'informazione stessa sull'ammontare degli introiti derivanti dai biglietti d'ingresso è limitata alle sole unità rispondenti, così che il riscontro che ne deriva va interpretato con cautela. Per questo motivo non si ritiene significativo rapportare il totale degli introiti al numero dei visitatori (per stimare il prezzo medio d'ingresso a persona) nonché rispetto al numero dei musei, giacché entrambi i rapporti andrebbero considerati limitatamente ai visitatori paganti e alle strutture con ingresso a pagamento, in merito alle quali le informazioni sono solo parziali.

 

Una seconda categoria di indicatori oggetto del presente capitolo riguarda i servizi sanitari, presentati nelle figure 30 e 31. Emerge nella figura 30.a che la migliore dotazione spetta alla provincia di Verbano-Cusio-Ossola, che con 5,8 posti letto ogni 1.000 abitanti supera di gran lunga la media dell'area alpina (4,2), che a sua volta prevale sia sulla media nazionale (3,6) sia su quella del Nord Italia (3,7). Belluno (4,4), Sondrio (4,3) e Trento (4,2) hanno capienze piuttosto simili, mentre Bolzano (3,9) e Aosta (3,1) chiudono la graduatoria delle province alpine.

 

 

Figura 30 (a) e 30 (b): Posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti nelle province alpine e in Italia (a) e attività di Day Hospital (percentuale su totale nazionale (b). Anno 2008. Fonte: Ministero della salute

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Secondo i dati del 2008, l'attività di Day Hospital praticata all'interno dell'Area Vasta è pari al 2% del totale nazionale mentre la sua caratterizzazione tra le province alpine è evidenziata nella figura 30.b. Trento vanta la partecipazione massima (0,6%), seguita a ridosso da Bolzano (0,5%); la somma di entrambe determina oltre la metà degli interventi di questo tipo praticati nell'area di interesse. Sondrio e Belluno si trovano nella fascia centrale con una percentuale pari allo 0,3%, mentre Verbano-Cusio-Ossola (0,2) e Aosta (0,1%) chiudono la graduatoria.

 

Figura 31: Indice di emigrazione ospedaliera nelle province alpine e in Italia. Anno 2008. Fonte: Ministero della salute

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Un indicatore di interesse è quello rappresentato alla figura 31 e riguarda l'indice di emigrazione ospedaliera; esso misura il rapporto tra il numero di dimissioni di pazienti residenti in una determinata provincia (o area) effettuate nel resto del territorio nazionale sul totale dei ricoveri di residenti in provincia (o area) effettuati su tutto il territorio nazionale (esclusi cittadini stranieri e di nazionalità sconosciuta). L'indicatore così calcolato quantifica la propensione della popolazione ad allontanarsi dalla propria provincia (o area) per usufruire delle prestazioni richieste: più è basso, minore è l'indice di fuga dei residenti, che quindi trovano presso le strutture in loco una risposta adeguata alla domanda di servizi sanitari. Emerge chiaramente che la propensione ad uscire dal proprio territorio è all'interno dell'Area Vasta piuttosto bassa, poiché solo il 15,3% delle dimissioni di pazienti residenti nelle province alpine avviene in strutture mediche e ospedaliere al di fuori dell'area, che è una percentuale inferiore alla media del Nord Italia (16,2%). Un indice di fuga ospedaliera piuttosto contenuto fa onore a un territorio di montagna, in quanto evidenzia che la scelta di altre province e in particolare della pianura è un fenomeno piuttosto contenuto. Bolzano appare di gran lunga superiore alle consorelle, con un indice pari a 4,5 che è meno di un terzo di quello dall'Area Vasta; Trento (17,2%) e Belluno (17,5%), pur a livelli decisamente più alti di Bolzano, occupano il secondo e il terzo posto all'interno dall'are alpina; seguono Aosta e Sondrio con due valori superiori al 20% (20,2 e 20,4% rispettivamente), mentre a debita distanza chiude Verbano-Cusio-Ossola, con una percentuale del 35,1%, che indica che oltre un terzo dei ricoveri dei residenti avviene al di fuori della provincia.

 

Una quarta area di indagine riguarda la sicurezza personale e in particolare il tasso di criminalità, che misura il numero di reati denunciati in un anno in rapporto a 100.000 abitanti: più è basso l'indice, migliore è il giudizio in termini di sicurezza personale di un determinato territorio. La situazione per le province alpine a confronto con la media nazionale e dell'Italia del Nord è rappresentata alla figura 32: una prima considerazione riguarda il complesso dell'Area Vasta, che con un tasso pari a 7,6 ogni 100.000 abitanti si colloca decisamente al di sopra della media nazionale (13,7) e soprattutto del Nord Italia, la quale chiude la graduatoria in oggetto con un tasso di 14,4 (basti pensare che in Lombardia tale valore arriva a 16,1). All'interno della zona alpina Sondrio rappresenta l'eccellenza con un indice di 5,5, ma anche Belluno (6,2), Bolzano (6,8) e Trento (7,4) fanno meglio della media dell'area, mentre Verbano-Cusio-Ossola (7,7) e soprattutto Aosta (12) si piazzano al di sotto. In particolare, una sensibile disparità emerge tra Sondrio (la migliore) e Aosta (l'ultima): nella prima la sicurezza personale risulta più che doppia rispetto alla seconda.

 

Figura 32: Tasso di criminalità nelle province alpine e in Italia (valore medio ogni 100.000 abitanti). Anno 2010. Fonte: Associazione nazionale Forze Polizia

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Infine, la figura 33 analizza l'ultimo degli indicatori relativi alle istituzioni, relativo alla giustizia, e riproduce il ranking tra le province alpine in base al rapporto tra il numero di cause evase rispetto al totale delle cause in essere (pendenti e nuove).

