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Relazione sull'andamento economico della provincia di Sondrio - 2010

CAPITOLO 8

Agricoltura, filiera agroalimentare e prodotti tipici

statuto

Il settore agricolo ha una tradizione particolarmente marcata in provincia di Sondrio, con i collegamenti alla filiera dell'agroalimentare e dei prodotti tipici e forti interconnessioni in questo ambito con il turismo.

Negli anni, come già rilevato precedentemente, dal punto di vista del numero di imprese operanti nel settore c'è stata una riduzione delle imprese agricole che ha portato alla preminenza delle imprese del commercio e terziario.

Andando a considerare le imprese agricole nel 2010, possiamo osservare che sono un totale di 2.994 a fronte di un totale di imprese attive a fine 2009 pari a 3.048, con una riduzione dell'1,77% e in continuo calo dal 2002, quando le imprese attive erano 3.860.

Riguardo alla forma giuridica delle imprese, abbiamo già rilevato come le imprese agricole individuali a Sondrio restino il 94% del totale con un valore simile a quello registrato anche nel 2009, quando si era sottolineato come le imprese di questo settore siano state storicamente caratterizzate da una ridotta strutturalità per il fatto di presentare anche una significativa presenza dopolavoristica e di hobby e con forti connessioni a questo, con una componente femminile molto importante e con una tradizione tramandata da padre a figlio con passione, abilità e dedizione, per attività di montagna che - come nel caso della viticoltura - sono state definite eroiche e hanno in Valtellina espressione particolarmente significativa.

Attraverso la banca dati SMAIL possiamo osservare la distribuzione delle imprese agricole, attraverso gli addetti in provincia di Sondrio a fine 2009, che erano un totale di 3.915.

Se consideriamo i comuni che hanno il maggior numero di addetti e quindi una particolare concentrazione di attività agricole, abbiamo, nell'ordine, Teglio, Villa di Tirano, Ponte in Valtellina e Tirano, a conferma della preminenza dell'agricoltura in questi territori, seguiti da Sondrio, Samolaco e Livigno.

Figura 8.1 - Localizzazione imprese agricole - n° di addetti - 2009. Fonte: SMAIL

8.1

Dal punto di vista della classe di età e del genere degli imprenditori e addetti agricoli, possiamo osservare che circa il 60% degli addetti agricoli è composto da uomini; per quanto riguarda le classi di età rileviamo che il 45% degli addetti ha un'età compresa fra 35 e 54 anni. Possiamo notare anche che il 18% ha un'età superiore ai 65 anni e questo testimonia ulteriormente il fatto che le attività agricole siano in Valtellina attività svolte per passione, come hobby e anche come impegno dopolavoro e durante la pensione.

 

Agroalimentare e prodotti tipici

I principali prodotti tipici[1] valtellinesi, che rappresentano il fiore all'occhiello di un'agricoltura radicata con tradizioni locali sentite e portate avanti nei secoli, sono la bresaola, i vini, i formaggi, le mele, i pizzoccheri, il miele. Si tratta di prodotti che trasmettono "i molti volti della qualità"[2] valtellinese e che veicolano l'immagine e l'identità valtellinesi.

La provincia di Sondrio, come già rilevato lo scorso anno, può vantare otto prodotti a marchio di qualità: per la bresaola e mele il marchio IGP, per i formaggi Valtellina Bitto e Casera il marchio DOP, per i vini Valtellina Superiore e Sforzato due DOCG, per il Rosso di Valtellina un marchio DOC e per le Terrazze Retiche di Sondrio un marchio IGT.

La disponibilità di questi marchi conferma l'attenzione alla qualità, sempre più in cima alla lista nei criteri di scelta dei consumatori, da un lato, e sempre più conferma di una modalità di produzione specifica dall'altro.

Ricordiamo che a fine 2007 era stato costituito il Multiconsorzio "Valtellina, che gusto!", riunendo per le attività di marketing e presenza nelle fiere nazionali ed internazionali i consorzi dei prodotti tipici, al di sotto del marchio Valtellina: Consorzio per la tutela del nome Bresaola della Valtellina, Consorzio di Tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto, Consorzio Tutela Vini di Valtellina, Consorzio Tutela Mele di Valtellina, Consorzio per la Valorizzazione e Promozione per DOP Miele di Valtellina e Comitato per la Valorizzazione dei Pizzoccheri di Valtellina.

