Pur avendo assistito ad una progressiva terziarizzazione dell’economia - nel sistema locale e anche a livello regionale e nazionale - il settore dell’agricoltura in provincia di Sondrio rimane un comparto di estrema importanza cui si ricollega l’eccellenza dei prodotti tipici, per il forte legame con il turismo, anche attraverso l’enogastronomia.
La quota delle attività agricole presenti sul territorio è pari al 18,7% del totale delle imprese attive, per un valore assoluto pari a 2.774 imprese a fine 2012. I primi dati disponibili sul 2013 rivelano che nel primo trimestre 2013 si è registrata una contrazione delle imprese agricole del 3,5%, pari a 96 imprese in meno rispetto a quelle di fine 2012.
Il valore aggiunto dell’agricoltura valtellinese è pari, nel 2009, a 118,8 milioni di Euro, il 2,54% del totale del valore aggiunto locale. Se il dato viene calcolato rispetto al 2011, il valore aggiunto dell’agricoltura è 85,5 milioni, sceso all’1,7% del totale1.
Dal 2005 al 2012 la riduzione delle imprese agricole è stata del 22% circa: nel 2005 le imprese agricole attive erano 3.554 e a fine 2012 sono 2.774, ancora un centinaio meno delle imprese agricole attive a fine 2011: continua quindi la contrazione delle imprese agricole, riconducibile alle cessazioni, ma anche a possibili fusioni e accorpamenti nel settore.
Le imprese agricole sono per la maggior parte imprese individuali. Si tratta infatti di uno dei settori meno strutturati da questo punto di vista e anche nel 2012 l’incidenza delle imprese individuali sul totale è pari al 93,7% del totale, senza variazioni di sorta rispetto ai dati degli anni precedenti. Ricordiamo che fra le imprese agricole attive sul territorio numerose sono quelle di natura dopolavoristica o hobbystica per attività svolte con tenacia e passione, spesso da molti anni e di generazione in generazione, con un coinvolgimento in molti casi diretto della componente femminile della famiglia. La quota delle imprese femminili nel settore agricolo anche per questo motivo è infatti particolarmente elevata: circa il 40% del totale.
Grazie ai dati di SMAIL è possibile osservare che alla fine del 2011 gli addetti delle imprese agricole in provincia di Sondrio sono 3.709, in calo del 2,9% rispetto al 2010. Se il confronto viene fatto con gli addetti del settore a fine 2007, il calo è del 6%. Se si osservano invece le unità locali con addetti a fine 2011 queste sono complessivamente 2.839, di cui 2.606 ditte individuali, pari al 91,8% del totale. Le unità locali dal 2007 registrano così un calo del 10,6%. I comuni che hanno il maggior numero di addetti e quindi una particolare concentrazione di attività agricole si confermano Teglio, Villa di Tirano, Ponte in Valtellina e Tirano, aree dove la preminenza dell’agricoltura si evidenzia anche osservando le specializzazioni prevalenti per mandamento (vedi capitolo 1). Sondrio, Samolaco e Livigno seguono subito dopo.
Figura 8.1 – Localizzazione imprese agricole – n° di addetti – 2011. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su SMAIL
Se si considerano i dati degli addetti ripartiti per classi di età e genere, si può osservare che il 60% circa degli addetti sono uomini, di cui circa il 50% nella fascia di età compresa fra i 35 e i 54 anni, come già osservato in precedenti edizioni della Relazione. Circa un sesto del totale è costituito da addetti oltre i 65 anni.
Negli anni 2007-2011 disponibili per i dati SMAIL, da dicembre del 2007 a dicembre 2011, il comparto ha registrato una riduzione di unità locali, addetti e imprenditori. Segno positivo invece si registra per i dipendenti, che aumentano nel periodo del 13%, come evidenziato in figura 8.2.
Prodotti tipici di eccellenza e responsabilità sociale locale
Fiore all’occhiello della provincia di Sondrio, noti in tutta Italia e sempre più anche all’estero, sono i rinomati prodotti tipici, che agiscono anche da richiamo verso un territorio benedetto dalla natura e tradizionalmente vocato al turismo. Integrazioni fra enogastronomia e turismo diventano sempre più strategiche per una promozione integrata che ruoti intorno alla cultura alpina tipica della provincia di Sondrio. I prodotti tipici sono la bresaola, i vini, i formaggi, le mele, i pizzoccheri, il miele, per i quali l’associazione del prodotto alla Valtellina diventa sempre più netta. Prodotti di eccellenza per la promozione del territorio. Ricordiamo che si tratta di marchio IGP per bresaola e mele, marchio DOP per i formaggi Valtellina Casera e Bitto, DOCG per i vini Valtellina Superiore e Sforzato, marchio DOC per il Rosso di Valtellina e marchio IGT per le Terrazze Retiche di Sondrio.
