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Relazione sull'andamento economico della provincia di Sondrio - 2012

CAPITOLO 6

capitale umano: formazione e lavoro

6

Rilanciare l’economia locale, nazionale ed europea è un obiettivo ambiziosi da perseguire anche all’interno della strategia europea, Europa 2020, e declinato a livello locale. Per quanto riguarda in modo specifico occupazione, istruzione, integrazione sociale, le tre iniziative prioritarie di riferimento sono: a)”Youth on the move”, volta ad aumentare le opportunità di lavoro dei giovani, aiutando studenti e apprendisti ad acquisire un’esperienza professionale in altri Paesi e migliorando la qualità e attrattiva dell’istruzione e della formazione in Europa; b) un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione, che vuole favorire una spinta verso le riforme del mercato del lavoro, oltre ad aiutare le persone ad acquisire le competenze necessarie per le future professioni, creando nuovi posti di lavoro e rivedere il diritto del lavoro europeo. c) piattaforma europea contro la povertà e l’emarginazione: ha l’obiettivo di stimolare a tutti i livelli gli sforzi per conseguire l’obiettivo, convenuto dall’UE, di liberare almeno 20 milioni di persone dalla povertà e dall’emarginazione entro il 2020.

 

E’ ancora più chiaro quindi il ruolo centrale del legame formazione e lavoro per la competitività di un sistema locale di un territorio, di un Paese e dell’intera Unione Europea, in un’ottica di sviluppo orientato all’innovazione e all’inclusività. Sempre più importanti di conseguenza le azioni da compiere ai diversi livelli con questi obiettivi. In questo quadro, chiave sono i giovani, che, come evidenziano i dati elaborati e discussi nel presente capitolo, sono particolarmente colpiti dalla persistenza della crisi economica ma nello stesso tempo rappresentano la leva su cui puntare per un rilancio, una ripresa ed uno sviluppo orientato all’innovazione.

 

 

La situazione nel mondo della formazione

 

Nell’anno scolastico 2012/2013 risultano iscritti nelle scuole della Lombardia di qualsiasi grado 1.420.000 studenti, in aumento del 1,3% rispetto all’anno precedente. E’ possibile osservare che il 30,4% degli alunni studia nella provincia di Milano (provincia con il maggior numero di studenti) mentre soltanto il 2% del totale regionale studia in provincia di Sondrio (provincia con la minor concentrazione).

La figura 6.1 mostra il numero di alunni, classi, scuole e docenti, ripartiti in base all’ordine di scuola, presenti sul territorio valtellinese nell’anno scolastico 2012/2013. Rispetto alle scuole per l’infanzia, in provincia di Sondrio nell’anno di riferimento gli alunni iscritti sono stati 3.185 in netto calo (-6,8%) rispetto all’anno passato quando erano 3.419. All’opposto il corpo docenti è leggermente aumentato passando dai 309 insegnanti del 2011 ai 311 dell’anno appena trascorso. Il risultato di queste due dinamiche ha portato ad un miglioramento del rapporto tra docenti e insegnanti che passa dagli 11,06 alunni per docente del 2011 ai 10,24 alunni per docente del 2012. Passando alla scuola primaria si nota invece un aumento del 1% nel numero di alunni che arrivano a quota 8.397 nell’anno. Anche qui i docenti registrano un leggero aumento; infatti, gli insegnanti che hanno prestato opera in questo ordine di scuole in provincia di Sondrio sono passati dagli 808 del 2011 agli 811 del 2012 (per un incremento percentuale dello 0,37%). Il rapporto tra iscritti e insegnanti della scuola primaria ha segnato un aumento rispetto all’anno precedente, dal 10,29% circa del 2011 al 10,35% del 2012. Anche per la scuola Secondaria di primo grado si registra un incremento nel numero di alunni e in quello dei docenti. Infatti, i primi passano da 5.332 a 5.372 (0,75%) mentre per i secondi la variazione è molto più considerevole: da 486 a 533 per un incremento del 9,7%. Grazie a questi inserimenti nel corpo docenti della scuola di primo grado, nel 2012, si è registrato il rapporto alunni-insegnanti più basso tra i vari ordini scolastici. Questo infatti è diminuito dell’8,13% rispetto all’anno precedente arrivando a quota 10,08 ovvero circa 10 studenti per insegnante.

 

Infine, muovendo alla scuola secondaria di secondo grado si osserva come il numero di alunni sia diminuito dell’1,6% passando dai 7.871 alunni del 2011 ai 7.746 del 2012. Il numero di docenti è invece rimasto praticamente invariato, infatti, si è passati dai 737 insegnanti del 2011 ai 738 del 2012 (+0,14%). Queste due dinamiche hanno portato ad una diminuzione del rapporto tra alunni e insegnanti che nel 2012 è arrivato a quota 10,5 (-1,72% rispetto all’ultima rilevazione).

 

In sostanza, nell’anno 2012 si è assistito ad una diminuzione del numero di alunni inseriti nel ciclo scolastico di quasi l’1% rispetto al 2011. Le riduzioni, come accennato poco sopra, hanno interessato la scuola dell’infanzia e la scuola secondaria di secondo grado. Se per la prima la contrazione del numero di alunni è dovuta soprattutto a dinamiche demografiche provinciali, per la seconda possiamo notare come il gap che si è formato tra 2011 e 2012 possa essere dovuto anche a dinamiche di abbandono scolastico che vanno tenute in considerazione. I dati del Provveditorato agli Studi della provincia di Sondrio mostrano come già a gennaio 2012 32 alunni abbiano abbandonato la scuola superiore mentre altri 103 si sono trasferiti. Allo stesso tempo si registra come il corpo docente sia aumentato di circa il 2,3%. Questo aspetto, insieme con la riduzione del numero di alunni, ha portato ad avere un rapporto medio provinciale alunni su insegnanti (10,32) più basso del 3,1% rispetto ai dati 2011.

 

Considerando la nazionalità degli alunni presenti nelle scuole della provincia, si nota come nel 2011 circa il 6% del totale degli alunni (1.496) fosse di nazionalità extracomunitaria. E’ facile intuire come la dinamica del numero degli alunni extracomunitari sia fortemente influenzata dall’ordine scolastico di riferimento. Infatti, la concentrazione maggiore di alunni extracomunitari rispetto al totale degli alunni si trova nella scuola dell’infanzia (l’8,9%). Nella scuola primaria e secondaria di primo grado la concentrazione è 6,5% per la prima e 6,9% per la seconda. Decisamente più basso il dato della scuola secondaria di secondo grado che arriva al 3,6% sul totale.