Nel 2010 il settore dell'agroalimentare di qualità valtellinese ha raggiunto un riconoscimento importante, quello di Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina riconosciuto dalla Regione Lombardia nell'ottobre 2010, sostenuto anche da istituzioni, enti e operatori locali. L'obiettivo è quello di creare una "libera aggregazione di imprese volta allo sviluppo collaborativo di azioni volte alla condivisione di risorse e conoscenze, all'innovazione, all'internazionalizzazione, alla logistica", secondo quanto contenuto nella Legge regionale 1/2007 sui distretti agricoli.

Si tratta di un ideale ampliamento del Multiconsorzio, per la valorizzazione delle produzioni locali, tipiche e non, attraverso il miglioramento dei metodi di produzione e di commercializzazione dei prodotti e la creazione di sinergie con l'intero ambito territoriale. Il valore aggiunto diventa così quello di agire in rete e di potersi presentare sul mercato nazionale ed internazionale come territorio cui è stata riconosciuta l'eccellenza, a partire dai prodotti tipici, ma poi per tutto il comparto agroalimentare.

I principali obiettivi generali del progetto approvato dalla Regione sono cinque:

La declinazione degli obiettivi avviene attraverso cinque linee strategiche (innovazione; promozione e commercializzazione; internazionalizzazione; comunicazione; formazione e didattica), all'interno delle quali sono raggruppati i singoli progetti, 16 complessivamente, che svilupperanno investimenti per 18 milioni di Euro. Sul fronte della promozione e commercializzazione tra i progetti rientrano il QR Code, la tecnologia che consente di ottenere informazioni in tempo reale con l'utilizzo del proprio cellulare, l'e-commerce attraverso lo Store Valtellina.

Per l'innovazione, in particolare, si pensa alla logistica integrata, all'integrazione del settore lattiero-caseario, allo sviluppo di un sistema di competenze e di laboratori per la tracciabilità del prodotto tipico, alla razionalizzazione delle reti distributive e alla filiera corta in agricoltura[3]. Nell'ambito dell'internazionalizzazione si punta ad avviare o intensificare l'export delle imprese locali. Per realizzare l'obiettivo della comunicazione, il Distretto Agroalimentare si candida a diventare lo Sportello della montagna lombarda per l'Expo 2015. Per la formazione sono stati inseriti corsi di educazione alimentare per il consumatore finale e di formazione per gli imprenditori agricoli[4].

Dallo studio effettuato[5] nell'ambito delle attività del Distretto Agroalimentare e relativo al mercato dei prodotti agroalimentari tipici della Valtellina, risulta che il fatturato alla produzione dei sei comparti che compongono il sistema agroalimentare tipico della Valtellina nel 2009 è stato di 300.676.230 Euro, con un'incidenza sul comparto della bresaola per il 75%, seguito dai formaggi, per il 9%, dal vino per l'8% e dalle mele per il 6,8%. Incidenza dello 0,5% per i pizzoccheri e dello 0,06% per il miele. Se oltre al valore delle produzioni tipiche si considera l'intero valore del comparto agroalimentare si arriva a circa 550 milioni di Euro di fatturato, dove la differenza è riconducibile in particolare alla bresaola non certificata IGP.

Con riferimento al marchio "Valtellina", che si configura come marchio territoriale e segno distintivo di qualità per la promozione dei prodotti del territorio, possiamo rilevare l'estensione della certificazione delle produzioni a prodotti a più elevata potenzialità certificativa[6]. A questo fine viene messo a disposizione un servizio di consulenza ed assistenza completamente a carico della Camera di Commercio di Sondrio per arrivare al deposito di un marchio collettivo geografico. Tutti i marchi registrati si collocheranno sotto "l'ombrello" del marchio Valtellina stesso.

 

I risultati dell'annata agraria 2009/2010

Il settore agricolo, settore tipicamente anticiclico, registra come già lo scorso anno, dopo qualche annata di sofferenza ed apprensione, risultati incoraggianti[7], grazie innanzitutto a migliori prezzi concordati per il latte, che fa da traino sul prodotto lordo provinciale.

Anche dal punto di vista climatico, l'andamento stagionale può essere giudicato complessivamente positivo, con una primavera piovosa e variabile, ma non fredda, un inizio di estate anticipata, con repentino ritorno al cattivo tempo, estate calda e in autunno tempo benefico per la vendemmia con alternanza di caldo e freddo.

Nel complesso la produzione lorda vendibile ha raggiunto il valore di 76.572.960 Euro.

La figura 8.2 riporta l'andamento della produzione lorda vendibile negli ultimi anni.

Figura 8.2 - Produzione lorda vendibile - Dati 2005-2010 in migliaia di Euro. Fonte: Congiuntura agricola 2010 - Camera di Commercio di Sondrio

fig 8,2.jpg

 

Produzioni vegetali

I prodotti vegetali hanno ridotto l'incidenza sulla produzione lorda vendibile al 35,89% (lo scorso anno 38%) a seguito della progressione del valore del latte.