Nel corso del 2012 sono stati registrati con marchio collettivo geografico quattro prodotti caratteristici della provincia di Sondrio: il latte fresco, la pietra ollare, lo scimudin e i pizzoccheri, mentre a fine anno sono state avviate le assistenze tecniche per le filiere produttive relative alla bisciola, al prosciutto crudo fiocco e alla lavorazione dei funghi porcini. Nell’aprile del 2013 il paniere della Camera di Commercio si arricchisce del “Porcino della Tradizione Valtellinese” e del “Prosciutto Fiocco di Valtellina”. Si tratta quindi di altri due prodotti che possono utilizzare il “marchio Valtellina”, espressione di qualità e di appartenenza al territorio, sul cui utilizzo effettua attività di controllo e corrispondenza al disciplinare produttivo un organismo indipendente. Si tratta di due nuovi prodotti - “fiocco” e porcini - che rappresentano un fatturato da 10 milioni di Euro l’uno e una produzione che si è valutata sulle 1.000 tonnellate sia per i funghi sia per il prosciutto.
Questi nuovi marchi collettivi geografici dimostrano la crescente sensibilità sui temi della tipicità e della qualità. Si conferma quanto già evidenziato nella precedente edizione della relazione. E’ difficile trovare un territorio simile a Sondrio per dimensione e caratteristiche con lo stesso numero di prodotti tipici di qualità riconosciuti e certificati. L’attenzione e la valorizzazione della qualità rappresentano sempre più un percorso di policy avviato e affermato, anche nel quadro delle proposte di sviluppo di qualità dello Statuto Comunitario per la Valtellina.
Una conferma ulteriore dell’attenzione ai temi di identità, società, qualità e legame col territorio è dimostrata dall’approvazione del “disciplinare per la certificazione di responsabilità sociale locale”, legata all’utilizzo del marchio “Valtellina”, della Camera di Commercio di Sondrio.
Decidendo di muoversi in questo senso la Camera di Commercio di Sondrio ha dato vita ad un’iniziativa unica in Italia, nata con l’obiettivo di promuovere una cultura d’impresa strettamente connessa con i temi di tipicità, radicamento sul territorio, tutela dell’ambiente e valorizzazione delle persone e della conoscenza, estendendo il campo nei concetti di responsabilità sociale d’impresa. A questo si accompagna l’intenzione di promuovere un connubio fra innovazione e tradizione verso uno sviluppo sostenibile e allo stesso tempo di sensibilizzare imprese e società rispetto ad un concetto di responsabilità sociale di questo tipo. Importante anche il risvolto legato alla promozione di immagine e valorizzazione di quelle imprese che si dimostrino attente ai valori della responsabilità sociale locale e alla crescita del territorio.
Ricordiamo quindi che le tre dimensioni, distinte e nello stesso tempo integrate, su cui l’impresa candidata deve essere valutata e deve raggiungere un punteggio minimo, commisurato anche alla dimensione dell’impresa, sono: dimensione ambientale (rispetto del territorio, sostenibilità, iniziative di risparmio energetico, ecc.), dimensione sociale (luogo di lavoro, mercato, società) e dimensione di identità locale (legame con il territorio provinciale, iniziative di salvaguardia, ecc.). All’aprile 2013 le imprese che hanno ottenuto tale certificazione sono 22, di settori e dimensioni diversi. Ricordiamo infatti, che la declinazione dei criteri ha voluto tenere conto delle caratteristiche specifiche di ogni settore e di ogni classe dimensionale.
Un’iniziativa di questo tipo trova perfetta collocazione sulla linea delle indicazioni offerte dallo Statuto Comunitario nell’ottica di valorizzazione del territorio in modo integrato puntando su sostenibilità e responsabilità.