 

Si tratta di risultati molto più bassi rispetto alla media lombarda che è intorno al 13%, nonostante numerose iniziative volte all’inclusione degli alunni extracomunitari. Infatti negli anni sono stati attivati protocolli di accoglienza e progetti di alfabetizzazione e di mediazione culturali finalizzati all’avvicinamento e all’integrazione nelle nostre scuole. Si segnalano in particolare progetti specifici volti all’utilizzo di materiali didattici bilingue, laboratori linguistici o addirittura interventi didattici personalizzati. Alcune scuole, come quelle di Sondrio in rete, hanno sperimentato azioni coordinate e modelli didattici ed organizzativi indirizzati al supporto e all’inserimento degli alunni extracomunitari anche quando la frequenza avviene ad anno scolastico inoltrato. Altre scuole, invece, promuovono l’integrazione attraverso corsi rivolti alle mamme straniere. Questo è il caso della scuola primaria di Tirano che con l’ausilio di altre istituzioni, come Caritas, ASL, Associazione Bimbi del Mondo e Comunità Montana di Tirano, organizza corsi di formazione per la conoscenza dell’italiano rivolti proprio ai genitori stranieri. Infine può essere ricordato che a fine 2011 è stata sottoscritta un‘intesa per promuovere e diffondere la cultura delle pratiche rivolte all’incontro scuola/lavoro. Infatti, il gruppo appositamente costituito nell’ambito della suddetta intesa, sta elaborando le Linee guida per l’inserimento, presso imprese della provincia, degli alunni delle scuole di secondo grado che sono stati selezionati per l’alternanza scuola-lavoro. In particolar modo le tematiche affrontate riguardano la sicurezza sul lavoro su due fronti: quello delle certificazioni da parte del medico competente e quello relativo agli oneri finanziari1.

 

Rispetto alla formazione di tipo universitario i dati relativi all’anno 2012 mostrano come il totale dei residenti che si sono immatricolati nelle università italiane è stato di 579, in riduzione del 1,5% rispetto al 2011. Pur essendo il totale in diminuzione è utile sottolineare che se si scorpora il numero degli immatricolati per facoltà si evidenzia una forte variabilità. Infatti, la facoltà con il maggior numero di immatricolati, Ingegneria, ha incrementato il numero di immatricolati del 25%. Senza dubbio la vicinanza territoriale al Politecnico di Milano (con la sua sede distaccata di Lecco) può essere un punto a favore del numeroso flusso di studenti verso questa facoltà. Anche gli immatricolati in Economia sono aumentati di una percentuale consistente (9,5%). E’ da notare come all’opposto ci sia un dimezzamento degli studenti che si sono diretti verso la facoltà di Scienze della Formazione che si riducono passando da 50 a 25.

 

 

Per quanto riguarda gli studenti iscritti all’università c’è una predilezione verso le facoltà tecniche e scientifiche. Infatti, quasi uno studente valtellinese su cinque è iscritto a Ingegneria, seguita da Economia con il 13,5% e Medicina e Chirurgia con quasi l’11%. E’ da sottolineare che se aggiungiamo il dato degli studenti iscritti a Lettere e Filosofia (10% circa) a quelli poco sopra elencati raggiungiamo, e superiamo, il 50% degli universitari della provincia di Sondrio.

 

 

Infine, è utile osservare la quota di laureati rispetto al totale della popolazione e confrontare questi dati con la media delle altre province lombarde. La figura 6.3 mostra la distribuzione della popolazione con età superiore ai 15 anni per titolo di studio massimo conseguito. Come possiamo notare in provincia di Sondrio il 37,8% della popolazione possiede un diploma di scuola superiore, il 30,5% licenza media (o avviamento professionale), il 22% nessun titolo e il 9,7% un titolo universitario o superiore. Rispetto all’anno precedente possiamo notare come ci siano delle forti variazioni soprattutto per quanto riguarda la popolazione con titolo universitario o superiore. Infatti, questa categoria aumenta la sua quota del 9% rispetto al 2011. Al contrario le due categorie con titolo di studio minore si contraggono di quasi il 2% rispettivamente.

 

 

Se si confronta questo dato con quello delle altre province lombarde si nota come l’aumento della quota di laureati sul totale della popolazione abbia permesso di salire la classifica dal penultimo posto del 2011 al sesto posto, di fatto superando province come: Lecco (9,6%), Bergamo (9,3%), Mantova (8,3%), Brescia (8,1%) e Lodi (8,0%). Le altre province lombarde restano decisamente al di sopra del dato sondriese, infatti, superano tutti la soglia dell’11% della popolazione. La più specializzata è senza dubbio la provincia di Milano (15,4%) seguita a distanza da Varese (11,9%), Como (11,8%), Cremona (11,6%) e Pavia (11,4%). I dati mostrano una regione “a tre velocità” per quanto riguarda la formazione universitaria dove sono presenti tre insiemi distinti in base alla performance di questo indicatore; il primo formato da Milano, il secondo dalle province con un risultato vicino all’11% ed infine le province al di sotto del 10%. E’ interessante notare come questi risultati sembrino non essere influenzati dalla vicinanza o presenza di grandi poli universitari locali (come nei casi di Bergamo, Brescia e Lecco), mentre ciò sembra non essere valido nel caso di Milano.

 

La situazione nel mercato del lavoro

 

Come abbiamo già evidenziato nel capitolo 2 sul quadro di riferimento, il 2012 rappresenta un anno buio, ancora più del 2009 che già era stato definito annus horribilis. Nel 2012 la contrazione del prodotto e dei consumi è stata ancora significativa e la crisi si è sempre più spostata dai mercati finanziari all’economia reale. Come evidenziato dal bollettino di aprile 2013 della BCE, nel quarto trimestre del 2012 i consumi privati sono diminuiti dello 0,4% sul periodo precedente, con segno negativo per il quinto trimestre consecutivo; ciò riflette un calo del commercio al dettaglio e degli acquisti di autovetture, compensato solo parzialmente da un contributo positivo dei consumi di servizi.

 

A fine 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti. E’ stato stimato che il tasso di disoccupazione strutturale e l’”unemployment gap2”sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni. I dati delle indagini segnalano anche un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre 2013. La misura ritenuta strutturale del recente aumento della disoccupazione varia considerevolmente da Paese a Paese. In alcuni Paesi, come Belgio, Austria e Paesi Bassi, non ci sono state grosse variazioni, in altri come la Germania si sono registrate delle diminuzioni, in altri, quelli più colpiti dalla crisi (Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo), c’è stato un incremento consistente della disoccupazione; è previsto che il tasso di disoccupazione strutturale rimanga elevato o aumenti ancora nel breve termine. Per il 2014, le stime parlano di un valore compreso fra il 9 e l’11%, con livelli particolarmente elevati per Paesi come Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda.