Tutti i prodotti vegetali, con eccezione della viticoltura, che ha praticamente mantenuto le posizioni dell'anno 2009 (-2,38%), hanno incrementato la produzione lorda vendibile in particolare con la ripresa del prodotto lordo delle mele (+9,38%) dopo il crollo del 2009.

La figura 8.3 riporta l'andamento delle produzioni vegetali dal 2006 al 2010.

Figura 8.3 - Produzione vegetale - Dati 2006-2010 in Euro. Fonte: Congiuntura agricola 2010 - Camera di Commercio di Sondrio

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Mele

Le mele rappresentano uno dei prodotti di qualità valtellinesi, prodotto che a inizio 2010 ha ottenuto il riconoscimento IGP da parte della Commissione Europea.

La quantità prodotta nel 2010, rispetto a quella eccezionale del 2009, è risultata un po' inferiore, ma nella norma, con una qualità più che buona.

Se osserviamo la figura seguente, possiamo vedere come la produzione delle principali qualità di mele in Valtellina sia aumentata in particolare per le qualità Golden (+4,8%) e Fuji (+5,1%). A fronte di questi aumenti però rileviamo che le altre due qualità principalmente prodotte, Stark e Gala, subiscono diminuzioni significative (rispettivamente -8% e -9,5%).

Figura 8.4 - Produzione di mele distinta per qualità - serie storica 2007-2010. Fonte: Progetto Mela

 

8.4

L'80% circa della produzione viene conferita alle cooperative che hanno incidenza determinante sui prezzi di liquidazione del prodotto ed influenza pure sul restante 20% ceduto direttamente dai frutticoltori. Negli ultimi anni, il prezzo medio liquidato dalle cooperative ai produttori non sempre era riuscito a coprire i costi di produzione penalizzando in maniera più o meno accentuata la remunerazione del lavoro.

Anche nel settore delle mele, il tema dell'aggregazione si fa sentire: sembra che anche queste cooperative intendano fondersi in una, come avvenuto per quelle lattiero casearie, con innegabili vantaggi per tutti i soci.

L'aggregazione richiederebbe la definizione di nuove strategie di produzione, confezionamento, commercializzazione, anche in un'ottica di potenziamento e riconoscibilità del marchio, come pure di competizione con competitor affermati sul mercato (quali Melinda, ad esempio), puntando, come in Alto Adige appunto, sulle sinergie. Infatti, il marchio di qualità IGP è importante ma non sufficiente di per sé e non esclude ma anzi invoca nuove strategie a supporto di un comparto importante e tradizione dell'economia provinciale agraria.

In quest'ottica è importante notare come si stiano facendo i primi passi per il rilancio della frutticoltura cooperativa in Valtellina con un progetto triennale, dal nome "Progetto Mela", che ha come scopo quello di mettere in campo una serie di azioni che possano contribuire a contrastare le cause che negli ultimi anni hanno condizionato il risultato economico di questo comparto. Nello specifico sono state indicate quattordici azioni principali mirate ad altrettanti aspetti della produzione - commercializzazione - sponsorizzazione delle mele valtellinesi. Oltre a quelli che si focalizzano sulla produzione in senso stretto, sia sul piano della lotta alla Carpocapsa e alla Cydia oppure quello sulla sperimentazione, ricerca e assistenza tecnica, i più importanti sono senza dubbio quelli che si legano trasversalmente ad altri settori quali il turismo (soprattutto in ottica di un rilancio collegato a Expo 2015), le energie rinnovabili (nell'ottica dell'abbattimento dei costi di gestione) oppure quelli che, come dicevamo prima, mirano all'integrazione societaria e al marketing strategico.

Questi ultimi due aspetti andrebbero a concludere un percorso che negli anni ha portato alla commercializzazione dell'80% circa delle mele attraverso un unico marchio, della società consortile Melavì, cui aderiscono le tre cooperative di Ponte in Valtellina, di Villa di Tirano e Alta Valtellina. La restante quota viene commercializzata indifferenziata attraverso grossisti, in modo particolare.

Il fatturato nel 2009 è stato di circa 20 milioni di Euro. Per i principali mercati, osserviamo che in Italia viene venduto l'85% del totale, e di questo 85% il 60,5% in Lombardia. Il 4,1% del totale viene venduto all'estero (soprattutto Svizzera, Libia, Repubblica Ceca e Romania), mentre il 10% circa venduto in provincia.