 

Figura 33: Rapporto tra cause evase e cause totali (pendenti e nuove) nelle province alpine e in Italia (valore percentuale). Anno semestre 2010. Fonte: Ministero della Giustizia

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Anche in questo caso il giudizio sull'Area Vasta è migliore di quello dell'Italia, poiché l'indicatore è pari a 46,7% rispetto al 40,3%, ma è solo di poco superiore a quello dell'Italia del Nord, in cui il rapporto tra le cause concluse nel primo semestre 2010 rispetto a quelle totali è piuttosto elevato (46,4%), mentre in Lombardia si raggiunge addirittura il 48,7%. All'interno dell'area alpina a Bolzano spetta il primato con il 56,4%, delle cause evase in sei mesi e Trento gli fa subito seguito con il 54,3%, entrambe superiori alla media dell'Area Vasta. In tutte le altre province l'efficienza della giustizia scende, con Sondrio (45,6%), Aosta (45,2%) e Verbano-Cusio-Ossola (44,8%) migliori della media nazionale e Belluno ben al di sotto, con un valore di appena 34%.

 

A conclusione della sezione specifica all'area istituzioni, analogamente a quanto già fatto per l'area società, si propone un grafico a "radar" che raffiguri una sintesi di alcuni degli indicatori esaminati confrontandoli per tutti i territori. Pur essendo questo metodo soggetto alle limitazioni già evidenziate permette di confrontare simultaneamente indicatori e province. Dal quadro di sintesi emergono le "punte di diamante", fra cui il numero dei musei ogni 1.000 abitanti di Aosta, ma anche il numero dei posti letto ospedalieri su 1.000 abitanti di Verbano-Cusio-Ossola. Questo ultimo dato è da considerare in relazione ai dati offerti dall'indicatore legato all'emigrazione ospedaliera: quest'ultima nel Verbano-Cusio-Ossola risulta essere la più alta tra le province alpine, mentre a Bolzano risulta essere la più bassa. Considerando poi il numero di cause concluse in un semestre in rapporto a quelle esistenti (nuove e pendenti) solo Trento e Bolzano vanno oltre la media dell'Area Vasta. Infine, rispetto ad altri indicatori, spiccano da un lato il basso tasso di criminalità di Sondrio e, dall'altro, quello più elevato di Aosta.

 

Figura 34: Sintesi indicatori province alpine – sezione Istituzioni. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

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Economia

 

Allo scopo di fornire un quadro sintetico di confronto territoriale, considerando gli indicatori economici, è opportuno partire da un livello di indicatori di sintesi "macro" per poi scendere su indicatori più specifici. L'indicatore di sintesi per eccellenza che viene utilizzato di norma è quello relativo al PIL pro capite. La figura 35 mostra il reddito procapite al 2010 per ogni provincia alpina.

 

Figura 35: Reddito pro capite delle province alpine, dell'Area Vasta e dell'Italia in Euro. Anno 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne - Unioncamere

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Come si nota dalla figura, il reddito pro capite dell'Area Vasta (ovvero l'area che comprende il territorio di tutte le province alpine) risulta molto più alto rispetto a quello italiano. Al di sotto del valore medio italiano si colloca soltanto la provincia di Verbano-Cusio-Ossola (dato più basso tra le province alpine). Comunque, il patrimonio medio per famiglia risulta essere maggiore di quello medio italiano per tutti i territori montani: il valore più alto è registrato ad Aosta.

 

Considerando il valore aggiunto complessivo nel 2010, è possibile affermare che in tutti i territori considerati la percentuale generata dal settore dei servizi è superiore al 50%. In particolare ad Aosta la terziarizzazione è particolarmente evidente con una quota dei servizi sul totale valore aggiunto pari al 75,8%, mentre a Belluno i servizi sono il 59% del valore aggiunto complessivo: qui una quota importante del valore aggiunto, infatti, deriva dal settore industriale (40,2%) grazie in particolare ad un distretto dell'occhialeria fra i più sviluppati ed internazionalizzati. La quota del valore aggiunto dell'industria negli altri territori è più bassa, ma in linea con il valore medio italiano. Infine, il settore agricolo è quasi inesistente a Verbania (0,3% del totale del valore aggiunto) mentre a Bolzano rappresenta il 4,2% del valore aggiunto totale.

 

PIL pro capite e Valore aggiunto da soli non permettono di avere un quadro complessivo; a questo suppliscono altri indicatori; ad esempio, per la qualità di vita nei diversi territori, vi sono indicatori di sintesi che tengono conto non solo di aspetti economici, ma anche di altre aree (ambiente, servizi, infrastrutture etc). Considerando quindi la qualità della vita è possibile osservare gli studi, su un insieme di 103 province, di Italia Oggi, e su 107 per quello de Il Sole 24 Ore. In entrambe le analisi le province alpine si collocano generalmente in posizioni molto alte.

 

Figura 36: Qualità della vita nelle province alpine. Anno 2011. Fonte: Sole 24 Ore e Italia Oggi

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Questi approfondimenti, che, come anticipato, tengono conto non solo di aspetti economici, sono un buon punto di partenza per analizzare le province alpine nella loro performance globale. Infatti, se si effettua un confronto fra il reddito prodotto e la qualità della vita registrata, si osserva come Aosta, pur avendo il secondo maggior reddito prodotto risulta essere al decimo e ventiduesimo posto nelle classifiche sulla qualità della vita. Ciò evidenzia quindi come il PIL pro capite dia informazioni solo legate alla ricchezza economica mentre considerare altre dimensioni (ambiente, salute, servizi, etc) ci avvicina di più al concetto di BIL di benessere interno lordo che comprende dimensioni diverse.

 

Per dare un quadro più completo nel confronto fra territori simili, si ritiene opportuno fare riferimento anche ad alcuni aspetti legati all'anagrafe delle imprese così come descritta dal Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Innanzitutto, è opportuno ricordare che le province alpine, pur presentando elementi qualitativi e, in alcuni casi, anche quantitativi simili, mostrano anche differenze significative, ad esempio rispetto al numero di imprese attive sul territorio. Infatti, se si osserva la composizione del tessuto economico all'interno di queste province si notano differenze (a volte molto accentuate) nel numero di imprese attive: le province di Aosta, Belluno, Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola hanno un numero di imprese attive simile che va dalle 12 mila unità alle 15 mila mentre a Bolzano e a Trento il loro numero è quasi triplo (53.941 e 48.151 rispettivamente).