All’interno dell’agroalimentare rammentiamo poi il ruolo svolto dal “Distretto agroalimentare di Qualità” della Valtellina “Valtellina che gusto”, riconosciuto dalla Regione Lombardia nel 2010, che riunisce i consorzi di tutela, le associazioni di produzioni tipiche e le aziende, con l’obiettivo di agire in una ottica di promozione integrata di prodotti, natura, storia e cultura del territorio.
Ricordiamo che i sei Consorzi sono:
- Consorzio per la Tutela del Nome Bresaola della Valtellina;
- Consorzio di Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto;
- Consorzio Tutela Vini di Valtellina;
- Consorzio Tutela Mele di Valtellina;
- Consorzio per la Valorizzazione e Promozione della DOP Miele della Valtellina;
- Comitato per la Valorizzazione dei Pizzoccheri della Valtellina.
Allo scopo di contestualizzare i diversi comparti nel quadro nazionale, possiamo evidenziare che i formaggi certificati a livello nazionale hanno avuto un’incidenza del 52% in termini di fatturato al consumo nel 2011, per 4,4 miliardi di Euro e un aumento del 7,6% rispetto all’anno precedente. Il comparto dei formaggi certificati si conferma così leader di fatturato in Italia. Rispetto alla quantità invece registra un calo dell’1,7% per 439.000 tonnellate prodotte. Per quanto riguarda il comparto dei prodotti a base di carne, che comprende anche la “Bresaola della Valtellina IGP”, si conferma stabilità con 192.970 tonnellate prodotte nel 2011. Aumenta significativamente il fatturato alla produzione (+6%), meno il fatturato al consumo (+0,6%). Il comparto dei prodotti a base di carne pesa per il 39% sul fatturato totale dell’agroalimentare italiano certificato a marchio europeo, ed è al secondo posto. Rispetto al comparto ortofrutta, quello DOP e IGP ha registrato una produzione annuale nel 2011 di 509.999 tonnellate, di fatto stabile rispetto al passato. Anche qui il fatturato alla produzione aumenta in modo significativo (+9,1%) per 376 milioni di Euro (+9,1%), mentre le vendite al consumo si riducono (-2,9%). Qualivita evidenzia, infatti, come il mercato ortofrutta, che qui comprende anche i prodotti a base di cereali, sia particolarmente sensibile alla crisi dell’economia reale.
I risultati dell’annata agraria
Abbiamo evidenziato nel capitolo di inquadramento iniziale i tratti della crisi, persistente, in Europa ed in Italia. Il settore agricolo, tipicamente anticiclico, per la prima volta presenta segno negativo. Dal punto di vista del contesto normativo, è possibile osservare che la legge di stabilità 2013 ha avuto come effetto quello di spingere ad una ulteriore contrazione sui consumi delle famiglie, cosa che potrebbe portare, anche secondo gli operatori agricoli, anche ad una ripercussione sul consumo di alcuni prodotti agricoli2. Dal punto di vista meteorologico si è registrato ancora anche nel 2012 un clima anomalo, con il susseguirsi di ondate di caldo alternate a periodi più freddi e di pioggia torrenziale. Hanno inciso in modo significativo ricorrenti grandinate soprattutto nell’area di Ponte in Valtellina e aree adiacenti, con impatto soprattutto su frutticoltura e viticoltura. Complessivamente la produzione lorda vendibile ha segnato il valore di 78 milioni di Euro (78.338.034 Euro), in calo del 2,37% rispetto all’anno precedente. Se si aggiunge anche il valore relativo all’agriturismo si toccano 84,5 milioni di Euro.
La figura 8.3 permette di apprezzare l’andamento della produzione lorda vendibile negli ultimi anni.
Figura 8.3 – Produzione lorda vendibile – Dati 2005-2012 in migliaia di Euro. Fonte: Congiuntura agricola 2012 - Camera di Commercio di Sondrio
Produzioni vegetali
Nel complesso la produzione vegetale è risultata inferiore rispetto al 2011 a causa delle gravi perdite di meleti e vigneti.
I prodotti vegetali rappresentano nel 2012 il 31,9% della produzione lorda vendibile (erano il 38% nel 2011, per un calo del 18%); aumenta di riflesso la quota delle produzioni animali, pari al 62% del totale. Il motivo è legato all’effetto della violenta grandinata indicata sopra, con la pesante penalizzazione dei prodotti viticoli e frutticoli, determinando una ulteriore attenuazione del peso economico dei prodotti vegetali sulla produzione lorda vendibile provinciale. Nell’anno si è osservato in particolare un incremento di ortaggi e patate; queste ultime hanno registrato favorevole commercializzazione anche a seguito di una carenza del prodotto di importazione. Degno di nota anche il kiwi, con andamento produttivo variabile di anno in anno sia sotto il profilo quantitativo sia per i prezzi di mercato.