Il canale di distribuzione principale è rappresentato dalla grande distribuzione, pari al 60% del totale, seguito dai grossisti, per il 36%. La vendita al dettaglio rappresenta il 3,3% del totale[8].

 

Viticoltura e vini di Valtellina

Per la viticoltura l'annata 2009/2010 è stata un'annata che gli osservatori hanno definito di stagnazione rispetto a quella, positiva, dell'anno 2009, che era stata una fra le migliori che si ricordassero per quantità e qualità. L'inizio non era stato particolarmente propizio con un ritardo dovuto anche ad un andamento stagionale dove periodi più miti e freddi si sono alternati. Ci sono state anche grandinate, fortunatamente circoscritte che non hanno avuto eccessivo impatto sulla produzione. La parte finale della stagione è stata particolarmente benigna per cui il risultato finale è stato accettabile nonostante il fatto che i prezzi delle uve siano bloccati da quasi un decennio e nell'anno si sia sopportata una flessione della produzione lorda vendibile in conseguenza della gradazione zuccherina leggermente inferiore a quella 2009.

Il vino è sempre stato una delle produzioni tipiche della Valtellina. La Fondazione ProVinea, congiuntamente alla Provincia di Sondrio ha negli anni scorsi presentato domanda affinché la zona dei vigneti terrazzati del versante Retico della Valtellina venga inclusa nella lista propositiva italiana (Tentative List) ai fini della successiva inclusione nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, quale "Paesaggio culturale evolutivo e vivo".

Nel documento presentato sono stati considerati aspetti quali l'unicità e l'eccezionalità dei vigneti terrazzati valtellinesi nell'ambito della cosiddetta viticoltura "eroica" di montagna, con un eccezionale valore storico e culturale che questa agricoltura ha per il territorio delle Alpi. A questo si accompagna il ruolo chiave che i terrazzamenti, anche per la loro eccezionale estensione, hanno svolto, svolgono e dovranno continuare a svolgere, come fattore chiave per la tutela del territorio ed il mantenimento della sua integrità, per la tutela e lo sviluppo della cultura di cui sono espressione e per continuare a sostenerne lo sviluppo anche in forme ed attività nuove. Si tratta poi di un settore che è espressione della realtà sociale, culturale ed economica della Valtellina ed espressione rilevante della cultura alpina.

Nel documento che è stato presentato si è affermato che i vigneti terrazzati del versante retico arrivano a soddisfare i criteri II, III, IV e V UNESCO.

In questo ambito e supportato anche dalla Banca Popolare di Sondrio, si colloca il documentario le Rupi del Vino realizzato con la regia di Ermanno Olmi nel 2009 e presentato nel 2010 in diversi contesti, a testimonianza della realtà dove l'uomo ha "graffiato la roccia" e le ha strappato terreno per renderlo coltivabile con la vite.

Già da anni per valorizzare i vini di Valtellina è stato costituito il Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina che dal 1997 raccoglie tutte le case vitivinicole del territorio.

Nel 2010 dalle cantine vitivinicole sono state raccolte 2.654,24 tonnellate d'uva, per una produzione di 18.579 ettolitri di vino. Se a questi andiamo ad aggiungere anche i dati relativi ai quantitativi - di uva raccolta e di ettolitri di vino prodotti - da parte dei coltivatori che vinificano privatamente il dato complessivo[9] diventa di 3738 tonnellate di uva e di 24.481 ettolitri di vino. Le quantità di bottiglie immesse al consumo nel 2010 sono state 3.360.000, ripartite secondo la seguente tabella.

Figura 8.5 - Bottiglie di vino DOCG, DOC, e IGT - 2010. Fonte: Consorzio Tutela Vino

8.5

 

Secondo i dati forniti dal Consorzio, anche nel 2010, circa il 45% della produzione è venduta sul mercato provinciale, circa il 35% sul mercato nazionale e circa il 20% esportato.

Dalla ricerca effettuata per il distretto agroalimentare, relativamente al vino è stato rilevato che il comparto dei vini DOCG, DOC e IGT ha generato un fatturato alla produzione pari a quasi 25 milioni di Euro. Su questi vini in particolare osserviamo che il dato volto all'esportazione è diverso con una quota pari a circa il 41% del totale, che in provincia è del 28,5% e in Italia del 30% circa. Se si uniscono Lombardia e provincia di Sondrio la quota del vino a marchio di qualità diventa del 50%. Dando uno sguardo ai canali distributivi, possiamo osservare che la grande distribuzione rappresenta il canale prevalente, per una quota del 37%, seguita a stretto giro dalla ristorazione (34%) e poi da dettaglio tradizionale e specializzato per il 14%. Seguono poi commercio all'ingrosso per il 9% e vendita diretta al consumatore finale per il 6%.