 

Se si considera la ripartizione settoriale delle imprese sul totale, nelle varie province alpine, la fotografia è data dalla figura 37. Tale figura permette di osservare le differenze tra i territori e di effettuare considerazioni rispetto ad altre aree significative (l'Area Vasta e l'Italia). Si nota che le attività dei servizi di alloggio e ristorazione nelle province prese in esame sono molto maggiori rispetto alla media italiana (6%), in linea con la vocazione turistica dei territori. Le imprese agricole si posizionano rispetto al dato nazionale (16%) in modo eterogeneo: infatti, a fronte di una quota doppia per Bolzano (32%) e maggiore in quasi tutte le province, Aosta e Verbano-Cusio-Ossola presentano invece una percentuale minore di quella media (14% e 6% rispettivamente). In tutti i territori è comunque riscontrabile una tendenza alla terziarizzazione del sistema economico, e, solo per alcuni, il numero delle imprese agricole si è ridotto anche a seguito di dinamiche di aggregazioni e accorpamenti. Il settore manifatturiero è più sviluppato a Belluno (13% delle imprese attive) e a Verbano-Cusio-Ossola (12%) rispetto al dato nazionale (10%). Il settore dell'edilizia invece presenta percentuali maggiori al dato italiano ad Aosta (23%), Verbano-Cusio-Ossola (20%), Belluno (18%) e Sondrio (18%).

 

Figura 37: Quota percentuale per settore delle imprese attive nelle provincie alpine e in Italia. Anno 2011. Fonte: Movimprese

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ei territori alpini le imprese femminili sul totale delle imprese attive superano sempre il 19,6%. Se ci si confronta con il dato medio italiano (23,5%) si nota che solo tre province si posizionano sopra tale quota: Sondrio (25,9%), Aosta (24,1%) e Verbano-Cusio-Ossola (23,7%). Per quanto riguarda le imprese giovanili i territori analizzati registrano una quota di imprese minore rispetto alla media italiana (11,4%). Il valore corrispondente relativo all'Area Vasta (9,2%) risulta così essere molto inferiore rispetto a quello nazionale. Solo a Sondrio la quota delle imprese giovanili è di poco inferiore al dato medio nazionale (10,8%).

Le imprese artigiane rappresentano in tutte le realtà montane una quota importante, quasi pari ad un terzo delle imprese: il valore medio nazionale è del 27,7%; nelle province alpine solo a Bolzano il dato è inferiore (25,2%). La provincia con la maggior concentrazione di imprese artigiane è Verbano-Cusio-Ossola dove queste sono circa il 39% del totale.

 

Dal rapporto tra imprese iscritte e imprese registrate, la Natalità d'impresa, è possibile osservare che, rispetto al dato nazionale (3,8), solo quello di Verbano-Cusio-Ossola (3,9) risulta essere maggiore. I territori con valori più bassi sono Bolzano e Trento (2,9). Il dato medio complessivo per l'Area Vasta (3,1) risulta inferiore rispetto a quello nazionale. All'opposto, si osserva che il rapporto tra imprese cessate e imprese attive è minore rispetto al dato italiano (7,5) in quasi tutti i territori. L'unica provincia che eguaglia il dato italiano è Aosta con 7,5, a indicazione di un tasso di imprese cessate in linea a quello nazionale e più alto rispetto agli altri territori. Se si considera, poi, il rapporto tra imprese iscritte e cessate si nota come rispetto al dato italiano (1,15) solo Bolzano (1,22) si posizioni meglio ad indicazione di un numero di imprese che nascono superiore rispetto a quelle che muoiono. Anche il dato dell'Area Vasta è maggiore di 1 quindi positivo, ma leggermente più basso di quello italiano. Con 0,85 Sondrio è la provincia dove, con i dati riferiti al 2011, muoiono più imprese di quante ne nascano. Se si considerano le cariche ricoperte in azienda si nota come solo in provincia di Bolzano e Trento la percentuale di cariche femminili sul totale scenda al di sotto del 25% mentre negli altri territori sia vicina al 29%, ad indicazione di una maggiore presenza femminile impegnata in impresa.

 

Volendo offrire un quadro di sintesi del confronto nell'area alpina italiana temi chiave sono, poi, quelli dell'innovazione, internazionalizzazione e attrattività del territorio.

 

Il tema dell'innovazione inteso come innovazione multidimensionale e non solo tecnologica è strategico per uno sviluppo di sistema e come via per guardare oltre la difficile congiuntura. Infatti, i dati dimostrano che le imprese che hanno prodotto nuovi prodotti o realizzato nuovi processi - e ancora di più quelle che oltre a fare ciò intensificano la presenza internazionale - sono quelle che crescono di più (misurato in base alla domanda di assunzioni): se in media il 22,5% delle imprese prevede nuove assunzioni per il 2012 questo dato sale al 31% per le imprese che innovano e al 32,5% per quelle che innovano ed esportano (Cfr. ricerca Unioncamere 2011). I dati disponibili sul fronte dell'innovazione sono riconducibili a domande di invenzioni, marchi, modelli di utilità, disegni e brevetti. E' noto che essi danno una visione comparativa per i diversi territori e sintetica per l'Area Vasta (corrispondente alla somma dei vari territori), ma non si tratta di una declinazione completa, non avendo ad esempio a disposizione dati provinciali sulla spesa in R&S e sui progetti d'innovazione realizzati. L'Area Vasta corrisponde, per i marchi, al 3% del totale marchi del Nord Italia e 1,8% a livello italiano: in altre parole nel 2011 nelle 6 province alpine sono stati registrati l'1,8% dei marchi registrati complessivamente in Italia. Se si considera la situazione nei diversi territori possiamo osservare che un indicatore sintetico dato dalla somma di invenzioni, marchi, disegni e modelli d'utilità porta al primo posto le province di Bolzano e Trento (con valore superiore ai 400 per Bolzano e di poco sotto a 400 per Trento), e seguiti poi da Belluno (136). Nelle ultime posizioni con valori sotto il 100 si collocano Verbania, Sondrio e Aosta. Con riferimento in modo specifico ai brevetti EPO il dato del 2010 conferma la preminenza di Bolzano anche su questo fronte (vedi figura 38), mentre la somma dei brevetti complessivamente registrati nell'area è pari a 95.

