Ottimizzato anche per iPad

ALPS BENCHMARKING - INSIEME PER CRESCERE

CAPITOLO 6

Esperienze da condividere

Come indicato sopra, uno dei principali obiettivi di Alps Benckmarking è quello di mettere in luce i punti di forza ed individuare le aree di miglioramento relativi ai diversi territori, di condividere esperienze, risultati e problematiche comuni: per questo il gruppo di lavoro ha raccolto, analizzato e condiviso anche informazioni di carattere qualitativo. Uno dei punti qualificanti è stato il confronto fra le esperienze più significative, individuandone, come accennato:

- Condizioni di contesto

- Riproducibilità

- Criticità

 

Si è formata così una raccolta di esempi ai quali attingere o ispirarsi: esempi di best practices che vengono proposte al sistema delle Camere ed ai territori che partecipano ad Alps Benchmarking (e che potrebbero successivamente essere proposte anche ad altri territori.

I primi confronti sono nati intorno a due aree tematiche: l’internazionalizzazione e la filiera lattiero-casearia, cui si fa riferimento in questa prima pubblicazione.

 

 

Internazionalizzazione

 

Il tema dell’internazionalizzazione, ancora più pregnante per lo sviluppo del sistema delle imprese e del sistema economico locale nell’attuale contesto di debolezza di molti mercati “domestici”, è particolarmente sentito dalle Camere di Commercio dell’arco alpino. Del resto, i sei territori coinvolti hanno una propensione all’export inferiore a quella media nazionale (con la sola eccezione di Belluno che è ben al di sopra dei valori medi) ed anche il grado di apertura al commercio estero vede risultati lontani dalla media.

 

Sono state quindi raccolte e descritte numerose iniziative, diciotto, ritenute esemplari, concluse di recente o in alcuni casi ancora in corso di svolgimento, generalmente gestite dalle Camere di Commercio coinvolte in modo diretto. Tutte le iniziative, in forma schematica, sono proposte nell’appendice a conclusione del presente lavoro.

 

In linea generale, emergono quattro principali spunti di riflessione.

1) Un terzo delle best practices è qualificabile come “progetto complesso” (per caratteristiche e numerosità di azioni, partner coinvolti...): accanto quindi a tutta una serie di iniziative di impatto ma che richiedono un medio sforzo organizzativo, le Camere di Commercio sono spesso impegnate in progetti che richiedono un impegno molto elevato anche in termini di progettazione e coordinamento.

2) Tutte le Camere operano in forte collegamento con il sistema regionale (Regione, Unioncamere, Centro Estero) e a volte, nazionale (ICE), elemento che garantisce maggiore efficienza ed efficacia alle azioni. Le Camere di Commercio guidano, infatti, oltre la metà delle iniziative, ma anche in questo almeno uno degli interlocutori regionali è quasi sempre coinvolto. Inoltre almeno 1/3 dei progetti vede esplicitamente coinvolti altri partner (associazioni di categoria, consorzi...): anche questo un segnale della capacità di dialogare con il territorio e coordinare al meglio i vari interventi, agendo secondo logiche di rete.

3) L’area-target omogenea prevalente è europea o limitrofa (Svizzera) ma poco meno dei due terzi delle iniziative guarda a BRIC, area asiatica e paesi arabi, USA, altri mercati – aree ad alto potenziale alle quali le imprese di minori dimensioni hanno più difficoltà d’accesso.

4) Per quanto riguarda le tipologie di azioni1, il concreto supporto all’esplorazione dei mercati esteri e alla ricerca di opportunità di business (organizzazione di missioni incoming e outgoing, b2b e workshop, fiere internazionali) prevale decisamente sulle altre - che spesso sono di complemento a questa tipologia (in particolare formazione/aggiornamento) anche se vi sono iniziative che associano in modo sempre più integrato queste componenti imprescindibili. Le iniziative che coniugano esplicitamente innovazione ed internazionalizzazione - un binomio di per sè indissolubile - sono ancora rare: le singole Camere realizzano specifici progetti sul tema di ricerca ed innovazione, ma non collegandole direttamente alla presenza sui mercati internazionali. Può inoltre stupire, considerate dimensioni e caratteristiche delle imprese, che non siano molte le azioni esplicitamente dirette alla creazione/sviluppo di reti, un elemento che potrebbe supportare i processi di internazionalizzazione delle pmi locali.