Considerando l'export, i Paesi principali di destinazione sono la Svizzera (51%), Germania (15,2%), e gli USA (10,6%).

 

Pere

Le pere rappresentano una componente marginale dell'economia frutticola valtellinese. La produzione delle pere è effettuata quasi del tutto da produttori elvetici e la produzione, pari a circa 90.000 Euro, esportata in Svizzera. Rispetto al 2009 si è registrato un aumento nella produzione lorda vendibile del 3% circa.

La figura 8.6 riassume le variazioni 2009/2010 di produzione lorda vendibile per il settore delle produzioni vegetali, che hanno registrato una riduzione nella quantità prodotta ma un aumento nel prezzo e quindi della produzione lorda vendibile.

Figura 8.6 - Produzioni Vegetali 2009/2010 in Euro. Fonte: Congiuntura Agricola 2010 - Camera di Commercio di Sondrio

8.6

Produzioni animali: latte e formaggi

Le produzioni animali rappresentano la quota maggiore della produzione lorda vendibile (pari al 64,16%) e hanno avuto un aumento del 13,5% rispetto al 2009, aumento ascrivibile al latte bovino e, nello specifico, al latte trasformato e quindi alla cooperazione lattiero-casearia, ai produttori che producono formaggi sia in alpeggio sia in azienda, alle latterie turnarie.

Da notare che le tre cooperative esistenti in provincia nel 2010 hanno operato la fusione ufficialmente e dall'anno 2011 dopo una fase di rodaggio sarà un unico organismo cooperativo a produrre latticini e presentarsi sul mercato con vantaggio per tutti i soci. Torna quindi anche in questo ambito il tema dell'aggregazione e della rete che si pone come processo da seguire per inquadrare virtuosi processi di crescita del sistema.

Nel complesso la produzione lorda vendibile animale ammonta a 49.131.360,00 Euro di cui oltre il 71% rappresentato dal latte bovino. La figura seguente mostra l'andamento degli ultimi anni dal 2006 al 2010.

Figura 8.7- Produzioni animali - Dati 2006/2010 in Euro. Fonte: Congiuntura Agricola 2010 - CCIAA Sondrio

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Ricordiamo che in provincia di Sondrio il latte bovino rappresenta il prodotto principale del settore agricolo, l'asse portante dell'economia rurale; esso incide infatti per il 45,59% sulla produzione lorda vendibile e ha incrementato nel tempo la propria importanza.

Al comparto lattiero caseario valtellinese cooperativo si deve la produzione di circa il 90% del totale del formaggio Casera prodotto. Rispetto al 2009 c'è stato un aumento del 4,3% nel numero di forme di casera prodotte ma una riduzione del 6% nelle forme di bitto prodotte. Già nel 2009 erano state evidenziate tre principali ragioni per la diminuzione nella produzione di forme di Bitto: 1) leggera diminuzione degli alpeggi monticati, 2) differenziazione della produzione in alpeggio, 3) maggiore rigore della marchiatura a fuoco a garanzia di qualità.

Figura 8.8 - Formaggio Valtellina Casera. Fonte Ctcb

8.8

Figura 8.9 - Formaggio Bitto. Fonte Ctcb (i dati includono solo le forme marchiate a fuoco e commercializzate come DOP)

8.9

 

Figura 8.10 - N° di forme commercializzate - Casera e Bitto - 2004 - 2010. Fonte: Ctcb

8.10

Il comparto dei formaggi tipici della Valtellina comprende le due denominazioni geografiche di Valtellina Casera e Bitto, che - insieme allo Scimudin - hanno avuto nel 2009 un fatturato di circa 28 milioni di Euro, secondo le rilevazioni dello studio di Agri 2000. Quanto ai mercati di sbocco, la preminenza va alla provincia per il 37,5%, seguita dal mercato nazionale (ed in particolare la Lombardia), per oltre il 60%; l'export è quasi trascurabile (0,8%). Se osserviamo i canali distributivi, prevale la grande distribuzione, per l'82%, seguito, ma con quota decisamente inferiore, dal commercio all'ingrosso con il 15% e dal commercio al dettaglio tradizionale e specializzato per il 3%. La ristorazione rappresenta solo lo 0,01%[10].