 

E’ evidente quindi come i contraccolpi della crisi si siano sempre più fatti sentire anche sul mercato del lavoro in tutta l’area dell’Euro, con la previsione che questi effetti permangano, dato che è noto come la disoccupazione si muova in ritardo rispetto all’economia reale. Di conseguenza anche se si prevede un’iniziale ripresa nella seconda parte del 2013 non è possibile attendersi una ripresa sul fronte occupazionale nel corso del 2013 e almeno fino all’ultimo trimestre dell’anno. Mediamente il tasso di disoccupazione nell’area ha raggiunto il 12% con una previsione di ulteriori cali nel primo trimestre 2013.

 

Per quanto riguarda l’Italia, anche gli ultimi dati resi disponibili dall’ISTAT a metà aprile 2013 sul mercato del lavoro evidenziano una situazione di emergenza, di codice rosso, con un tasso di disoccupazione che nel nostro Paese si prevede (fonte FMI) salga al 12,0% nel 2013 (dal 10,6% del 2012) e al 12,4% nel 2014. Ci sono 2.744.000 disoccupati in Italia: in Europa soltanto in Francia e Spagna ci sono più disoccupati di quanti ce ne siano in Italia e a questi vanno aggiunti i 2.975.000 inattivi disponibili a lavorare subito. Gli “scoraggiati”, che dichiarano di non aver cercato un impiego perché convinti di non trovarlo, sono il 43% del totale degli inattivi, pari a circa 1.300.000. Gli inattivi disponibili a lavorare ma non da subito (in particolare per motivi legati agli studi) sono invece 111.000.

 

La quota più elevata degli inattivi è rappresentata dai giovani 15-24 anni: sono il 32,2% delle forze lavoro giovanili nel 2012. A gennaio la disoccupazione under 24 in Italia è arrivata al 38,7%, il dato peggiore degli ultimi vent’anni. A livello generale la disoccupazione è salita all’11,7% valore che non si raggiungeva, anche qui, dal 1992. La figura sotto, 6.4, evidenzia l’andamento del tasso di disoccupazione nell’ultimo anno nella media Paese.

 

Figura 6.4 - Tasso di disoccupazione - Italia - Andamento gennaio 2012 - marzo 2013. Fonte: ISTAT

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La Banca d’Italia ha rilevato che a fine 2012 le ore effettivamente lavorate si sono ridotte di un punto percentuale a confronto con l’anno precedente, anche con un maggior ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Nel terzo trimestre del 2012, in particolare, il numero di ore autorizzate di CIG è cresciuto del 22,3% e proseguito nel quarto trimestre. Solo nell’industria in senso stretto sono state autorizzate circa 200 milioni di ore di CIG. Non si attendono riprese ma ulteriori flessioni anche nei mesi successivi relativamente alla domanda di lavoro, quindi con prospettive sfavorevoli.

 

Nel primo periodo del 2013, è cresciuta esponenzialmente la richiesta di ore di cassa integrazione: in marzo sono state autorizzate 96.973.927 ore. Da inizio anno il monte ore complessivo è pari a 265.043.645 per un +11,98% rispetto al primo trimestre del 2012. Ciò riguarda 520.000 lavoratori che hanno subito un taglio del reddito per 1 miliardo di Euro, pari a 1.900 Euro netti in meno per ogni singolo lavoratore.

La Cgil ha evidenziato come si sia stabilmente intorno agli 80 milioni di ore autorizzate al mese, già dal 2008, e che la situazione diventi sempre meno sostenibile. A metà aprile risuona ancora un allarme per l’esaurimento delle risorse previste per la Cassa Integrazione, e necessità di suo rifinanziamento.

Sul fronte dell’occupazione immigrata, secondo un’analisi specifica della Fondazione Leone Moressa, nelle piccole imprese questa registra in Italia un calo dello 0,8% (circa 11.000 stranieri occupati in meno) nel corso della prima parte del 2012, con conferma anche per il secondo semestre, con un ulteriore calo dell’1,3% (pari a quasi 18.000 unità in meno), principalmente nella produzione e nell’edilizia. Si evidenzia che la domanda di manodopera straniera da parte delle piccole imprese è determinata soprattutto da una scarsa disponibilità dei lavoratori italiani a svolgere determinate mansioni dalla più bassa qualifica, anche se i contratti di lavoro sono in genere a tempo indeterminato.

Il tasso di occupazione in Italia nel 2012 è pari al 56,8% con un valore che perde un decimo di punto percentuale rispetto al 2011. Il tasso di disoccupazione complessivo è pari al 10,7%. Era l‘8,4% nel 2011. In Lombardia nel 2011 il tasso di occupazione è al 64,7%, resta costante rispetto al 2011 e si mantiene ben al di sopra della media nazionale. Il tasso di disoccupazione regionale aumenta passando dal 5,7% al 7,5%, ma anche qui ben al di sotto dei valori nazionali. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dalla Banca d’Italia in aprile, nella media dello scorso anno l’occupazione si è ridotta dello 0,3% rispetto al 2011, a fronte di una forte crescita dell’offerta di lavoro. Si protrae debolezza del quadro occupazionale. In febbraio il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’11,6%. Le retribuzioni unitarie reali, scese nel 2012 più che nel 2011, dovrebbero continuare a flettere nell’anno in corso, anche se a ritmi più contenuti.

Considerando la situazione relativa alla provincia di Sondrio, secondo i dati ISTAT, le forze di lavoro in provincia nel 2012 sono pari a 84.000 persone (dato costante negli ultimi quattro anni). Di questi 50.000 sono uomini e 34.000 donne. Gli uomini aumentano di circa un migliaio nell’ultimo anno, mentre, di riflesso, si contrae di circa un migliaio la componente femminile.

Gli occupati in provincia sono circa 76.000, 30.000 donne e 46.000 uomini, un migliaio meno dell’anno precedente. Nel 2012, il tasso di occupazione a Sondrio è pari al 62,5%, in ulteriore calo rispetto al 2011, quando era il 63,18% e rispetto al 2010 quando era 64,31%.

Il dato si colloca ancora sotto il valore regionale, ma sopra il dato relativo alla media nazionale.

 

Figura 6.5 – Tasso di occupazione – Sondrio-Lombardia-Italia – serie storica 2004-2012. Fonte: ISTAT

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Passando poi al tasso di disoccupazione, si rileva che nel 2012 a Sondrio è salito all’8,9%. Si registra un incremento significativo nell’ultimo anno: infatti passa dal 7,38% del 2011 all‘8,9% del 2012 (ricordiamo poi che lo stesso tasso era il 4,43% nel 2009 e il 6,43% nel 2010). La provincia di Sondrio aveva tenuto meglio di altri nel 2009 – nel 2009 la disoccupazione a Sondrio era più bassa che a livello regionale - ma l’effetto della crisi si è fatto sentire dal 2010 in avanti e da allora il tasso di disoccupazione è più elevato in provincia di Sondrio rispetto al dato medio lombardo. In ogni caso, anche nel 2012 il tasso di disoccupazione a livello provinciale, per quanto aumentato, è più alto di quello lombardo, ma si mantiene ben al di sotto di quello medio nazionale, anch’esso fortemente incrementato a causa della crisi.