 

Figura 56: Best Practices sul tema Internazionalizzazione – tipologia di azioni. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

56.jpg 

Questo dato va comunque letto in relazione ai settori coinvolti: quasi 2/3 delle azioni sono di supporto a singoli settori e spesso si rivolgono a filiere (bioedilizia, sistema casa - ad esempio).

 

 

Figura 57: Best Practices sul tema Internazionalizzazione –settori coinvolti. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

57.jpg 

I singoli settori sono ovviamente espressione delle diverse peculiarità locali, sia a livello di eccellenze produttive che di “maturità” nelle esperienze di collaborazione Camera-Imprese.

 

Figura 58: Settori Best Practices Internazionalizzazione. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

13

 

Tornando alle iniziative, le missioni commerciali (incoming e outgoing), i workshop ed i b2b sono importanti per favorire la reciproca conoscenza fra gli operatori italiani e stranieri (di solito buyer o comunque soggetti decisivi per entrare in un nuovo mercato/sviluppare la propria presenza). Ad esempio “Buy Made in Veneto”, realizzata dal sistema camerale veneto, ha visto l’organizzazione di visite di importatori, grossisti, rappresentanti di catene commerciali etc. che hanno incontrato i potenziali fornitori di Belluno e veneti nell’arco di due giornate. Anche la missione di operatori francesi del settore lapideo ad Aosta, ha previsto visite alle aziende locali e successivamente incontri bilaterali. Il “Roadshow delle Camere di Commercio in Asia” organizzato a Trento ha il suo punto di forza in un incontro di formazione sui mercati emergenti e successivi incontri individuali con le aziende. Analogamente si collocano il progetto “Legno Svizzera” di Sondrio, con missioni incoming ed outgoing , Explore di Belluno con i b2b per la filiera della biodelizia. Queste iniziative spesso hanno previsto momenti di formazione ed aggiornamento alle imprese e, nei progetti più complessi, costituiscono uno degli step per accompagnare le imprese sui mercati esteri. Un innovativo esempio in questo senso è rappresentato dal progetto Club degli Esportatori di Sondrio che ha favorito l’aggregazione di rete, la formazione e la partecipazione ai mercati esteri nella stessa iniziativa.

 

Ad esempio la “promozione del comparto agroalimentare lombardo in Nord America-Canada” alla quale ha partecipato Sondrio prevede formazione, missione e partecipazione a fiere in USA. Anche “Lago Maggiore Casalinghi” realizzato a Verbania affianca ad altre azioni l’organizzazione della collettiva nelle fiera internazionale più importante per il settore, in Germania. La partecipazione alle fiere internazionali è da sempre una delle leve usate dalle imprese che, se di piccole dimensioni, possono faticare a sostenere i costi sia per così dire vivi ma anche quelli organizzativi di partecipazione. Sono quindi numerose le azioni segnalate: a quelle già citate si affianca la partecipazione all’evento top del settore ortofrutticolo nazionale “Fruit Logistica” organizzata da Trento.

 

All’organizzazione della partecipazione si affianca anche l’erogazione di contributi, come ad esempio il bando provinciale fiere internazionali di Sondrio cui si affiancano i voucher per l’internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese lombarde ed il bando di aggiornamento strumenti di comunicazione estera, ancora di Sondrio, di contribuzione alla realizzazione degli strumenti come cataloghi, brochure, siti web….