 

Figura 38: Domande depositate per Brevetti EPO nelle province alpine. Anno 2010. Fonte: Unioncamere

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Per competere nel mercato globale è necessario puntare sulla qualità - che deriva anche dall'innovazione - riuscendo a controbilanciare la concorrenza di territori che competono su combinazioni di fattori diversi. Per evidenziare la presenza sui mercati esteri, un dato importante è quello della propensione all'export. A livello complessivo l'Area Vasta si colloca in una posizione di propensione leggermente maggiore rispetto a quella media italiana: 27,5% per l'Area Vasta, 26,5% per l'Italia. Il valore medio registrato è invece inferiore a quello medio del Nord Italia pari a 31,4%. Fra i territori spicca la provincia di Belluno che manifesta una propensione all'export superiore al 40% (44,9%), grazie al distretto industriale dell'occhialeria fortemente innovativo ed internazionalizzato. Tutte le altre province si collocano al di sotto del valore medio (sia italiano sia dell'Area Vasta) con Bolzano al 22,2%, Trento al 20,7%, Aosta e Verbania al 16,8% ed infine Sondrio al 10,9%.

 

 

Figura 39: Propensione all'Export dei territori alpini. Anno 2011. Fonte: Istat

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Nel quadro della attrattività del territorio, rilevante è anche la dimensione del turismo, rispetto a cui è possibile considerare la presenza di turisti dall'Italia e dall'estero. La cosiddetta Area Vasta raccoglie l'11% degli arrivi di turisti italiani e il 14% dei turisti stranieri complessivamente arrivati in Italia. Si tratta infatti per tutti i territori di aree ad elevata vocazione turistica, in particolare in periodi invernali per il turismo della neve, ma non solo, se vista in un'ottica di destagionalizzazione e di offerta su tutto l'arco dell'anno, praticata da tutti per rispondere alle richieste di una user experience a 360 gradi. Osservando la composizione dei turisti si rileva che la clientela è prevalentemente straniera nelle province di Verbania e di Bolzano: nel Verbano-Cusio-Ossola il 70% dei turisti sono stranieri mentre a Bolzano sono il 61% a fronte di un dato medio per l'Area alpina pari al 49,5%. Per quanto riguarda la permanenza media, complessivamente nelle province alpine essa è più alta (4,7gg) rispetto a quella media italiana, pari a 3,8 giorni. Ci sono delle differenziazioni nei diversi territori: 5 giorni di permanenza media per Belluno e Bolzano come valori più alti, 4,7 giorni a Trento, 3,9 giorni a Sondrio, 3,8 giorni a Verbania fino ai 3,3 giorni di Aosta. Una diversa permanenza media si lega alle politiche sul turismo, sull'afflusso di stranieri per le settimane bianche e nel caso di Aosta risulta con molta probabilità ascrivibile anche alla possibilità di soggiorni più frequenti, ma più brevi grazie anche ad infrastrutture di connessione con i grandi centri metropolitani particolarmente efficienti. Di interesse anche l'indice di qualità alberghiera, definito come la quota di stanze di hotel categoria superiore alle 3 stelle sul totale, identificabile come indice della qualità dell'offerta ricettiva locale; tale indicatore rileva la presenza di un'offerta medio-alta spesso associata anche a clientela con maggiori capacità di spesa. Da questo punto di vista il dato relativo al complesso delle sei province alpine è 18,9% a fronte di un dato relativo all'Italia del 33,3% e al nord Italia del 25,7%.

 

Nel contesto dei fattori che evidenziano l'attrattività di un territorio, un riferimento importante è legato anche alla valorizzazione del capitale umano, volano di sviluppo di un territorio e del proprio sistema socio-economico. In questo contesto è di interesse osservare la previsione di assunzioni di capitale umano con titolo universitario e, quindi, di capitale umano qualificato sul totale delle assunzioni non stagionali previste, secondo il quadro offerto dal sistema Excelsior: il dato per le sei province alpine è pari al 10,6% a fronte di un dato italiano pari al 14,3% sul totale delle assunzioni previste. Belluno e Verbania si collocano sopra il valore medio con una quota pari a circa il 12% del totale. Se si considera che il valore nazionale è pari al 14,3% si nota come le province alpine richiedano in maniera minore rispetto al resto d'Italia figure che hanno conseguito una elevata formazione. Si può osservare anche come, di riflesso, a Bolzano (27,6%) e ad Aosta (25,2%) sia richiesta una percentuale maggiore di figure con almeno un diploma secondario rispetto al dato nazionale (22,6%).

Nel quadro dell'attrattività del territorio è possibile considerare anche la quota della popolazione immigrata sul totale della popolazione, che andrebbe combinato con altri indicatori relativi alla "tipologia" di capitale umano e alla localizzazione sul territorio. In ogni caso, su un valore medio italiano che vede la quota di immigrati pari al 7,5% del totale della popolazione, quota che sale al 10,1% nel Nord Italia, la quota di popolazione immigrata nelle aree alpine è pari al 7,6%, quindi in perfetta linea con la media italiana. Sopra la media si collocano Trento e Bolzano, rispettivamente con il 9,2% e 8,2%; sotto vi sono invece tutte le altre, dal 6,8% di Aosta al 4,6% di Sondrio.