Figura 6.6 – Tasso di disoccupazione – Sondrio-Lombardia-Italia – serie storica 2004-2012. Fonte: ISTAT

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Considerando il ruolo dei giovani, è particolarmente importante osservare anche il tasso di occupazione e disoccupazione giovanile (riportati nelle figure 6.7 e 6.8): da un lato i giovani possono certamente fornire un contributo importante per guardare oltre la crisi, dall’altro è purtroppo altrettanto vero che, come rilevato in molteplici contesti, le difficoltà congiunturali hanno avuto forte impatto sulle forme contrattuali più flessibili che spesso riguardano i giovani.

Figura 6.7 – Tasso di occupazione giovanile (15-29 anni) – Sondrio-Lombardia-Italia – serie storica 2004 -2012. Fonte: ISTAT

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Dalla figura 6.7 si può osservare come dal 2009 il tasso di occupazione giovanile sia andato riducendosi a dimostrazione dell’effetto che la crisi ha avuto specialmente sui giovani. Nell’ultimo anno il tasso di occupazione giovanile a Sondrio è andato crescendo in controtendenza a quanto registrato a livello regionale e nazionale, passando da 45,5% a 49,2%.

 

Il tasso di disoccupazione giovanile in provincia di Sondrio aveva toccato il 10,9% nel 2008, il 10,9% nel 2009, il 14,5% nel 2010 e il 17,3% nel 2011. Nel 2012 la disoccupazione giovanile registra un rallentamento in provincia, segnando un dato pari al 16,7%3. Per poter affermare che si tratta di un effettivo rallentamento è però opportuno correlare questo dato con quello relativo alla variazione dei residenti in provincia nei due anni, per quelle fasce di età. Si rileva allora che a quella fascia di età, nel 2012 corrisponde un calo di residenti dell’1,7%. Il rallentamento del tasso di disoccupazione giovanile, invece, non registra un rallentamento in linea con tale contrazione, ma un rallentamento pari allo 0,7%; pertanto ciò fa presumere che nei fatti il tasso di disoccupazione giovanile nell’anno sia anche aumentato in termini reali (dell’1% circa rispetto all’anno precedente4).

 

Si può osservare in figura 6.8 come i dati di disoccupazione giovanile in provincia di Sondrio e in Lombardia siano pressocché simili: nel 2011 erano aumentati più a livello locale che nella media regionale, nel 2012 invece il dato rallenta a livello locale, ma aumenta nella media regionale. I valori registrati dalla disoccupazione giovanile permettono in ogni caso di verificare in modo tangibile l’impatto della crisi in tutta la sua estensione. Sempre più strategici diventano gli interventi che promuovano innovazione di sistema e l’apertura a nuovi mercati. A livello nazionale i dati relativi alle nuove imprese di giovani sono per una quota significativa di imprese orientate a sviluppare entro un anno prodotti e tecnologie per ridurre l’impatto ambientale o il consumo energetico5.

 

Figura 6.8 – Tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) – Sondrio-Lombardia-Italia – serie storica 2004 -2012. Fonte: ISTAT

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E’ possibile poi dare un’occhiata alla situazione del mercato del lavoro femminile con il tasso di disoccupazione femminile: possiamo osservare che nell’ultimo anno il tasso di disoccupazione femminile in provincia di Sondrio è aumentato molto, arrivando all’11,9% e risultando pari al tasso di disoccupazione femminile medio italiano, già superato nel 2011. Il tasso di disoccupazione femminile regionale, invece, pur aumentato, si mantiene sempre ben al di sotto del valore nazionale.

Figura 6.9 – Tasso di disoccupazione femminile – Sondrio-Lombardia-Italia – serie storica 2004-2012. Fonte: ISTAT

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E’ possibile poi utilizzare la banca dati SMAIL per acquisire ulteriori informazioni che permettano di analizzare e approfondire in maggiore dettaglio fenomeni legati al mercato del lavoro sul territorio, grazie all’incrocio di fonti INPS e Registro Imprese, sia pur non ancora disponibili nei dati di fine 2012.

La tabella in figura 6.10 permette di apprezzare il quadro relativo agli addetti in provincia di Sondrio nel periodo 2007-2011 per settore. Si può osservare che complessivamente non si registrano sul quadriennio variazioni significative sul totale degli addetti, che aumentano di 52 unità (0,09%). I settori che risentono di una contrazione significativa di addetti sono stati quello di estrazione di minerali (-12,9%), quello delle attività manifatturiere (-6,53%) e quello di costruzioni (-8,75%). Aumentano, invece, gli addetti nelle attività di alloggio e ristorazione (+11,83%), informazione e comunicazione (+7,81%), attività professionali scientifiche (+15%).

 

 

Possiamo poi considerare che rispetto al numero di unità locali con addetti, nel periodo 2007-2011 ci sono state delle riduzioni significative, del 10,6% per l’agricoltura e per le costruzioni del 3,7%. Se entriamo nel dettaglio delle unità locali con addetti rispetto alla dimensione d’azienda, possiamo rilevare che nell’industria, le piccole imprese, sotto i 10 addetti, hanno registrato una riduzione di unità locali dell‘1,29%, le medie imprese (dai 10 ai 50 addetti) una riduzione del 4,5% e quelle fra i 50 e i 250 addetti una riduzione di unità locali pari al 15% in media. Per le imprese di costruzioni, si registra una riduzione di unità locali dell’8,6% per le piccole imprese (sotto i 10 dipendenti), del 6,29% per le imprese del settore con un numero di addetti fra i 10 e i 50. Nel settore del commercio, le unità locali aumentano del 2,26% per le imprese con meno di dieci addetti, del 3,5% per le imprese che hanno dai 10 ai 50 addetti. Nel terziario, le unità locali con addetti aumentano del 7% circa per le imprese con meno di 10 addetti, dell’11% per le imprese che hanno fra i 10 e i 50 addetti.

Complessivamente, le imprese di piccole dimensioni (1-9 addetti) sono quelle che hanno incrementato le unità locali del 2,3%, quelle di medie dimensioni (10-49 addetti) hanno registrato un incremento di unità locali pari al 7,4%, quelle oltre i 50 addetti si sono ridotte del 20% per arrivare a 20 unità locali con addetti nel 2011. Se i confronti, invece che sui quattro anni vengono fatti sugli ultimi due anni disponibili, si osserva che si riducono del 4% le unità locali nell’agricoltura e del 2,7% le unità locali nel settore delle costruzioni, dell‘1,22% le unità locali nel settore del commercio. Unico segno positivo l’aumento (+0,22%) delle unità locali nel settore del terziario.