 

Si è già sottolineata l’importanza della formazione ed aggiornamento per supportare le imprese nei processi di internazionalizzazione: proprio per questo alle iniziative già citate - in cui la formazione è propedeutica alla partecipazione a missioni, b2b, fiere etc. - si aggiungono alcuni progetti come i “seminari di formazione sull’internazionalizzazione”, articolati in 5 momenti formativi che attraverso Unioncamere Lombardia hanno coinvolto Sondrio, che invece ha realizzato in modo diretto il progetto Club degli Esportatori, già citato. Il progetto “Explorer” di Belluno ha visto realizzare un seminario sull’architettura sostenibile ed un convegno sul risparmio energetico: in questo come in molti altri progetti il momento formativo, sempre gradito dalle imprese, è anche occasione per sviluppare ulteriori azioni – in questo caso facilitare la cooperazione delle imprese dell’area transfrontaliera italo-austriaca.

All’attività di formazione si affianca quella di consulenza, perlopiù gratuita: un servizio presente in buona parte delle Camere di Commercio italiane – a testimoniarne necessità ed efficacia. Nell’arco alpino si segnalano come esempi lo “sportello per l’internazionalizzazione Lombardia Point” - presente a Sondrio tramite il sistema camerale lombardo e che offre consulenza gratuita on-line, oltre alle attività formative già citate - e lo “sportello internazionalizzazione” di Belluno, con il coordinamento di Unioncamere Veneto e Centro Estero Veneto; lo stesso modello si articola a Verbania tramite Unioncamere Piemonte e Centro Estero per l’internazionalizzazione del Piemonte.

 

 

Le reti di impresa sono spesso considerate “la risposta più efficace alle necessità di competitività e di innovazione” delle Pmi: consentono di raggiungere economie di scala e di conoscenza, ridurre costi e rischi dei processi di internazionalizzazione ed innovazione e, vantaggio importante per imprese “tascabili”, di fare massa critica sui mercati. Le reti competitive possono essere reti di difesa – ad esempio per ridurre i costi ed ampliare il portafoglio clienti, o “reti di attacco”, per sviluppare nuovi prodotti e servizi, entrare in nuovi mercati etc2.

 

Sono sei le best practices delle Camere di commercio dell’arco alpino che hanno come obiettivo esplicito lo sviluppo di reti di collaborazione e reti d’impresa.

 

Lo Speed-dating di Bolzano, il quale si è già svolto quattro volte, coinvolge circa 40 imprenditori italiani e transfrontalieri. L’iniziativa si articola in due momenti decisivi: il primo riguarda una fase di formazione sulle particolarità e sulle normative da rispettare per sviluppare l’attività imprenditoriale oltre confine mentre il secondo riguarda proprio momento un cui avviene una prima e rapida conoscenza tra gli imprenditori finalizzata all’instaurazione di nuovi contatti e nuove possibilità di business.

 

L’Aperitivo dell’imprenditore coinvolge a Trento 60 professionisti con quattro appuntamenti l’anno ed ha come obiettivo “creare occasioni di confronto e di scambio informale tra i professionisti che si occupano di commercio con l’estero all’interno delle aziende trentine, riunendoli a discutere su temi specifici identificati da loro stessi di volta in volta in un contesto informale”.

 

Il Club degli esportatori a Sondrio è nato nel 2010 per rafforzare e diffondere la cultura per l’internazionalizzazione attraverso un’azione informativa e formativa fra i membri del Club, oggi una quarantina. Tra le attività realizzate: incontri formativi sulle tematiche del team building, dell’internazionalizzazione e dell’aggregazione e la selezione di 15 Export Leader, oltre alle già citate missioni in Germania. Un importante risultato già raggiunto: l’intero gruppo di imprese del settore agroalimentare è stato qualificato Best Improved, costituendo una rete d’impresa che ha visto la sua formalizzazione nei primi mesi del 2012.