 

Bresaola della Valtellina

La bresaola rappresenta uno dei principali prodotti tipici della Valtellina che ha ottenuto il marchio IGP nel 1998. Il Consorzio di tutela del nome della "Bresaola della Valtellina", costituito nel 1998 raccoglie le principali aziende produttrici. Dal punto di vista della composizione, si registra la presenza di un'azienda leader che da sola ha oltre 300 dipendenti e oltre 120 milioni di fatturato. Da segnalare che tale azienda è stata oggetto di un processo di partnership e acquisizione nel 2008 e 2009 che si è concluso nel 2010 con la totale acquisizione da parte di un gruppo brasiliano. Ciò testimonia indubbiamente capacità di attrarre investimenti dall'estero, per una dinamica che tuttavia richiede di essere monitorata. La produzione IGP riferita alle 15 aziende consorziate nell'anno 2010, che ammonta a poco più di 12.000 tonnellate di prodotto certificato, ha registrato un significativo incremento rispetto alla produzione riferita all'anno precedente (+7,43%). Complessivamente i soci hanno avviato all'IGP circa 29.000 tonnellate di materia prima. Il taglio più utilizzato è la punta d'anca (93%). La vendita di Bresaola della Valtellina IGP è rappresentata per lo più dal prodotto da taglio, ma il preconfezionato in vaschette multiformato in atmosfera protettiva, in costante crescita, è passato dal 28,42% del 2009 al 32,49% rilevato nel 2010[11].

Lo studio effettuato per il Distretto Agroalimentare ha rilevato che la bresaola è arrivata ad occupare la quarta posizione per fatturato nel comparto dei salumi italiani con denominazione geografica. Il mercato più rilevante è quello nazionale con il 91% del totale.

Riguardo ai canali distributivi, la grande distribuzione rappresenta il canale principale (60%), seguito dal canale dei grossisti (28%) del dettaglio tradizionale e specializzato (7%) e della ristorazione (5%).

Riguardo ai mercati di esportazione, l'export ha registrato un aumento di circa il 10% rispetto al 2009; la Svizzera assorbe il 35% della produzione commercializzata al di fuori dei confini nazionali, seguiti da Germania con il 25% e Francia con il 15%, che insieme fanno quindi i ¾ dell'export della bresaola.

 

Apicoltura e miele

Il comparto apistico in Valtellina è importante, con produzione di circa 1950 quintali di miele pari a 1.365.000 Euro di produzione lorda vendibile (+4,7% rispetto al 2009) per le 341 aziende associate nel 2009 e sostegno dell'Associazione apicoltori e della Fondazione Fojanini per il supporto scientifico. Ad un'annata favorevole quale è stato il 2009 ha fatto seguito un 2010 meno soddisfacente per molteplici cause che hanno portato ad una moria delle api a primavera, inusitate sciamature nel periodo della fioritura, perdita di arnie verso fine anno.

Pur con questi effetti negativi l'annata può essere catalogata come moderatamente positiva, con penalizzazione del miele di acacia per gli alveari (per quelli tenuti in provincia e non per quelli portati in Brianza a primavera), mentre nella normalità sono rimasti il miele di castagno ed il millefiori, buono il miele di tiglio ed accettabile il rododendro. I prezzi di mercato sono rimasti accettabili, pur se gli apicoltori professionisti sono penalizzati, in certi casi, dalla concorrenza degli hobbisti disposti a praticare prezzi inferiori a quelli di mercato.

Della produzione totale, circa il 70% è dedicata all'autoconsumo e la parte restante venduta quasi direttamente dagli apicoltori ai consumatori durante sagre e manifestazioni, per un fatturato di circa 200.000 Euro[12].

 

Pizzoccheri

I pizzoccheri sono annoverati fra i prodotti tipici di Valtellina, insieme anche ad altre paste alimentari, che vantano una lunga tradizione in Valtellina e Valchiavenna. Ricordiamo che nel 2002 è stato istituito il Comitato per la Valorizzazione del Pizzocchero, nato allo scopo di ottenere l'IGP assistendo le imprese nelle procedure di tracciabilità e certificazione richieste. In provincia di Sondrio ci sono sei pastai, che producono ogni anno oltre 1800 quintali di Pizzoccheri, e numerosissimi piccoli produttori artigianali specializzati nel prodotto fresco. Un patrimonio di cultura e di tradizione che è stato descritto in documenti storici inseriti nel dossier per la richiesta dell'IGP inviato nel 2003 al ministero delle Politiche Agricole e Forestali, che individuano la Valtellina quale centro della coltivazione del grano saraceno e quale patria dei Pizzoccheri che, non a caso, sono conosciuti e riconosciuti ovunque come "piatto tipico della provincia di Sondrio"[13].