La figura 6.11 poi si focalizza sulla ripartizione degli addetti per settore (al 31 dicembre 2011) e permette di mettere in luce la prevalenza del settore terziario all’interno del tessuto economico provinciale, con l’aumento di un punto percentuale degli addetti nel terziario rispetto al 2010. Per gli altri settori non si registrano significative variazioni.

Figura 6.11 - Addetti per settore di attività - 2011. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su SMAIL

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La figura 6.12 permette di osservare la distribuzione del numero di addetti per attività economica specifica. Possiamo osservare che come già precedentemente emerso, il settore che assorbe il maggior numero di addetti, oltre 13.000 è quello delle attività manifatturiere. Segue il commercio con oltre 10.000 addetti, subito dopo si trovano le attività di alloggio e ristorazione con più di 8.000 e poi il settore delle costruzioni con quasi 8.000 addetti. Rispetto al 2010, complessivamente, c’è una riduzione di soli 11 addetti (-0,02%) per un quadro che si mantiene costante. Riduzioni dell’1,7% si registrano nel settore delle costruzioni, del 2,4% nell’agricoltura e dell’1,66% nelle attività professionali; aumenti, invece, si registrano nel commercio (+0,5%), nei servizi di alloggio e ristorazione (+1,35%), sanità (+3,06%) e trasporti (+0,7%).

 

 

 

La figura 6.13 evidenzia la distribuzione degli addetti per forma giuridica dell’impresa al 31 dicembre 2011. Si tratta di un dato che permette di aggiungere un ulteriore tassello al quadro relativo al mercato del lavoro nel sistema locale. Non si registrano variazioni rispetto al quadro fornito nella precedente edizione della relazione e relativo al 2010; anche per il 2011 la maggioranza degli addetti (43%) lavora presso aziende con forma societaria assimilabile alle società di capitali (di cui il 26% in società azionarie e il 17% presso società a responsabilità limitata). Quasi un addetto su quattro è addetto in aziende individuali e lo stesso vale anche per le società di persone.

Figura 6.13 - Addetti per forma giuridica dell’impresa 2011. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su SMAIL

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Considerando il quadro locale dell’occupazione attraverso i dati SMAIL, la concentrazione degli addetti per mandamento non mostra particolari variazioni rispetto al 2011: i due mandamenti di Sondrio e Morbegno insieme assorbono circa il 56% del totale degli addetti; seguono l’Alta Valtellina con il 18%, il Tiranese con il 14,6% e la Valchiavenna con il 10%. Rispetto al 2010, si registra un aumento di addetti in Alta Valtellina (+1,39%) e nel Tiranese (+0,26%), stabilità in Valchiavenna (+0,03%) e leggera riduzione nell’area di Sondrio (0,77%) e Morbegno (0,26%) che peraltro sono i mandamenti con la maggior concentrazione di addetti.

Considerando la situazione degli addetti di sesso femminile, sanità, istruzione, attività artistiche e varie attività dei servizi, come il turismo e attività di alloggio e ristorazione, sono sezioni di attività economica dove la presenza femminile supera il 50% degli addetti. Settori invece poco femminili sono le costruzioni (6,8% del totale addetti sono donne) e i trasporti (dove le donne sono il 19% degli addetti).

 

Rispetto al 2010 si osserva che la riduzione degli addetti di sesso femminile è di 200 unità (-0,9%), passando da 21.867 a 21.667 a fronte di una riduzione complessiva degli addetti di 11 unità.

 

Da ultimo ma non per ultimo, possiamo fare anche un approfondimento sul tema degli addetti per fascia d’età, particolarmente interessante per osservare la distribuzione degli addetti nei vari settori, come evidenziato nella figura 6.15. Il settore con la maggior concentrazione di addetti sotto i 24 anni resta quello degli alberghi e servizi di alloggio, con oltre 1.000 addetti, mentre se viene considerata la fascia di addetti tra i 25 e i 34 anni il settore con la presenza maggiore è quello delle attività manifatturiere con 2.800 addetti circa.

 

 

Prendendo in considerazione gli addetti fino a 34 anni nel manifatturiero, vi lavorano oltre 3.500 addetti per una quota che è pari al 27% del totale. Considerando le attività principali possiamo osservare che quasi un addetto su 4 del manifatturiero e sotto i 35 anni è impiegato nelle industrie alimentari, quasi 1 su 5 nel metalmeccanico (fabbricazione prodotti in metallo) e circa il 10% nell’industria del legno.

Non si registrano particolari variazioni rispetto a quanto registrato nel 2010 e come già rilevato gli altri due settori in cui i giovani sotto i 35 anni sono particolarmente presenti sono il commercio e gli alberghi.

Figura 6.16 - Addetti sotto i 35 anni nell’industria manifatturiera (%). Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su SMAIL

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La Cassa Integrazione Guadagni

 

Considerando le analisi effettuate dalla Banca d’Italia, emerge che gli effetti della recessione nel 2012 hanno in particolar modo portato ad un maggiore ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni e un aumento nel periodo autunnale 2012 con un dato di oltre sei punti percentuali rispetto allo stesso dato dell’anno precedente. Il dato di fine anno registra per la CIG un aumento del 12% rispetto all’anno precedente (quando le ore si erano ridotte rispetto al 2010 del 20,8%) per oltre un miliardo di ore autorizzate (1,09 miliardi di ore, erano 973 milioni nel 2011 - dati INPS).

 

Considerando poi la situazione regionale, i dati rilevati trimestralmente dalle Camere di Commercio lombarde mettono in luce che a fine 2012 c’è stato un leggero incremento della percentuale della CIG sul monte ore trimestrale. La CIG ha raggiunto in media il 3,2% delle ore lavorate. Per quanto riguarda la percentuale dei casi la graduatoria settoriale evidenzia che il settore dei minerali non metalliferi è quello che si trova nella situazione peggiore. Da un punto di vista territoriale, emerge che la provincia di Pavia sembra essere la più colpita se il riferimento è la percentuale sul monte ore, mentre la provincia di Sondrio, insieme a Cremona e Lodi sono quelle che al quarto trimestre registrano i dati migliori di CIG. Focalizzandosi sull’andamento provinciale, a Sondrio il ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria a fine 2012 è pari a circa il 2% del monte ore lavorate, fra i dati appunto più bassi a livello regionale.