 

Lago Maggiore Casalinghi è un’Associazione Temporanea di scopo che ha come capofila la Camera di Commercio di Verbania tramite la sua azienda speciale Fedora e come partecipanti 14 imprese e 3 associazioni di categoria. L’ATS ha concluso nel settembre 2011 un primo progetto del valore complessivo di Euro 1.000.000, il 50% finanziato sul POR regionale, e sta realizzando un altro progetto di pari valore, sempre cofinanziato al 50%. All’esplorazione di nuovi mercati (Russia, EU) ed azioni promozionali si affiancano la certificazione territoriale etico-ambientale (marchio Lago Maggiore Casalinghi) ed azioni dirette a sostenere l’innovazione.

 

Explore viene realizzato a Belluno su coordinamento di Unioncamere del Veneto ed Eurosportello ed ha un’ampia partecipazione di partner locali. L’iniziativa promuove la cooperazione fra imprese italiane ed austriache della filiera della bioedilizia, con numerosi eventi di approfondimento e scambio, b2b, piattaforme di comunicazione.

 

Lapidei del Lago Maggiore e dell’Ossola è un’Associazione Temporanea di scopo che ha come capofila la Camera di Commercio di Verbania e come partecipanti 6 imprese e 3 associazioni di categoria. L’ATS sta realizzando un progetto del valore di 1.000.000 Euro – il 50% finanziato dal Por Regionale – che prevede missioni incoming e partecipazione a fiere internazionali, la certificazione di filiera territoriale ed etico-ambientale e azioni per l’innovazione.

 

Il binomio internazionalizzazione-innovazione è previsto da alcuni dei progetti appena citati: Explore ad esempio contempla la realizzazione di un modello di piattaforma virtuale di comunicazione fra le imprese transfrontaliere per lo scambio di conoscenze e lo sviluppo della gestione dei contatti d’affari on line. Lago Maggiore casalinghi ha realizzato una ricerca applicata relativa alle nanotecnologie applicate ai materiali, che ha affrontato alcuni temi individuati insieme alle imprese, giungendo alla realizzazione di alcuni prototipi.

Alcune aziende hanno poi aderito alla proposta di collaborare con un studio di giovani ma affermati designer: in occasione dell’edizione 2012 del Salone del Mobile è stata presentata la prima collezione “Lago Maggiore Casalinghi” con prodotti ad alto impatto e legati da un tema (il paesaggio domestico), buon riscontro sui media e da parte dei buyer. I lapidei del Lago Maggiore e dell’Ossola stanno realizzando insieme al locale centro di ricerca “Centro Servizi Lapideo” tutta una serie di ricerche applicate per incrementare la competitività delle imprese locali (studio sulle possibilità di impiego degli scarti di lavorazione del settore lapideo per recuperi e ripristini ambientali, opere d’ingegneria civile etc.; analisi compatibilità ambientale dei residui di lavorazione lapidei; analisi tecnica ed economica sull’impiego dei fanghi lapidei come filler per bitume etc).

Nell’ambito del progetto Club degli Esportatori sono state realizzate innovative modalità di collaborazione di rete che hanno permesso di associare innovazione e presenza sui mercati esteri per presentare tutta la filiera dell’agroalimentare valtellinese su piattaforme web e fiere all’estero, includendo attività di ricerca, innovazione e promozione d’impresa.

 

Settore lattiero-caseario

Il settore lattiero-caseario rappresenta un comparto di particolare importanza per l’economia dell’area alpina soprattutto in termini di valorizzazione della materia prima, ma anche in termini di occupazione e di attività indotte sul territorio. Inoltre, rappresenta una delle componenti principali del sistema agroalimentare essendo caratterizzato dal forte radicamento nel territorio e dal legame con le produzioni casearie di alta qualità, in particolare DOP e altri marchi di qualità.