Nel 2009 il comparto dei pizzoccheri ha una dimensione economica di circa 1,5 milioni di Euro, quasi esclusivamente derivanti dal mercato italiano, dove la regione di riferimento è la Lombardia (81%). Il canale distributivo principale è la grande distribuzione (90%).

Il valore dell'export si attesta sui 13.000 Euro commercializzati soprattutto in Germania, Austria, USA e Svizzera.

 

Agriturismo

Le aziende agrituristiche di Valtellina e Valchiavenna hanno risentito della crisi che ha colpito duramente per il secondo anno consecutivo e nel 2010 più che nel 2009.

Sono pochissimi gli agriturismi non toccati dal periodo congiunturale negativo e tendenzialmente quelli più attrezzati ed organizzati, conosciuti e con attività consolidata. Altre aziende si sono difese poiché a supporto della ristorazione e alloggio hanno introdotto attività sportive, ricreative, didattiche e hanno dato pubblicità al nuovo. Per la maggioranza delle aziende le perdite sono risultate pesanti; nel comprensorio di Tirano, soprattutto, la flessione è arrivata fino al 25%, con soggiorni più brevi, contrazione della ristorazione e spese più parsimoniose da parte degli avventori. La flessione del giro di affari ha superato il 17%; ricordiamo che nell'anno 2008 il giro di affari aveva raggiunto quasi i 10 milioni di euro mentre attualmente si è scesi a poco più di 7 milioni di Euro.

 

Costi di produzione

Come evidenziato anche nei capitoli 2 e 4, i costi di produzione hanno ripreso l'ascesa visto il rialzo dei prezzi dell'energia e di alcune derrate agroalimentari, come il mais e i prodotti oleaginosi, che hanno spinto verso l'alto il prezzo delle materie prime per l'alimentazione del bestiame. Secondo le rilevazioni ISTAT nel corso dell'anno la benzina è aumentata del 9,8% mentre il gasolio del 14,5%. Fra i costi di produzione aumentano la propria incidenza la quantità e il prezzo del fieno e del trinciato di mais per i quali c'è stata carenza produttiva[14]. I maggiori rincari si sono accusati per gli alimenti semplici (farina di mais) e gli alimenti in genere (+9,93% rispetto al 2009), per gli agrofarmaci (+9,60%) e per i prodotti energetici (+24,38%). Nel complesso i costi di produzione sono saliti del 10,58%.

 

Valore aggiunto

Il valore aggiunto registra un dato di 41.590.080 Euro con un incremento del 9,21% rispetto all'anno 2009, quando già c'era stata una significativa lievitazione del valore aggiunto. L'aumento si deve soprattutto alla forza trainante del settore lattiero caseario.

Ricordiamo che il valore aggiunto è al lordo delle spese per la remunerazione del lavoro fornito in azienda, dei canoni di affitto di terreni ed alpeggi, delle quote di ammortamento di fabbricati e macchine, delle spese assicurative, delle spese per tenuta della contabilità fiscale e delle quote associative, degli oneri finanziari, delle rate dei mutui e prestiti e delle spese minute varie.

 

Credito agrario

Dopo la drastica riduzione dei tassi di interesse verificatasi lo scorso anno, nel 2010 c'è stata stabilità. La flessione dei tassi di mercato (Euribor) sta allargando la forbice con i tassi medi effettivamente applicati alle imprese dato che permangono le tensioni sulla rischiosità dei crediti; infatti si stanno allargando gli "spread" (differenziali) applicati dalle banche nella concessione dei prestiti. Nel secondo semestre 2010 si è verificato un lieve movimento verso l'alto, ritenuta una normalizzazione di valori che sono comunque rimasti sotto le medie storiche. Di conseguenza, gli imprenditori agricoli, si sono impegnati in significativi investimenti in strutture produttive utilizzando le possibilità finanziarie agevolative previste dal Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013).

 

I riferimenti nello Statuto Comunitario e qualche confronto con le province alpine

Lo Statuto Comunitario per la Valtellina afferma l'opportunità di combinare tradizione ed innovazione, e "promuove l'armonica valorizzazione delle risorse naturali, umane, fisiche e finanziarie del territorio nonché la convergente iniziativa dei diversi settori economici: dall'agro-alimentare al turismo, all'artigianato e alle molteplici e peculiari vocazioni produttive delle piccole e medie imprese, finalizzata alla costruzione di un'area integrata di qualità".

E' quindi opportuno pensare a linee di sviluppo orientate ad un pieno sfruttamento delle opportunità offerte dall'innovazione, sia a livello di singola filiera sia per tutto il comparto. In questo ambito proposte di sviluppo sono state fornite anche sulla base della presentazione di best practices anche da territori simili alla provincia di Sondrio (es. promozione dei prodotti tipici trentini) rispondendo alla necessità di integrazione di filiera.