 

Nel 2012 a Sondrio le ore autorizzate di integrazione salariale totali sono state 2.152.041, il valore più alto di tutti quelli registrati negli ultimi anni con un aumento rispetto al 2011 del 51,8%. E’ sempre importante tenere presente che le ore di Cassa Integrazione Guadagni sono relative alle ore autorizzate e non a quelle effettivamente utilizzate, dato che resta sempre la possibilità di richiedere le ore in un determinato momento e di utilizzarle in un altro. Altrettanto opportuno è ricordare che, avendo evidenti dinamiche di stagionalità, ha più senso confrontarsi sugli stessi periodi (lo stesso trimestre dell’anno precedente). Le ore autorizzate nel quarto trimestre sono decisamente superiori rispetto agli stessi trimestri degli anni precedenti; in questo trimestre, in particolare, l’aumento complessivo è del 581%, oltre sei volte il dato autorizzato a fine 2011.

Il settore che più ha usufruito di questo strumento è l’industria con il 64,1% del monte ore autorizzate. Segue l’edilizia con il 25% delle ore autorizzate e subito dopo si ha il terziario con il 6%. Da ultimo, le altre attività con il 4,8% del totale ore autorizzate.

Osservando il numero di ore per settore nel 2012 è possibile notare che:

le ore autorizzate per l’industria sono state 1.379.661 con un aumento rispetto al 2011 del 64%;

• le ore autorizzate per l’edilizia sono state 538.073 con un aumento rispetto al 2011 del 40%;

• le ore autorizzate per il terziario sono state 129.177 con un aumento rispetto al 2011 del 7%;

le ore autorizzate per le altre attività sono state 105.130 con un aumento rispetto al 2011 del 54%.

 

Nel complesso si registrano aumenti per le ore autorizzate in tutti i settori, meno contenuti per il terziario, che già aveva avuto un aumento importante nel 2011, e particolarmente marcati - da un punto di vista percentuale - per industria e altre attività del terziario. La figura 6.13 mostra l’andamento delle ore totali di integrazione salariale in provincia di Sondrio dal 2006 fino al 2012. Come di consueto, la linea tratteggiata rappresenta il trend che evidenzia l’andamento reale al netto delle componenti stagionali. Da questa figura possiamo notare come la linea tratteggiata si sia stabilizzata e anzi sembri accennare ad un calo negli ultimi trimestri.

Figura 6.17 - Ore di integrazione salariale autorizzate in provincia di Sondrio – totale ore. Dati per trimestre 2006/2012. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio

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La figura 6.18 permette di osservare le ore per settore nel periodo dal 2006 in avanti. Si nota come i valori trimestrali per il settore industriale, edilizio e delle altre attività siano in aumento negli ultimi periodi. Le linee tratteggiate permettono di vedere il trend per ogni settore al netto della componente stagionale. Per l’industria si nota un marcatissimo aumento, sia a livello di rilevazione, sia a livello di trend.

Figura 6.18 - Ore di integrazione salariale autorizzate per settore in provincia di Sondrio – totale ore. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio

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Anche la linea di trend dell’edilizia mostra un incremento, ma meno marcato di quello dell’industria.

La figura 6.19a ci permette di osservare il totale delle ore di integrazione salariale autorizzate in provincia su base mensile da gennaio 2011 a dicembre 2012. Nel grafico si evidenzia come i due picchi più alti si siano registrati nel marzo 2012 e alla fine del 2012. Il dato più basso per il 2012 è quello del mese di aprile. La figura 6.19b offre invece la ripartizione del totale ore per tipologia: cassa integrazione ordinaria, straordinaria, cassa in deroga.

Figura 6.19a - Totale ore di integrazione salariale autorizzate in provincia di Sondrio – anni 2011-2012 - dati mensili. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio

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Figura 6.19b - Ripartizione del totale ore di CIG per tipologia. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio

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Considerando la gestione ordinaria, le ore autorizzate nel 2012 sono state 532.900, in aumento del 30% rispetto al 2011, quando le ore totali autorizzate erano state 409.229, in netto calo allora rispetto al 2010. Se viene considerata la distribuzione delle ore per settore, si nota che anche nel 2012 circa il 75% del totale è stato autorizzato per imprese del settore edilizio mentre il restante 25% per imprese dell’industria.

 

La gestione straordinaria, invece, ammonta a oltre un milione di ore totali nell’anno, esattamente 1.012.911. Si tratta di un dato ancora in forte aumento rispetto al 2011 (quando l’incremento era stato del 109,6%): si registra un incremento del 74% rispetto al dato relativo al 2011. La situazione riflette quanto precedentemente registrato: queste ore sono state destinate quasi esclusivamente al settore industriale, l’88% del totale (erano l’83% nel 2011); le ore di CIGS autorizzate per l’industria sono aumentate sull’anno dell’85%. Il restante si è diviso tra imprese edili, il 10%, e aziende del terziario, l’1% (erano l’8% nel 2011). La figura 6.20 mostra le ore totali di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria dal 2006 in avanti. Se si osserva la linea di trend, tratteggiata, si nota una stabilizzazione nell’ultimo periodo 2011 dopo un aumento che, dagli inizi del 2009, si è accentuato alla fine del 2010 - inizi 2011.

 

Figura 6.20 - Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) - dati trimestrali 2006/2012 - provincia di Sondrio. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS

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Considerando la Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, le ore totali autorizzate nel 2012 sono state 606.230 con un aumento, rispetto al 2011, del 42%. Per il 57% si tratta di ore destinate all’industria e per il 20% destinate al terziario, per il 17% alle altre attività e per il restante 6% all’edilizia. La figura 6.21 mostra l’andamento delle ore di Cassa in Deroga negli ultimi due anni. È possibile notare come lo strumento sia stato utilizzato in particolare ad inizio anno, con un picco in gennaio e febbraio e poi riduzioni nei mesi successivi.

Figura 6.21 - Cassa Integrazione in Deroga - dati 2011 e 2012 - provincia di Sondrio. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS

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Al momento in cui scriviamo, è possibile poi offrire un primo dato relativo al 2013: per esempio confrontando il mese di marzo 2013 con lo stesso mese del 2012 si evidenzia un calo nel numero delle ore di cassa integrazione autorizzate. Nel marzo 2013 le ore sono state 130.237 contro le 417.782 del marzo 2012 (-68,8%)6.

 

Il fabbisogno di personale espresso dalle imprese

 

A partire dal 1997, il “Sistema informativo per l’occupazione e la formazione” Excelsior, permette di ricostruire il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese. Le indicazioni che fornisce sono particolarmente utili per l’adozione di politiche di formazione, orientamento e lavoro sulla base della conoscenza dei fabbisogni professionali e formativi delle imprese. L’indagine è svolta in ogni provincia italiana dalla rete delle Camere di Commercio coinvolgendo imprese di tutti i settori economici e di tutte le dimensioni portando a dati statisticamente significativi per tutte le 105 province italiane.