 

Articolata e diversificata appare la situazione nell’area di interesse, con imprese chiamate a rispondere a sfide sempre più complesse, dovute ai processi di innovazione, trasformazione nelle preferenze dei consumatori, orientamento verso la sostenibilità, evoluzione delle politiche agricole e crisi economica. Il settore del latte è uno dei più articolati dell’economia agroalimentare e si muove in un ambito concorrenziale particolarmente dinamico. Esso comprende un’ampia gamma di produzioni che vanno dal latte fresco e UHT, al burro, ai formaggi freschi e stagionati, tipici o industriali, oltre a una vasta schiera di derivati del latte in continua evoluzione, che ne fanno probabilmente una delle filiere maggiormente interessate da processi di innovazione del prodotto. A questo scenario si aggiungono un’ampia gamma di tipologie aziendali, diversi sistemi di allevamento, tecnologie di trasformazione, apparati organizzativi, canali commerciali e mercati di distribuzione. In particolare alla realtà di pianura, caratterizzata da grandi aziende, allevamenti e industrie di trasformazione, si contrappone quella caratteristica delle zone collinari e montane, spesso contraddistinta da piccole o addirittura microscopiche realtà che vanno via via occupando nicchie di mercato a loro confacenti e giocando un ruolo preciso nello sviluppo e nella salvaguardia ambientale del territorio.

 

Nell’area interessata dalla presente indagine convivono aziende dalle dimensioni e dagli orientamenti più diversi, caratterizzate però da una geografia affine e da elementi esterni nuovi e particolarmente importanti con i quali rapportarsi, tra i quali la crescente attenzione del consumatore al benessere e pertanto alla qualità dei prodotti e alla tutela ambientale. Naturale conseguenza è la necessità fondamentale di una più definita tracciabilità dei prodotti, di una collaborazione anche commerciale fra le singole realtà di impresa e di un sempre più stretto legame fra eccellenze agroalimentari e turismo.

 

Il confronto ha toccato principalmente quattro elementi:

- l’evoluzione del settore negli ultimi 50 anni;

- differenze e similitudini in termini di struttura e organizzazione aziendali, modalità di certificazioni e valutazioni della qualità;

- mercato e distribuzione dei prodotti;

- le principali strategie delle imprese e del settore.

 

I dati e le informazioni raccolte dalle singole Camere di Commercio mostrano realtà variegate, con quantità di latte prodotto molto differenti tra loro, che passano da poco più di 100.000 a 3.700.000 quintali di latte prodotto, utilizzati per produzioni di diverso tipo (formaggi, yogurt, latte) e in proporzioni variabili tra loro. Tra le tipologie di prodotti, Bolzano spicca per la parte di latte destinata alla produzione di yogurt, che negli altri territori risulta essere in proporzione al latte prodotto molto più contenuta.

 

Figura 59: Quintali di latte vaccino prodotti nel 2011. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

59.jpg 

Le differenti aree mostrano tuttavia alcune caratteristiche ricorrenti e attenzione ad alcuni temi.

In primo luogo l’attenzione alla qualità dei prodotti, attraverso analisi, disciplinari di produzione, marchi DOP. Nell’area alpina esistono ben 11 formaggi DOP, ai quali si aggiungono marchi di territorio (Qualità Alto Adige, Qualità Trentino, marchio collettivo geografico per scimudin Valtellina…) e marchi relativi al latte (Latte Biomilch Alto Adige-Südtirol, Latte fresco della Valtellina). Nel Verbano-Cusio-Ossola è inoltre in corso il riconoscimento della DOP al formaggio Ossolano. La provincia con maggiore percentuale di latte trasformato in formaggi DOP è Trento, con ben il 61% del totale. La provincia di Trento si caratterizza anche per la percentuale (75%) della produzione venduta tramite la grande distribuzione organizzata (GDO).