 

Figura 40: Quota della popolazione immigrata sul totale della popolazione nelle province alpine. Anno 2011. Fonte: Istat

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Sempre nell'ambito della popolazione immigrata si può registrare che la quota di imprenditori stranieri sul totale degli imprenditori nei territori alpini risulta essere molto più bassa rispetto alla media italiana (pari all'8%). Infatti, solo il dato di Bolzano (8,5%) è maggiore rispetto alla media nazionale. L'Area Vasta registra un valore di 6,8% mentre Sondrio, fanalino di coda, è al 4,6%.

 

Osservando la dinamica di occupazione e disoccupazione, è necessario rilevare che a fronte di un dato complessivo italiano sulla disoccupazione che è al 9,6% a fine 2011 le province alpine si collocano ad un livello più basso, pari ad un tasso medio del 5% circa: ci sono province come Sondrio e Aosta, che hanno registrato un tasso di disoccupazione in crescita dal 2010 al 2011 arrivando al 7,38% per Sondrio e al 5,4% per Aosta e altre che invece nell'ultimo anno hanno visto tassi di disoccupazione in calo (Belluno, che scende al 5,4% e Verbania al 4,5%). Il tasso di disoccupazione delle province alpine resta leggermente più basso rispetto a quello lombardo, pari a 5,77% che possiamo offrire come ulteriore dato di confronto. Bolzano è la provincia che ha mantenuto anche in un anno di difficile congiuntura come il 2011 il tasso di disoccupazione più basso, pari al 3,3%.

 

Figura 41: Disoccupazione totale nelle province alpine. Anno 2011. Fonte: Istat

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Considerando anche i dati sulla disoccupazione giovanile la dinamica rilevata è pressoché la stessa: Bolzano è la provincia con il tasso più basso (7% circa), altre province come Verbania hanno registrato dei cali nel tasso di disoccupazione nel 2011 dopo i picchi del 2010, mentre province come Sondrio e Aosta invece hanno registrato incrementi nel tasso di disoccupazione giovanile: questo si rileva in particolare a Sondrio dove negli ultimi due anni il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 10% al 17,3%.

 

Figura 42: Disoccupazione giovanile (15-29 anni) nelle province alpine. Anno 2011. Fonte: Istat

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Sul fronte del mercato del lavoro è opportuno considerare anche il quadro relativo alle ore di Cassa Integrazione Guadagni come evidenziato nella figura 43.

 

Figura 43: Ore totali di Cassa Integrazione Guadagni, percentuale del territorio rispetto all'Area Vasta e percentuale di ore autorizzate per l'edilizia. Anno 2011. Fonte: Inps

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Si può osservare che a livello italiano, fra 2010 e 2011, le ore autorizzate complessivamente si riducono del 18,8%. Il complesso delle province alpine registra una riduzione maggiore della media nazionale e pari al 27% rispetto al 2010. Se si osservano le dinamiche dei vari territori, si può rilevare una riduzione di ore di CIG di quasi il 50% a Bolzano e del 32,8% a Belluno. Intorno alla media il valore registrato ad Aosta (-19,4%) e a Trento (-14,3%). Molto più bassa della media la riduzione di ore CIG autorizzate (rispetto al 2010) a Verbania (-6,5%) e a Sondrio (-1,6%).

 

Anche il credito riveste un ruolo importante nell'offrire un quadro comparativo per i territori alpini, dove il sistema bancario spesso fortemente radicato sul territorio agisce in modo diretto per lo sviluppo socio economico del sistema locale. Un indicatore che permette di confrontare in modo sintetico l'andamento del sistema creditizio è il rapporto fra sofferenze ed impieghi. Dai dati emerge che il valore medio è pari a 4,15 per il 2011: Sondrio, Bolzano e Trento sono sotto la media; nello specifico Sondrio registra il dato più basso, pari a 2,4. Inoltre, si osserva anche che in tutti territori, tranne che a Sondrio, nel 2011 il rapporto sofferenze su impieghi è aumentato.

 

Figura 44: Rapporto Sofferenze su Impieghi nelle province alpine. Anno 2011. Fonte: Banca d'Italia

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Questo dato può essere letto insieme a quello relativo al rapporto impieghi/depositi. Con un valore di 0,9 Aosta è la provincia che ha la quota di deposito maggiore in rapporto agli impieghi, subito seguita da Sondrio e Belluno che registrano lo stesso rapporto (1,2), a indicazione di un'attenta gestione del credito. Bolzano è invece la provincia dove gli impieghi sono più alti in rapporto ai depositi (2,00). In un quadro di confronto, è possibile osservare anche gli impieghi normalizzati per popolazione residente: ai primi posti ci sono Bolzano e Trento, con un valore superiore ai 43.000 Euro per Bolzano e ai 37.000 Euro per Trento. In posizione intermedia si trova Sondrio con un valore di impieghi pro-capite pari a circa 24.500 Euro. Con un valore intorno ai 20.000 Euro Belluno e Verbania chiudono il quadro alpino.

 

Allo stesso modo è possibile rivolgere lo sguardo ai dati sui depositi normalizzati per popolazione residente: anche per il 2011 Aosta registra livelli di depositi bancari procapite più elevati (sui 25.000 Euro); segue Bolzano e subito dopo Sondrio (con un valore di depositi procapite che aumenta rispetto al 2010 e arriva a circa 20.000 Euro). Nelle ultime posizioni si trovano, come nel 2010, Belluno e Verbania con valori rispettivamente pari a 17.800 Euro e 14.300 Euro.

 

Come conclusione della sezione specifica all'area economia, si ritiene opportuno proporre – analogamente a quanto fatto nelle precedenti sezioni - un grafico a "radar" (o a diamante) che permette di osservare in un quadro di sintesi alcuni indicatori significativi e di confrontarli per tutti i territori. Anche se siamo consapevoli delle limitazioni esistenti, nel caso specifico dato il confronto fra territori non perfettamente omogenei, il valore aggiunto che offre è il quadro sintetico che ci permette di dare. Dal quadro di sintesi emergono le "punte di diamante", fra cui ricordiamo il Pil procapite e i brevetti a Bolzano (anche se ricordiamo che i dati di tutti i territori potrebbero essere sottostimati data la possibilità di registrarli anche fuori provincia) e la propensione all'export per Belluno. Come si può notare, si evidenzia dal grafico, poi, come il tasso di disoccupazione per Sondrio sia molto più alto rispetto agli altri territori. Dal punto di vista del credito, invece, è Verbano-Cusio-Ossola la provincia con la performance peggiore nel rapporto sofferenze impieghi.