Dalle informazioni raccolte con Excelsior si ha un supporto conoscitivo per la misurazione della domanda effettiva di professioni nei diversi bacini di lavoro territoriali, importante per favorire l’incontro diretto e puntuale tra domanda ed offerta di lavoro e per politiche e programmazione della formazione scolastica e professionale e dell’orientamento al lavoro.

In Italia si prevedevano 406.820 assunzioni, di cui oltre 108.000 nei servizi alle imprese, oltre 80.000 nell’industria, quasi 70.000 nel commercio. In Lombardia le previsioni di assunzione erano di 81.290 unità, circa il 20% del totale nazionale delle assunzioni previste.

In provincia di Sondrio nel 2012 le aziende prevedevano per l’anno successivo 1.280 assunzioni, di cui oltre 400 in industria e costruzioni, oltre 400 nei servizi e circa 400 fra commercio e turismo. Dai dati emerge che circa il 16% delle imprese in provincia di Sondrio prevedeva assunzioni nel 2012 a fronte di un dato lombardo e nazionale più basso. Evidenziamo che il dato si è ridotto di quasi la metà a tutti i livelli territoriali rispetto a quanto registrato in ottica previsionale nel 2011. Considerando la provincia di Sondrio, le previsioni registrate per il 2012 ed effettuate nel 2011, ovvero in un momento in cui la crisi poteva sembrare avviarsi verso un superamento, mostrano che il settore dei servizi prevedeva maggiori assunzioni rispetto a quelle per l’industria e che le imprese più strutturate (con 10 addetti e più) erano più disposte ad assumere rispetto alle micro imprese (1-9 addetti).

La figura 6.23 permette di osservare le previsioni sulle assunzioni in base al titolo di studio richiesto e alla difficoltà di reperimento del capitale umano che le imprese ricercano.

 

Come accennato sopra, in provincia di Sondrio nel 2012 erano previste 1.280 nuove assunzioni (circa la metà di quelle previste con la rilevazione dell’anno precedente). Considerando il titolo di studio, si osserva che Sondrio risulta essere fra i territori con la percentuale minore in tutta la Lombardia: solo Lodi ha un dato più basso (7,8%) di quello di Sondrio (8,3%), dato comunque in calo rispetto agli anni precedenti. All’opposto Milano, come già evidenziato in periodi precedenti, risulta essere la provincia che ricerca più laureati con una percentuale del 27% (era il 25,5% nel 2011). A Sondrio si rileva che la previsione di richieste di personale con diploma secondario e post-secondario era per il 2012 intorno al 41,9% in aumento rispetto al 2011 quando era del 34%. La difficoltà di reperimento si riferisce all’11% delle figure professionali ricercate e si ricollega sempre alla questione del matching fra laureati, diplomati e opportunità professionali presenti sul territorio: si rileva, come già in passato, una carenza di diplomati e surplus di laureati tipico della nostra provincia.

 

Le iniziative di orientamento e di valorizzazione del capitale umano all’interno delle politiche di formazione, sociali e del lavoro sono sempre più importanti, in un’ottica volta a un migliore incontro fra domanda e offerta di lavoro, per tutte le professionalità ed in particolare per quelle più qualificate. Il Tavolo del Capitale Umano o iniziative come “Laureati in impresa” (avviata già nel 2009) mettono a disposizione risorse e integrano competenze volte a favorire lo sviluppo di progetti di innovazione, marketing e internazionalizzazione. In modo specifico “Laureati in impresa” afferisce al finanziamento del bando “L@urIMP - Laureandi/laureati nelle micro, piccole e medie imprese” nato con l’obiettivo di erogare contributi alle imprese della provincia di Sondrio per l’inserimento di laureandi/laureati da impiegare per attività di innovazione nelle aziende e iniziative a valore aggiunto per le imprese. Il positivo successo delle precedenti edizioni ha permesso di creare all’interno delle imprese un contesto favorevole all’avvio di processi di innovazione e di internazionalizzazione mediante l’inserimento di risorse umane giovani e qualificate, in grado di apportare effettivamente valore aggiunto all’azienda. In modo specifico nel corso del 2012 quattordici imprese hanno partecipato al bando per l’inserimento di diciassette laureati.