 

14

In ogni territorio emerge la presenza di attività legate al supporto alla qualità del prodotto, che oltre ai disciplinari relativi ai prodotti DOP riguarda disciplinare volontari (ne sono un esempio le associazioni di produttori recentemente nate nel Verbano-Cusio-Ossola), la presenza di laboratori di analisi specializzati, la commercializzazione attraverso marchi collettivi, l’attenzione alle produzioni biologiche e all’utilizzo di prodotti non OGM, la valorizzazione dei prodotti di alpeggio, caratteristica che contraddistingue ad esempio la provincia di Aosta, nella quale la trasformazione del latte in alpeggio supera il 75%.

 

 

In secondo luogo si evidenzia la spiccata tendenza alla trasformazione/commercializzazione dei prodotti attraverso forme associative (cooperative, latterie sociali, consorzi di vario genere). La provincia nella quale la concentrazione del settore è maggiore è Belluno, dove il Consorzio Lattebusche ritira e trasforma il 90% del latte bellunese. Belluno ha inoltre la più alta percentuale di export (37% del fatturato).

 

Infine il tentativo, difficile ma di riconosciuta valenza da parte di tutti i territori, di integrazione con il settore turistico, tramite l’organizzazione di rassegne, festival, e la realizzazione di progetti a supporto della collaborazione con i ristoranti e gli alberghi.

 

In Alto Adige il legame tra prodotti tipici e sistema ricettivo è molto forte, tanto che il marchio ombrello Alto Adige viene declinato in Qualità Alto Adige per i prodotti. Quali iniziative troviamo il Festival del Gusto Alto Adige, la Festa del Latte, le Giornate dello Yogurt di Vipiteno.

La Strada dei vini e dei sapori, ed il progetto, in via di revisione, Osteria Tipica Trentina sono gli esempi di collaborazione tra turismo e agroalimentare nella provincia di Trento; nel Verbano Cusio Ossola abbiamo la rassegna “Serate di Gola”, realizzata dalla Camera di Commercio in collaborazione con l’associazione Piccoli Alberghi Tipici ed Ospitalità di Montagna ed alcuni progetti di cooperazione transfrontaliera tesi a creare una maggiore connessione tra prodotti agroalimentari tipici e turismo; in Valle d’Aosta l’amministrazione regionale promuove il progetto “Saveur de Val D’Aoste”.

 

In Valtellina l’integrazione tra settore agroalimentare e settore turistico è supportato tramite il Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina ed il marchio Valtellina oltre a specifiche iniziative di promozione e integrazione fra promozione turistica e valorizzazione del settore agroalimentare.

 

Nella provincia di Belluno è in fase di realizzazione un progetto per la creazione e la diffusione di pacchetti turistici nei quali la vacanza è collegata al settore agroalimentare.

Gli obiettivi comuni a tutta l’area sembrano essere rivolti all’innovazione ed alla collaborazione tra imprese del settore, come riportato in più punti in tutte le schede di territorio.

Di seguito una breve sintesi delle principali caratteristiche emerse dall’analisi dei singoli territori:

 

Aosta

Negli ultimi decenni si è assistito ad un passaggio da piccole aziende familiari ad aziende agricole più strutturate. Le dinamiche di aggregazione risalgono agli anni ’50-’60 con la trasformazione delle latterie turnarie in cooperative.

Caratteristica dell’area è la fortissima tipicità legata al territorio ed alla razza allevata (valdostana). La trasformazione in alpeggio del latte è preponderante, molto bassa invece la percentuale di latte venduto non trasformato.

Prodotto di eccellenza è la Fontina, tutelata dal Consorzio di Tutela della DOP Fontina.

Per quanto riguarda la qualità, l’alimentazione del bestiame in alpeggio è esclusivamente a base di erba spontanea. Esistono sul territorio laboratori per l’analisi del latte, dei foraggi, dell’erba e dei mangimi.

Gli operatori rilevano una riduzione nel consumo di formaggi grassi e ritengono la piccola dimensione delle aziende un punto di debolezza. Gli obiettivi a lungo termine sono l’apertura di nuovi mercati e l’incremento della qualità.