La figura 8.4 riporta l’andamento delle produzioni vegetali dal 2006 al 2012.
Figura 8.4 – Produzione vegetale – Dati 2006-2012 in Euro. Fonte: Congiuntura agricola 2012 – Camera di Commercio di Sondrio
Mele
Le mele della Valtellina, che hanno avuto il 1 marzo 2010 il riconoscimento IGP dall’Unione Europea (Regolamento UE n. 171/2010) relativo alle varietà Golden Delicious, Red Delicious e Gala, nel 2012 hanno avuto un importante calo di produzione. Ciò è riconducibile anche alle condizioni meteorologiche registrate in estate. Una forte grandinata in luglio, accennata già sopra, ha devastato molte coltivazioni nell’area di Ponte in Valtellina, come accennato sopra. Accanto al danno tangibile registrato sulla frutta dell’anno, andrà ad aggiungersi anche la perdita futura legata allo sradicamento di oltre 6.000 piante a causa della violenza e turbolenza del vento. Per quanto riguarda la produzione complessiva delle mele nel 2012, c’è stata una produzione di circa 260.000 quintali di mele per una produzione lorda vendibile di quasi 9 milioni di Euro (Euro 8.970.000)3. Come conseguenza della grandinata di cui sopra, si è registrato un significativo aumento dei frutti destinati all’industria (oltre 6.000 tonnellate). Le varietà di mele prevalenti in provincia di Sondrio sono le Golden Delicious (9.800 tonnellate), seguite da Red Delicious (6.400 tonnellate) e Gala (1.500 tonnellate). Importante rilevare la fusione delle tre cooperative ortofrutticole in un’unica cooperativa, come era già stato annunciato in precedenza e come era emerso quale indicazione per una maggiore leva competitiva per il comparto4. Le mele valtellinesi saranno così conferite dai 700 soci ad una cooperativa unica, che prende il nome Melavì, brand già conosciuto per la commercializzazione, che di fatto commercializza circa il 75% delle mele prodotte in Valtellina (la parte restante direttamente da produttori locali). Dai dati Melavì emerge che nel 2012 è stato venduto un quantitativo pari a 26.322 tonnellate per oltre 17 milioni di Euro.
Pur essendo cooperative che arrivano da centrali diverse, cresce l’aggregazione, per risolvere problematiche specifiche. Da tutti, in occasione della fusione, è stato evidenziato che insieme è possibile favorire un rafforzamento del brand, innovazione di prodotto e maggiore massa critica con crescente possibilità di affermarsi sui mercati.
Dai dati Qualivita ISMEA, infine, emerge che in questo comparto il leader per fatturato a denominazione di origine è la mela della Val di Non, che ha una quota pari al 60%, mentre per il fatturato all’origine il leader è Mela Alto Adige IGP, che ha il 45,2% del totale5.
Viticoltura e vini di Valtellina
L’annata 2011/2012 per la vite ha rappresentato un’annata migliore rispetto a quella registrata per le mele, ma comunque con una contrazione di produzione compresa fra il 15 e il 20%, riconducibile a alternanza di periodi troppo caldi con periodi connotati da un successivo anomalo abbassamento della temperatura e ai periodi di siccità.
La produzione valtellinese di vini, certificati, registra una leggera diminuzione nel corso del 2012 in termini di imbottigliato (- 4%). Il numero di bottiglie si riduce per tutte le tipologie di produzioni, allineandosi con i valori registrati nel corso del 2010, quando la produzione di ettolitri di vino certificato, lo ricordiamo, aveva registrato una riduzione del 17% rispetto all’anno precedente. Ricordiamo che la produzione di vini è strettamente legata al clima: nel 2008 e 2009 il calo di produzione (in bottiglie) era ricollegabile anche a precedenti specifici attacchi di peronospora. Per il 2012 il calo di produzione viticola è riconducibile alle grandinate di luglio, con una produzione di uva che è in calo del 17,8% rispetto al 2011.