 

Figura 45: Sintesi indicatori province alpine – sezione Economia. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

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Infrastrutture

 

I territori considerati ottengono un punteggio generalmente piuttosto basso nelle dotazioni infrastrutturali esaminate, sia per quanto riguarda l'area economica che per quanto riguarda quella sociale: in tutte le tipologie di infrastrutture analizzate, le province alpine registrano valori inferiori alla media nazionale (100), con rare isolate eccezioni.

 

Le infrastrutture di trasporto rappresentano un fattore determinante per lo sviluppo e la competitività di una regione, sia per l'impresa che per il singolo cittadino, sia per la circolazione delle merci che per la mobilità delle persone. "La quantità di merci trasportate attraverso l'arco alpino è andata continuamente aumentando nel corso dell'ultimo trentennio", con una "netta prevalenza della strada rispetto alla rotaia"7. Analogamente anche il traffico cosiddetto leggero ha registrato una continua crescita, incidendo per oltre due terzi sul traffico stradale complessivo. La dotazione di strade, autostrade e linee ferroviarie viene rappresentata dagli indici della figura 46, i quali stimano in che misura le infrastrutture di ciascuna provincia possano soddisfare la relativa domanda di trasporto, determinata in base alla superficie, alla popolazione ed al numero di occupati. Essi risentono anzitutto della conformazione del territorio, prettamente montano.

 

Figura 46: Indici di dotazione infrastrutturale (anno 2011): trasporto stradale e ferroviario. Fonte: Istituto Tagliacarne11

 

L'indice di dotazione della rete stradale viene calcolato considerando la lunghezza di strade ed autostrade, la lunghezza dei tratti autostradali a tre corsie, il numero di porte e stazioni autostradali ed infine la spesa per la manutenzione delle strade provinciali. Il maggiore deficit in tal senso è realizzato dalla provincia di Sondrio, che, priva di rete autostradale, ha un indice di dotazione che si attesta appena sul 33,3% della media nazionale (l'intera Lombardia realizza l'84,3%). Anche le province di Verbano-Cusio-Ossola, Belluno, Bolzano e Trento, con una modesta rete autostradale, hanno un indice che si colloca tra il 59% ed il 79%. Fa eccezione la Valle d'Aosta, situata sulla direttrice internazionale autostradale Milano-Ginevra-Parigi, con un indice pari al 127% della media nazionale.

 

L'indice di dotazione della rete ferroviaria non appare nel complesso migliore. Esso tiene conto della lunghezza dei tratti a binario unico e a doppio binario, dell'elettrificazione della linea e della frequenza di treni ad alta velocità. Per ovvie ragioni di conformazione territoriale, Aosta e Belluno realizzano rispettivamente soltanto un 10% ed un 13%, disponendo di una rete di trasporto esclusivamente locale. Migliore la situazione in Trentino (51%), in provincia di Sondrio (67%) ed in provincia di Bolzano (74%). L'unica eccezione a questo trend è però costituita dalla provincia Verbano-Cusio-Ossola, che da un punto di vista ferroviario è situata lungo la direttrice Roma-Parigi con la galleria del Sempione. L'indice di dotazione della rete ferroviaria (133%) è qui di gran lunga superiore alla media italiana e a quella lombarda (86%).

 

 

Figura 47: Telefonia e telematica. Fonte: Istituto Tagliacarne

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Le strutture e le reti per la telefonia e la telematica appaiono ovunque piuttosto in ritardo di sviluppo: registrano un indice molto basso in tutte le sei realtà territoriali, senza eccezione alcuna. Rispetto alla media nazionale, pari a 100, è la Valle d'Aosta a registrare la situazione peggiore, collocandosi per questo indice in fondo alla graduatoria, con un valore pari al 29% soltanto. Ricordiamo per questo che dal 2009 l'Amministrazione regionale ha avviato un programma per la realizzazione di dorsali in fibra ottica lungo tutte le vallate della regione. La regione Lombardia realizza complessivamente un 130%.

 

Le dotazioni infrastrutturali cosiddette "sociali", atte a garantire i servizi fondamentali del cittadino, registrano valori particolarmente contenuti sia per quanto concerne le strutture culturali e ricreative che quelle sanitarie.

 

Figura 48: Strutture culturali e ricreative. Fonte: Istituto Tagliacarne

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Se nelle "strutture culturali e ricreative" (attività legate a musei, biblioteche, teatri e cinematografi) la regione Lombardia si colloca di poco al di sopra del dato medio nazionale (105), la provincia di Sondrio sfiora appena il 34%. Non molto al di sopra si collocano le altre aree, con punte massime del 63 e 65% toccate da Bolzano e Trento rispettivamente8.

 

Figura 49: Strutture sanitarie. Fonte: Istituto Tagliacarne

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Per le strutture sanitarie vale più o meno lo stesso discorso fatto poc'anzi per quelle culturali e ricreative: in tutte e 6 le province dell'Area Vasta l'indice di dotazione di infrastrutture registra valori nettamente inferiori a 100, compresi tra il 38 di Aosta ed il 66 di Trento.

 

Figura 50: Impianti e reti energetico-ambientali. Fonte: Istituto Tagliacarne

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Le dotazioni infrastrutturali in campo energetico (reti energetico-ambientali) hanno a che fare con la fornitura di acqua e gas, con la depurazione delle acque, la produzione ed il consumo di energia elettrica e con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Anche in tale campo la situazione non è delle migliori: fatta 100 la media italiana (e 151 la media della regione Lombardia), cinque province presentano un valore di gran lunga inferiore e quindi abbastanza carente, compreso tra il 46% (Aosta) ed il 69% (Belluno). Il miglior dato lo ottiene la provincia di Trento (109%).