Le proposte[15] si articolano su più livelli, dalla formazione all'educazione e sviluppo del capitale umano, al supporto alla ricerca, all'internazionalizzazione innovativa, secondo un'ottica di sinergia e di rete, visto il prezioso operato di attori presenti sul territorio, quali la Fondazione Fojanini, il Polo per l'Innovazione e, ora, il Distretto Agroalimentare.

Per effettuare un confronto, possiamo intanto considerare il peso dell'agricoltura sul valore aggiunto locale. Osserviamo dalla figura 8.11 che a Bolzano e a Trento l'agricoltura ha un peso maggiore che nelle altre province. Sondrio si colloca in una posizione intermedia, mentre Belluno conferma una sua vocazione più specificatamente industriale/turistica.

Figura 8.11 - Valore aggiunto a prezzi correnti per l'agricoltura. % sul totale. Anno 2008. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

8.11

 

Possiamo poi fare riferimento ai risultati dell'analisi condotta per il Distretto Agroalimentare per confrontare le performance delle produzioni tipiche della Valtellina con quelle prodotte in territori simili alla Valtellina per caratteristiche geografiche e del sistema produttivo.

Per quanto riguarda il comparto vitivinicolo osserviamo che il vino valtellinese ottiene un buon riconoscimento sul mercato, perché per quantità minori il valore in Euro è comparabile a quello del Caldaro Alto Atesino e Teroldego Rotaliano Trentino. Osserviamo anche che per i tre vini confrontati, la quota export per i vini DOC e DOCG Valtellina è quella maggiore (42%).

Figura 8.12 - Benchmark comparto Vitivinicolo. Fonte: Agri2000

8.12

 

Relativamente al settore lattiero caseario, invece, osserviamo che la struttura produttiva delle tre denominazioni individuate per il confronto, è simile a quella riscontrata in Valtellina, con pochi caseifici che controllano la maggior parte della produzione.

Lo Stelvio presenta una quota molto elevata di export mentre Fontina e Trentingrana molto meno.

Figura 8.13 - Benchmark comparto lattiero caseario. Fonte: Agri2000

8.13

* Dati riferiti all'intera produzione casearia della Valtellina

Dati e analisi Agri 2000-*Elaborazioni Agri 2000 su dati ISMEA

 

Considerando poi il comparto dei salumi, il prodotto che in particolare è stato preso in considerazione per il benchmark è lo Speck dell'Alto Adige, con produzioni simili ma con valore della produzione più che doppia per la bresaola rispetto allo speck, a dimostrazione di un buon posizionamento di mercato.

La quota esportata dello speck è invece ben superiore a quella della bresaola: 34% per lo speck, 7% bresaola, per cui si potrebbe quindi intensificare la presenza sui mercati esteri.

Figura 8.14 - Benchmark comparto salumi. Fonte: Agri2000

 

8.14

Dati e analisi Agri 2000-*Elaborazioni Agri 2000 su dati ISMEA

*

NOTE

  • [1] Rif. allo Studio Agri2000 per Distretto Agroalimentare

    [2] A.Quadrio Curzio intervento al convegno del 1 marzo 2011: "Il mercato dei prodotti agroalimentari tipici della Valtellina"

    [3] In collaborazione con il Polo per l'Innovazione

    [4] www.valtellinachegusto.eu

    [5] Il mercato dei prodotti agroalimentari tipici della Valtellina, realizzato da Agri2000 per il Distretto Agroalimentare (2010)

    [6] Ad esempio prodotti come lo Scimudin

    [7] Nota Congiunturale Agricola 2010 - Camera di Commercio di Sondrio

    [8] Dati studio Agri 2000 per Distretto Agroalimentare di Qualità

    [9] Dalle denunce di rivendicazione

    [10] Nello studio effettuato da Agri 2000 si sottolinea che la quota di produzione che passa dai grossisti per i due terzi circa passa al commercio al dettaglio e per il resto alla ristorazione

    [11] Dati Consorzio per la Tutela del nome Bresaola della Valtellina

    [12] Dati studio Agri 2000 per Distretto Agroalimentare di Qualità; pag. 21

    [13] La richiesta dell'IGP da parte del Comitato di Valorizzazione dei Pizzoccheri è stata osteggiata da operatori privati di

    altre province richiedendo l'estensione dell'IGP anche a quella zona

    [14] Anche per una certa riduzione e sottrazione del territorio coltivabile nel fondovalle

    [15] Cfr. "Innovare con le imprese - Valtellina. Profili di sviluppo"; op.cit