Volendo promuovere un sempre maggiore avvicinamento fra formazione e mercato del lavoro, è interessante rilevare l’iniziativa “Azienda Formatrice” promossa dalla Società di Sviluppo Locale in collaborazione con la Provincia di Sondrio e la Camera di Commercio, all’interno del Tavolo sul Capitale Umano. La finalità di tale progetto è di creare una rete di aziende disposte a collaborare col mondo dell’istruzione e fornire alle medesime un servizio di intermediazione e gestione dei dati che velocizzi e semplifichi i contatti con il mondo della scuola. Si tratta di un’iniziativa che risponde proprio alla necessità di un sempre più mirato matching fra domanda e offerta di lavoro, fra formazione e sbocchi occupazionali: il sistema economico ricerca giovani preparati e formati, la scuola cerca di garantire sbocchi occupazionali ai propri alunni e serve una sempre maggiore integrazione. Sono state individuate quelle aziende che sul territorio sono disposte ad aprire le porte di stabilimenti, laboratori e uffici per stage, visite dedicate e interventi formativi, e partecipare al JobDay, l’iniziativa di Unioncamere nel Progetto Scuola-Lavoro, che si tiene annualmente in ottobre (e che nel 2012 ha visto la partecipazione di 40 alunni, di 9 istituti superiori, e 21 fra aziende e studi profesisonali). Tema da considerare nel quadro di crisi attuale e di disoccupazione crescente è proprio quello del cosiddetto “mismatch” fra domanda e offerta di lavoro: anche se il tasso di disoccupazione ha registrato forti aumenti, specie sul nostro territorio, è altrettanto importante tenere in considerazione il dato rilevato in Excelsior relativo alle figure professionali richieste per cui si prevede un difficile reperimento: si tratta dell’11% del totale, che porta al paradosso per cui, in tempo di crisi, restano comunque vuoti dei posti (non solo a livello locale, ma regionale e nazionale). Si tratta sempre della aspirazione ad individuare occupazioni professionali in linea con la propria preparazione: da un lato diventa importante utilizzare iniziative come “Io lavoro qui” proprio per evidenziare caratteristiche e panorama occupazionale delle imprese localizzate sul territorio, dall’altra è opportuno intervenire sempre più con iniziative del tipo di Laurimp o di stage in accordo con centri di ricerca e Università che spingano le imprese a puntare su capitale umano qualificato per iniziative di innovazione. A livello generale si parla infatti più propriamente di un “educational mismatch”, come «mancata corrispondenza tra livello di istruzione raggiunto e quello richiesto da un’impresa», e di “skill mismatch”, definito come «mancata corrispondenza tra le abilità di un individuo e quelle richieste dall’azienda», con uno sfasamento che colpisce il mercato del lavoro a diversi livelli. In Italia il “mismatch” riguarda quattro laureati su dieci, con la conclusione che «il possesso di un titolo universitario non implica necessariamente l’accesso a occupazioni di rango tale da ricompensare l’investimento in istruzione effettuato»7. Iniziative di valorizzazione del capitale umano, di innovazione di sistema, di sviluppo di un ecosistema favorevole diventano importanti per lo sviluppo dei territori locali e in una logica di crescita che veda da un lato iniziative imprenditoriali nuove o già esistenti sempre più competitive e dall’altro la possibilità di mantenere e attrarre sul territorio capitale umano qualificato, linfa per la crescita dei territori stessi. Particolarmente importanti sono le iniziative che permettono ai ragazzi stessi di muoversi presto in contesti internazionali, di esporsi a occasioni che permettano loro di confrontarsi con studenti e lavoratori di altri Paesi, non solo per rafforzare le competenze linguistiche, ma anche per confrontarsi e per crescere tenendo conto di una dimensione non localistica ma glocale, di contestualizzazione della realtà locale in dinamiche più ampie. In questo ambito dal punto di vista dell’attività camerale locale è opportuno ricordare il “Bando per la selezione e il finanziamento di programmi di stage ed esperienze formative in alternanza in contesti lavorativi internazionali”. Gli istituti che hanno partecipato al bando sono stati 7 (tutti ammessi alla partecipazione agli stage) per un numero complessivo di 30 studenti ammessi, di cui 29 hanno effettivamente partecipato agli stage estivi (da giugno a settembre) presso imprese (anche fuori provincia) operanti con l’estero. Sempre interessante e utile nel quadro di un’analisi economica relativa al territorio è l’incrociare i dati effettivi registrati dai centri per l’impiego distribuiti sul territorio della provincia per riscontrare allineamento o meno rispetto alle previsioni effettuate. Se osserviamo gli avviamenti per qualifica professionale attraverso un processo di stima sembra possibile osservare che l’inserimento di figure professionali laureate abbia mantenuto un allineamento rispetto alle previsioni di assunzioni di personale laureato registrato nel periodo 2011-2012. Dai dati provinciali resi disponibili dall’Assessorato Formazione e Lavoro della Provincia di Sondrio, emerge che rispetto al totale degli avviamenti oltre il 53% è per figure di sesso femminile (in aumento di circa 3 punti percentuali rispetto al 2011); circa il 46% è per giovani sotto i 35 anni, con dato complessivo relativo agli avviamenti in calo rispetto al 2011 quando gli avviamenti per questa classe di età erano stati circa la metà degli avviamenti totali. Con un dato quasi invariato anche per il 2012, circa il 18% degli avviamenti ha riguardato lavoratori extracomunitari. Anche nel 2012, il numero di lavoratori cessati è superiore a quello degli avviati per circa 1.500 unità (esattamente 1.553) su tutti gli avviamenti e cessazioni registrati nell’arco dell’anno. Osservando anche i dati che riguardano le persone in cerca di lavoro in base alla dichiarazione 181, per il 49% si tratta di titolari di licenza media, per l’11% di diplomati e per il 5% (in calo rispetto al 2011 di un punto percentuale) di laureati. Come già rilevato, tali dichiarazioni si ricollegano anche al settore turistico e alla sua intrinseca stagionalità: a livello di distribuzione di dichiarazioni per mandamento si nota che Bormio ne ha il 25% circa, seguita da Sondrio al 21%, Morbegno al 20%, Chiavenna al 18% e Tirano al 15%.

In provincia nel 2011 erano 11 le imprese attive nel settore dei corsi di formazione e di aggiornamento professionale, nel 2012 vi è stata la registrazione e avvio di una nuova azienda, elemento che testimonia un crescente interesse sul tema dello sviluppo e promozione del capitale umano.

 

Il progetto del distretto culturale

 

Il progetto del Distretto culturale della Valtellina - che prevede dodici “azioni” all’interno di un progetto triennale del valore complessivo di 8 milioni e 70.000 Euro, co-finanziato per 3 milioni e 585.000 Euro da Fondazione Cariplo e che coinvolge sessantacinque comuni dall’Alta Valle all’area di Morbegno - è nato come sfida che punta sulla valorizzazione delle risorse della Valtellina, favorendo un modello di sviluppo per il territorio sostenibile e orientato alla qualità, proprio sulla linea di quello che anche lo Statuto Comunitario propone. Il Distretto Culturale della Valtellina prevede, accanto a percorsi di valorizzazione del paesaggio, dell’enogastronomia e dell’acqua, anche azioni sui beni intangibili, come lo sviluppo nell’utilizzo di tecnologie per la promozione integrata, la “buona pratica” degli interventi di restauro per la conservazione programmata e per la valorizzazione, le azioni integrate per la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale valtellinese oltre a un sistema formativo e di aggiornamento sui temi del distretto. In modo specifico è importante ricordare che nel progetto viene affrontato il tema dell’educazione al patrimonio culturale e destinatario privilegiato è la scuola. Infatti, come evidenziato direttamente nell’ambito dell’iniziativa, obiettivo è quello di definire un curriculum verticale da inserire nel Piano dell’Offerta Formativa delle scuole valtellinesi, per far conoscere e valorizzare il patrimonio culturale locale e integrarlo in una programmazione didattica continua, dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado, per rafforzare attraverso conoscenza e formazione il senso di identità e di appartenenza alla propria terra, alla sua storia e alle sue tradizioni.

Le linee di intervento strategiche prevedono l’integrazione di best practice in materia di interventi di restauro, la realizzazione di nuovi strumenti per coinvolgere le scuole, la messa in relazione dei beni culturali con il territorio, fino alla formazione e all’aggiornamento professionale per la creazione di un unico sistema di formazione e di aggiornamento destinato a tutta la popolazione.

 

 

 

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NOTE

  • 1 Dati comunicati dal Provveditorato agli Studi di Sondrio

    2 Tecnicamente si tratta della differenza fra il tasso di disoccupazione effettivo e la componente strutturale e denota il margine di capacità inutilizzata nel mercato del lavoro

    3 Il dato corrispondente per la Lombardia è 17,2% e per l'Italia è 25,25% (classe di età 15-29 anni)

    4 Il rallentamento è stimato anche per la variazione dei residenti registrata naturalmente a seguito dell'ingresso dei 15enni nei dati e nell'uscita dei 29enni nelle fasce d'età considerate per i due anni 2011 e 2012

    5 Cfr Ricerca Unioncamere 2012

    6 Dati provvisori

    7 Cfr Indagine ISFOL 2012