Se isoliamo i dati di produzione dell'energia e concentriamo l'attenzione sulle fonti rinnovabili, il quadro muta completamente. L'idroelettrico è il settore tutt'ora preponderante e vede in testa alla classifica delle regioni italiane produttrici la Lombardia, il Piemonte ed il Trentino Alto Adige.

 

Rispetto all'Italia, il settore idroelettrico si posiziona molto bene in tutte le province dell'Area Vasta, con una produzione media per km2 di superficie che va da un minimo di 155,4 MW (Belluno) ad un massimo di 687,2 MW per Sondrio. Per l'intera Area Vasta (dato 2009) la produzione media di energia idroelettrica è di 291,3 MW per km2.

 

Figura 51: Distribuzione percentuale dell'energia prodotta da impianti rinnovabili nei territori alpini. Anno 2010. Fonte: GSE

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er quanto riguarda gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, la situazione appare invece molto meno equilibrata, soprattutto per ciò che concerne il fotovoltaico e la bioenergia. In entrambi i casi Bolzano è di gran lunga in testa alla classifica con una produzione che copre circa il 60% sia dell'energia fotovoltaica che della bioenergia prodotta dai territori dell'intera area alpina osservata. Al secondo posto si collocano la provincia di Trento per quanto riguarda il fotovoltaico e la provincia di Belluno per quanto riguarda la bioenergia.

 

La figura 52 mostra, come già proposto nelle altre sezioni, il grafico a "radar" per l'area Infrastrutture. In questo possiamo notare come la rete stradale di Sondrio risulti essere la meno sviluppata mentre all'opposto si colloca Aosta. Aosta registra invece un dato significativamente basso per il tessuto ferroviario (infatti ad Aosta troviamo una ferrovia a binario unico non elettrificato) mentre Verbano-Cusio-Ossola dove la rete è più articolata, il dato registrato ha un indice maggiore. Trento registra risultati decisamente sopra la media per quanto concerne le reti energetico-ambientali oltre alla telefonia e telematica. Anche per quanto riguarda le strutture culturali e sanitarie, Trento si colloca al primo posto rispetto alle altre province alpine.

 

Figura 52: Sintesi indicatori province alpine – sezione Infrastrutture. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

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Ambiente e Territorio

 

I temi della salvaguardia ambientale, dell'uso sostenibile delle risorse naturali, della tutela della paesaggio assumono per le province impegnate nel progetto "Alps Benchmarking" particolare interesse e rilevanza, per vari motivi.

 

In primo luogo perché il contesto alpino all'interno del quale sono inserite è un contesto complesso, in cui l'uomo deve gestire e intervenire sul territorio con misura per non mettere in discussione gli equilibri delicati su cui si reggono gli ecosistemi delle zone montane.

In secondo luogo perché questo patrimonio assume oggi ulteriore valore sul piano socio economico per le popolazioni residenti, sia per gli alti livelli di qualità della vita che è in grado di offrire, sia perché negli ultimi decenni lo sviluppo turistico e i crescenti livelli di inquinamento delle aree metropolitane hanno favorito una crescente frequentazione di quei territori caratterizzati da un ambiente incontaminato e da ritmi meno frenetici.

 

Sul fronte del monitoraggio gli indicatori presi in esame per l'attività di benchmark sono quelli della qualità dell'aria (delle città capoluogo), dell'uso del suolo, della gestione dei rifiuti, degli ecosistemi forestali e, infine, del rischio ambientale derivante da fenomeni sismici.

Partendo dall'esame di un dato di sintesi, l'Indice di Ecosistema di Legambiente, che deriva dall'analisi di una molteplicità di fattori (qualità dell'aria, consumi e gestione delle risorse idriche, gestione e produzione dei rifiuti, gestione e sostenibilità della mobilità urbana, percentuale di aree verdi, consumi di energie a produzione di energia rinnovabile, attività di eco-management, ecc..), si evidenzia che Belluno conferma la posizione di vertice già riconosciutale negli anni precedenti e che cinque delle città capoluogo (Belluno, Verbania, Bolzano, Trento e Aosta) si trovano ai primi sei posti.

 

Figura 53: Numero di giorni del 2012 in cui sono stati superati i limiti dellePM10. Fonte: Istat

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Per quanto riguarda la qualità dell'aria e, in particolare, i giorni del 2010 in cui sono stati superati i limiti delle PM10 (50 µg/m³ come valore medio misurato nell'arco di 24 ore), tutte le sei province si collocano abbondantemente sotto le medie nazionali e del Nord-Italia; esaminando le serie storiche emergono confortanti segnali di miglioramento rispetto ai primi anni del ventunesimo secolo (dalla media di 53 giorni sulle 6 città capoluogo del 2004 si è passati ai 21 giorni del 2010), grazie probabilmente all'adozione di misure di contingentamento del traffico e alla crescente diffusione di sistemi di filtraggio anti-particolato. Ciononostante, rimane ancora lontano l'obiettivo di massimo 7 giorni all'anno oltre i limiti, stabilito dalla direttiva 99/30/CE.

L'uso del suolo e i criteri adottati dalle istituzioni locali nella pianificazione dell'utilizzo di questa fondamentale risorsa assumono particolare rilevanza per territori montani come le sei province in esame. L'indicatore analizzato – i permessi di costruire rilasciati nel 2009, espressi in mq – è un dato di flusso e, pertanto, anche se interessante sotto vari punti di vista non consente di trarre conclusioni precise in merito a un tema che, per la sua complessità, necessita dell'ausilio di altri elementi di studio come la destinazione della superficie (uso agricolo, aree industriali, infrastrutture, …) e l'attuale numero (stock) di edifici esistenti. Nel dettaglio, il dato sui permessi di costruzione evidenzia, sia in termini assoluti, sia se rapportato alla dimensione numerica delle popolazioni residenti, valori di superficie decisamente più alti per le Province Autonome di Bolzano (circa 517.000 mq) e Trento (circa 383.000 mq). Tale differenza, oltre ad eventuali differenze nelle politiche per l'edilizia a livello locale, sembrano essere in parte riconducibili all'effetto "moltiplicatore" sul comparto dell'edilizia derivante dalla massiccia presenza turistica stagionale, già analizzata nello specifico capitolo.