Il Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina raccoglie quasi tutte le aziende vinicole della provincia di Sondrio con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il vino valtellinese in Italia e all’estero e tutelare la cultura vitivinicola in Valtellina, con il territorio vitato terrazzato, “rubato alla roccia” e candidato a essere riconosciuto patrimonio dell’Unesco.
Per quanto riguarda il dato sul vino DOCG, DOC e IGT immesso al consumo la tabella in figura 8.5 evidenzia i dati delle bottiglie sul mercato nel 2012 riportando anche i dati degli anni precedenti con le relative variazioni.
Dai dati del Consorzio di Tutela Vini, si registra stabilità rispetto ai canali di distribuzione del prodotto: circa il 45% della produzione è venduta sul mercato provinciale, circa il 35% sul mercato nazionale e circa il 20% destinato all’esportazione.
E’proseguita anche nel 2012, l’azione di promozione e valorizzazione del prodotto locale attraverso il progetto “Vino Insieme”, avviato nel 2011 dalla collaborazione di Camera di Commercio, Provincia di Sondrio e Consorzio Vini che ha visto anche la partecipazione di Confcommercio Sondrio, Coldiretti, Terranostra e Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina. L’intenzione che ha originato il progetto è stata quella di fare del Rosso di Valtellina Doc “Insieme” il vino della Valtellina, secondo un “progetto di filiera a 360° e a chilometro zero”, che incentivi la consumazione di vino locali in bar ristoranti e agriturismi della provincia, in feste, sagre, manifestazioni ed eventi di promozione del territorio e sul territorio.
E’ opportuno poi ricordare anche l’importante iniziativa della Camera di Commercio e Provincia di Sondrio - che in parti uguali garantiscono le risorse all’iniziativa, 120.000 Euro per tre anni - per la misura finanziaria collegata al contratto tipo per la cessione di uve a denominazione di origine, riproposta anche nell’ultima stagione, dopo l’avvio per la prima volta con la vendemmia 2011. Fino alla fine del 2012, nella prima annualità, complessivamente ci sono stati 177 contratti e 6.500 quintali di uve per un finanziamento complessivo di 1,4 milioni di Euro, con un un risparmio di circa 75.000 Euro per le cantine e i pagamenti ai viticoltori liquidati entro il 30 aprile 2012.Per la seconda annualità si prevede di finanziare gli acquisti delle uve a denominazione di origine a partire da un importo minimo di 30.000 Euro, più basso rispetto ai 50.000 dell’anno precedente, fino a un massimo di 800.000 Euro. Il tasso netto che era il 2% per la prima annualità, con la seconda è 1,15% grazie al contributo pubblico in conto interessi, pari a 150 punti base (1,5%) e alla collaborazione dei due istituti di credito locali, Banca Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese. Ricordiamo l’innovazione importante rappresentata da questa misura, condivisa all’interno del Tavolo Vitivinicolo, dal punto di vista delle relazioni di filiera, garantendo al coltivatore certezza di ritiro delle uve per tre anni e pagamenti entro il 30 aprile e dal punto di vista della finanza con il prodotto finanziario creato ad hoc e già affinato e reso ancora più appetibile e di interesse per le cantine.
I primi risultati permettono di confermare che fatto 100 il totale delle uve agevolabili, nel 2012 oltre 40 sono state agevolate.
Pere
Le pere continuano ad essere una componente marginale dell’economia frutticola valtellinese. Nel confronto con il 2011 si può osservare che la produzione ha superato i 106.000 Euro con un aumento del 17,6%. Come precedentemente osservato, si ricorda che la produzione delle pere è effettuata quasi del tutto da produttori elvetici e quasi completamente esportata in Svizzera.
Piccoli frutti
Il mirtillo rappresenta una coltura giovane che assume via via maggiore importanza: nello stesso tempo è prodotto di nicchia, ricercato sia per gli utilizzi nell’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica. Ricordiamo che in provincia di Sondrio, la coltivazione del mirtillo in forma intensiva è avviata da oltre dieci anni grazie ad un’intuizione delle Fondazione Fojanini: dalle circa 150.000 piantine, che producono mediamente 3 kg di mirtilli ciascuna, si è passati nel 2012 a 155.000 piantine, che non hanno ancora tutte raggiunto la piena produzione.
La figura 8.6 riassume le variazioni 2012/2011 di produzione lorda vendibile per il settore delle produzioni vegetali, con la contrazione complessiva del 18,2%.