 

Figura 54: Quota % di raccolta differenziata pro capite nel 2009. Fonte: ISPRA

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Sul fronte della gestione dei rifiuti è interessante osservare i valori della raccolta differenziata pro capite espressa in percentuale rispetto al totale dei rifiuti pro capite. Infatti, anche se al momento è ancora prematuro, una volta diffusi e "metabolizzati" i nuovi sistemi di raccolta, nei prossimi anni questo tipo di dati potrà divenire un importante indice della sensibilità ambientale delle amministrazioni locali e delle popolazioni dei territori presi in esame. L'indicatore evidenzia per 4 province (Trento, Verbano-Cusio-Ossola, Bolzano e Belluno) risultati molto positivi (superiori al 50% di raccolta differenziata pro capite) e sempre più vicini ai livelli di paesi "virtuosi" dell'Unione Europea come Germania e Belgio (62%); buoni margini di miglioramento, anche se i valori attuali li posizionano sopra la media nazionale (33%), sono perseguibili dalle province di Sondrio e Aosta.

 

Con riferimento all'ecosistema forestale sono stati presi in esame i dati relativi al numero e alla superficie boschiva interessata da incendi nel corso del 2009. Nello specifico, la Provincia di Trento risulta di gran lunga il territorio con il maggiore numero di incendi registrati (37) mentre la superficie complessiva più ampia danneggiata dal fuoco è stata in Valle d'Aosta. Nel complesso si può senz'altro affermare che la limitata dimensione della superficie distrutta in rapporto agli episodi verificatisi è indicativa, per tutti i 6 territori, di una rete di intervento e tutela del patrimonio forestale molto efficiente e tempestiva.

 

L'ultimo indicatore preso in esame, quello relativo al rischio sismico, prende in esame la classificazione dei Comuni italiani su 4 parametri in base al rischio sismico. A parte alcuni Comuni situati nella fascia pedemontana della provincia di Belluno, caratterizzati da una sismicità media (grado 2), il resto dei territori esaminati rientra nei parametri 3 e 4, quindi a basso o molto basso rischio sismico.

 

Come di consueto si propone il grafico a radar anche per l'area tematica "Ambiente e Territorio". Da questo si nota facilmente come Sondrio risulti essere il territorio alpino con l'indice di qualità ambientale più basso. Inoltre sempre a Sondrio si è registrato il maggior numero di giorni di superamento della soglia di PM10 consentita. Tutti i territori risultano essere molto virtuosi per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata pro capite. A Bolzano vengono concessi più permessi di costruire rispetto alla media dell'Area Vasta. Una notazione rispetto agli incendi permette di osservare che il rapporto tra la superficie percorsa da fuoco e il numero di incendi risulta essere molto alto in tutti i territori ma non a Bolzano e Trento.

 

Figura 55: Sintesi indicatori province alpine – sezione Ambiente e territorio. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

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NOTE

  • 1 Per neutralizzare l'influenza della diversa composizione per età delle popolazioni poste a confronto sarebbe opportuno elaborare dei tassi specifici (o standardizzati) di mortalità, che rapportano il numero di decessi verificatisi per classi di età con la popolazione media appartenente a quella stessa classe nello stesso anno. Al momento dell'elaborazione di questo primo rapporto, però, il dato dei decessi dell'anno 2010, distinto per classe di età, non risulta ancora disponibile.

     

    2 L'utilità della costruzione di due indici si spiega per via della diversa dipendenza economica delle due classi in età non lavorativa (rispettivamente reddito familiare e sistema previdenziale) e dunque per le differenti implicazioni di ordine sociale e economico che ciò può comportare.

     

    3 In proposito occorre comunque sottolineare che non necessariamente esiste una correlazione tra i due rapporti considerati ed il livello qualitativo dell'offerta formativa erogata.

     

    4 Il dato sulla dispersione scolastica è disponibile su base regionale e per le province autonome.

    5 Per "museo" s'intende "una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio". La modalità comprende, oltre ai musei, istituti assimilabili quali: pinacoteche, gallerie d'arte senza scopo di lucro, raccolte, collezioni, antiquaria, tesori, istituti destinati alla conservazione e alla esposizione dipendenti da una biblioteca o un centro archivistico, contenitori museali, ecc..
    Per "area archeologica" si intende "un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o strutture preistorici o di età antica".
    Per "parco archeologico" si intende "un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all'aperto".
    Per "monumento" si intende "un'opera architettonica o scultorea o un'area di particolare interesse dal punto di vista artistico, storico, etnologico e/o antropologico", la cui visita sia organizzata e regolamentata secondo determinate modalità di accesso e fruizione. Può essere di carattere civile, religioso, funerario, difensivo, infrastrutturale e di servizio, nonché naturale. Per "complesso monumentale" si intende "un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, un'autonoma rilevanza artistica, storica o etno-antropologica". La categoria "altro" può comprendere ogni altro istituto di antichità e d'arte o luogo della cultura (ad esempio: centri scientifici e culturali, planetari e osservatori astronomici, ecc.) che abbia la stessa natura e le caratteristiche dei musei, in quanto acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali di interesse storico, artistico, archeologico, naturalistico e/o scientifico per finalità di educazione e di studio

    6 L'informazione è limitata alle strutture rispondenti che non sempre corrispondono al totale delle strutture censite.

    7 Le infrastrutture di trasporto in Alto Adige, IRE, Cciaa di Bolzano

    8 Cfr. anche sezione su istituzioni per le strutture museali