Produzioni animali: latte e formaggi
Le produzioni animali rappresentano sempre la quota più consistente della produzione lorda vendibile: nel 2012 sono il 68% del totale, in aumento anche a causa della contrazione della frutticoltura. Confermata ancora al primo posto in questo ambito è la presenza del latte bovino, con un aumento del 9,6% rispetto all’anno precedente.
La produzione lorda vendibile di origine animale aumenta anche nel 2012 e arriva a oltre 53 milioni di Euro (53.353.500 Euro), di cui il 72,5% è rappresentato dal latte bovino (che era il 71% nell’anno precedente). La figura seguente permette di osservare l’andamento degli ultimi anni, dal 2006 al 2012, con una sostanziale stabilità fra 2010 e 2011 e aumenti negli altri periodi, sia dal 2007 al 2010, sia nel corso del 2012.
Figura 8.7 - Produzioni animali – Dati 2006/2012 in Euro. Fonte: Congiuntura Agricola 2012 – CCIAA Sondrio
Il latte bovino rappresenta il 72% della produzione lorda vendibile animale e poco meno del 50% della produzione lorda vendibile complessiva: si tratta del prodotto principale del settore agricolo valtellinese, con una quota sul totale della produzione lorda vendibile agricola in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2011. Il risultato legato al settore delle produzioni animali e al latte in particolare è riconducibile anche alla presenza delle cooperative lattiero casearie che permettono di valorizzare anche economicamente il latte e i prodotti trasformati.
Nel quadro delle attività avviate con il progetto di collaborazione fra le Camere di Commercio Alpine, Alps Benchmarking, il settore lattiero caseario ha subito avuto una posizione di rilievo. Infatti si tratta del primo settore che i Presidenti delle Camere di Commercio Alpine hanno individuato come tema di analisi e approfondimento. Nell’incontro successivo a quello di Sondrio - che ha sancito l’inizio ufficiale della collaborazione - tenutosi a Trento il 18 maggio 2012 si è parlato in modo specifico di settore lattiero caseario, caratteristiche, problematiche e possibilità di collaborazione su cui puntare per iniziative congiunte e/o per supportare l’implementazione di politiche specifiche a riguardo. Da questa collaborazione è risultata la presentazione di un progetto di valorizzazione dei formaggi alpini a valere sul Fondo perequativo.
Per tutti i territori sono state evidenziate le principali caratteristiche sotto i seguenti profili:
- evoluzione del settore negli ultimi 50 anni;
- somiglianze e differenze per struttura e organizzazione, modalità di certificazioni e valutazioni della qualità;
- mercato e distribuzione dei prodotti;
- principali strategie delle imprese e del settore.
A giudicare dai dati raccolti, le diverse realtà risultano estremamente variegate con quantità di latte prodotto molto diverse, da poco più di 100.000 quintali di latte a oltre 3.700.000 quintali per produzioni diverse (formaggi, yogurt e latte).
L’attenzione alla qualità del prodotto si manifesta, in tutti i territori, attraverso disciplinari DOP e disciplinari volontari, laboratori di analisi specializzati, commercializzazione attraverso marchi collettivi, attenzione a produzioni biologiche utilizzo di prodotti non ogm.
Mentre maggiori dettagli sugli esiti e contenuti della collaborazione alpina su questo tema saranno forniti nel box a fine capitolo relativo ai confronti fra territori, relativamente alla realtà di Sondrio ricordiamo che vi sono 4 cooperative più grandi, 20 latterie tradizionali e un centinaio di caseifici aziendali. Le 3 maggiori cooperative sono riunite all’interno di un Consorzio di secondo livello (Latterie Valtellinesi). È notevole in provincia il numero di caseifici d’alpeggio autorizzati: la presenza di prodotti a latte crudo e soprattutto di prodotti d’alpeggio facilmente differenziabili da quelli di pianura sono considerati punti di forza.
Nel 2012 sono nati i marchi geografici collettivi “Latte fresco della Valtellina” e “Scimudin della Valtellina” a integrazione ulteriore del nutrito ventaglio di prodotti tipici locali.
I prodotti DOP di questo comparto sono i formaggi Valtellina Casera e Bitto, per i quali la qualità è controllata attraverso i parametri previsti dal disciplinare e la valutazione alla marchiatura, per il latte, attraverso parametri sanitari. Dai dati del Consorzio per la tutela del Valtellina Casera DOP e del Bitto DOP, esaminando l’andamento, si osserva dal 2011 una contrazione del dato relativo al Valtellina Casera (-19,78% dal 2010 al 2012, passando dalle 197.048 forme prodotte nel 2010 alle 158.061 forme prodotte nel 2012), mentre il dato relativo al Bitto è sostanzialmente stabile (-1,03% dal 2010 al 2012, anno in cui sono state prodotte 26.504 forme di formaggio idoneo alla DOP Bitto). Si tratta di andamenti produttivi che non dipendono dal numero di soggetti delle due filiere (sostanzialmente stabile negli ultimi anni) né dalla quantità di latte prodotto, ma che sono legati alle dinamiche del mercato influenzate a loro volta dalla crisi generale del periodo. E’ stato segnalato che i costi di produzione si confermano in aumento, in particolare per quanto riguarda gli alimenti zootecnici. La stagione foraggera in provincia, comunque, è stata complessivamente buona: l’andamento climatico ha consentito buoni tagli sul fondovalle e un buon mantenimento dei pascoli in quota6. Le figure 8.8 e 8.9 riassumono i dati degli ultimi anni, da 2006 a 2012 relativi rispettivamente a Valtellina Casera e a Bitto. Ricordiamo che il numero di forme corrisponde al numero di forme marchiate a fuoco dal Consorzio, cioè le forme prodotte che superano l’esame di conformità e entrano nel circuito DOP. La marchiatura a fuoco viene effettuata dal CTCB almeno dopo 70 giorni di stagionatura delle forme.
A Valtellina Casera e Bitto, fra i formaggi tipici si aggiunge lo Scimudin che ha ottenuto, come ricordato sopra, il marchio collettivo geografico nel 2012.
Bresaola della Valtellina
La bresaola è uno dei prodotti tipici valtellinesi più conosciuti in Italia e anche all’estero. Ricordiamo che ha ottenuto il marchio IGP nel 1998 e da allora esiste il consorzio di tutela del nome della “Bresaola della Valtellina”.
Dai dati del Consorzio, emerge che nel 2012 l’andamento della produzione di Bresaola della Valtellina IGP, pur nel contesto di crisi in atto, mantiene il suo trend positivo di vendite a volume. La produzione IGP dichiarata dalle 15 aziende consorziate nell’anno 2012, che ammonta a 12.496 tonnellate di prodotto certificato, ha registrato una crescita pari al 2,03% rispetto alla produzione riferita all’anno precedente. La figura 8.10 permette di osservare i dati relativi alla produzione di bresaola IGP negli anni 2007-2012.
Figura 8.10 – Bresaola della Valtellina. Fonte: Consorzio per la tutela del nome bresaola della Valtellina
Nonostante la ridotta capacità di spesa delle famiglie abbia indotto ulteriormente la crisi dei consumi interni, si conferma il grande appeal di un prodotto che il consumatore percepisce come magro, sano e nutriente, adatto ad ogni tipo di dieta e attività sportiva. Con un mercato interno tendente alla saturazione, le opportunità maggiori si aprono sul fronte delle esportazioni e nel potenziale del preaffettato. Infatti, dati alla mano, benché il banco taglio rappresenti ancora la fetta più ampia del comparto, la produzione delle vaschette di Bresaola della Valtellina IGP preaffettata è in continua progressione sia sul mercato interno che estero. Infatti il preaffettato confezionato in atmosfera protettiva è la tipologia di confezionamento che registra costante e sostenuta espansione assestandosi sul 35,72% del totale certificato per 4.463 tonnellate di prodotto, venduto sia a marchio produttore che a marchio cliente7.Il fatturato della bresaola IGP nel 2011 è circa 377 milioni di Euro, in crescita rispetto all’anno precedente (+2,3%). Come evidenziano i dati Qualivita ISMEA 2012, è al quarto posto a livello nazionale, dopo Prosciutto di Parma DOP, Prosciutto San Daniele DOP e Mortadella Bologna IGP.
Apicoltura e miele
Il miele rappresenta di fatto uno dei prodotti tipici della provincia di Sondrio. Il comparto apistico, già piuttosto sofferente negli anni precedenti, nel 2012 presenta una produzione di 775 quintali, (erano 1.210 nel 2011), con un calo del 28,8%. In valore, tale comparto è pari a circa 620.000 Euro di produzione lorda vendibile. Nel 2012 la situazione già difficile per gli apicoltori peggiora a causa dello sfavorevole andamento climatico: nel 2011, a seguito di clima poco favorevole si erano ridotte le fonti di polline, nel 2012 complessivamente il patrimonio apistico si è ridotto di circa un terzo.
Pizzoccheri
I pizzoccheri, uno dei più famosi prodotti tipici della Valtellina, conosciuto in Italia e all’estero, nel corso del 2012 hanno ottenuto il significativo riconoscimento del marchio collettivo geografico. Per il comparto nel 2012 si confermano dati pari a quelli dell’anno passato, risultato degno di nota, in quanto indica che si è mantenuto stabile il livello di vendite senza perdere quote di mercato, nonostante la crisi in atto. La produzione legata alle aziende censite, pertanto, può essere stimata in circa 1.600.000 - 1.700.000 kg/anno, e pari ad un valore economico di circa 1.700.000 Euro. Con la produzione legata alla ristorazione si arriva a circa 1.860.000 Euro. Significative attività di commercializzazione all’estero sono continuate anche nel 20128.
Agriturismo
Il settore dell’agriturismo aveva registrato una flessione importante nel 2011, con perdite anche del 25-30% e con poche strutture non toccate dalla crisi. Nel 2012 il comparto dell’agriturismo registra un giro d’affari di oltre 6 milioni di Euro, stabile di fatto rispetto al 2011, con un aumento dello 0,65% rispetto all’anno precedente.
Costi di produzione
Già nei capitoli 2 e 4 come di consueto si è cercato di fornire un quadro sintetico ma completo delle dinamiche economiche complessive in corso. La dinamica dell’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari ha fatto salire le quotazioni dei cereali del 17%, con prospettive stimate di aumenti significativi nei prezzi del cibo nei prossimi decenni.
A livello locale, anche se sono significativamente aumentati i costi delle materie prime indispensabili alla produzione, è stato rilevato che gli imprenditori della provincia di Sondrio hanno contenuto l’utilizzo di materie prime, ove possibile, e sono riusciti a contenere i costi di produzione al 5,38% rispetto al 2011. Il valore aggiunto registra un dato, per il 2012, di 40.053.659, con un calo dell‘8,78% rispetto all’anno precedente, soprattutto a seguito delle condizioni meteorologiche avverse, che hanno colpito in particolare il comparto frutticolo e viticolo, come già indicato. La parte più consistente è riconducibile ai prodotti del settore lattiero caseario che rappresenta il 54% del valore aggiunto complessivo. Abbiamo già ricordato il ruolo importante delle cooperative del lattiero caseario che permettono di valorizzare in modo più significativo rispetto a quanto fatto dall’industria i prodotti derivati dal latte. Come di consueto è opportuno ricordare che il valore aggiunto è al lordo delle spese per la remunerazione del lavoro fornito in azienda, dei canoni di affitto di terreni ed alpeggi, delle quote di ammortamento di fabbricati e macchine, e di tutte le spese che le aziende si trovano a dover sostenere nel corso del loro lavoro.
Credito agrario
Sebbene sui mercati finanziari i tassi siano ormai giunti ai minimi storici, il costo reale del denaro per gli imprenditori è rimasto sostanzialmente invariato; infatti, vi sono altri fattori che concorrono a determinare il costo del denaro e che hanno avuto un’incidenza significativa. Nello specifico del comparto agricolo, gli operatori finanziari sono sì attratti dalla buona consistenza del capitale fondiario, ma devono scontare una limitata conoscenza del settore e le difficoltà di avere un quadro economico finanziario preciso dello stato di salute delle aziende agricole, su cui grava, quindi, un alone di incertezza. Questa difficoltà nell’inquadrare la situazione economico finanziaria dell’impresa coniugata alle oggettive difficoltà del settore, che si deve confrontare con una contrazione della produzione lorda vendibile, marcato aumento dei costi di produzione e un calo significativo del valore aggiunto, ha verosimilmente contribuito ad irrigidire l’offerta di credito nei confronti degli agricoltori. Ciò detto, si rileva tuttavia come in Valtellina e Valchiavenna le banche abbiano comunque assicurato alle imprese agricole le risorse per la gestione e per gli investimenti dimostrando così di voler svolgere con continuità la loro funzione di sostegno al territorio anche nei momenti più difficili, quando la domanda di credito è in crescita sia per nuovi investimenti sia per necessità di liquidità.