 

Belluno

Il settore è caratterizzato da una società cooperativa (Lattebusche), che copre il 90% della produzione di latte bellunese, e da una decina di latterie di piccole dimensioni

I formaggi DOP sono Piave e Montasio, tutelati dai rispettivi Consorzi.

La qualità del latte Alta Qualità della Lattebusche è garantita dalla tracciabilità dell’origine degli alimenti e da analisi igienico-sanitarie con parametri più restrittivi rispetto alle norme cogenti. Per le produzioni DOP il disciplinare di produzione richiede l’uso preponderante di foraggi locali. Lattebusche si avvale inoltre del CSQA, ente di certificazione nel settore alimentare. Sono presenti produzioni biologiche.

Il settore è in moderata crescita e la remunerazione del latte da parte di Lattebusche è notevolmente aumentata. Punti di forza sono il collegamento con il territorio e le grandi dimensioni di Lattebusche che consentono il perseguimento di economie di scala nella commercializzazione e nell’innovazione.

 

Bolzano

La filiera lattiero casearia si caratterizza per l’elevata quantità prodotta e la riconoscibilità del marchio, nonché per la capacità distributiva al di fuori della provincia (67% dei prodotti è venduto sul mercato nazionale ed internazionale).

La qualità dei prodotti è legata ad una filiera non OGM, con fornitori scelti, a tecniche di allevamento naturali, alla presenza di produzione biologica. Numerosissimi e approfonditi i controlli della qualità: esami microbiologici, chimici-fisici ed organolettici sul latte secondo i criteri del marchio Qualità Alto Adige, che determinano anche il prezzo del latte stesso; controllo dei parametri previsti dai disciplinari per i formaggi DOP (3% circa della produzione); un unico laboratorio di analisi accreditato che controlla latte, fasi di produzione, uso del marchio, etc.

Tre i marchi geografici collettivi: Marchio di Qualità Alto Adige, Latte Biomilch Alto Adige, Formaggio Stelvio DOP.

Negli ultimi anni il numero di aziende della filiera è diminuito, con un aumento del numero medio di capi per azienda. Il numero dei consorzi è diminuito, la produzione di latte è in flessione. Si registrano crescita delle sinergie tra produttori e miglioramento costante della qualità media delle produzioni di base e dei prodotti trasformati.

Innovazione e collaborazione tra i produttori sono evidenziati come principali obiettivi a medio-lungo termine.

 

Sondrio

Negli ultimi 50 anni, anche nella provincia di Sondrio si registra una riduzione del numero di aziende di allevamento bovino rispetto ai periodi precedenti, l’aumento del numero medio di capi per azienda ed il passaggio dal conferimento del latte alle latterie turnarie alle cooperative di trasformazione e commercializzazione. Esistono 4 cooperative più grandi, 20 latterie tradizionali e un centinaio di caseifici aziendali. Le 3 maggiori cooperative sono riunite in un consorzio di secondo livello (Latterie Valtellinesi).

Si registrano aumento dei volumi produttivi, della sinergia tra produttori ed un costante miglioramento della qualità.

Per quanto riguarda i prodotti DOP – Valtellina Casera e Bitto - la qualità è controllata attraverso i parametri previsti dal disciplinare e la valutazione alla marchiatura, per il latte attraverso parametri sanitari. Il prezzo di acquisto viene fissato sulla base della qualità aziendale.

Notevole il numero di caseifici d’alpeggio autorizzati: la presenza di prodotti a latte crudo e soprattutto di prodotti d’alpeggio facilmente differenziabili da quelli di pianura sono considerati punti di forza.

Gli obiettivi a lungo termine riguardano la maggiore aggregazione, l’innovazione di prodotto e delle modalità produttive, la creazione di brand territoriali. Sono nati nel 2012 i marchi geografici collettivi “Latte fresco della Valtellina” e “Scimudin della Valtellina”.

 

Trento

Uno dei punti di forza del settore in provincia di Trento è costituito dalla forma consortile: all’inizio del ‘900 nascono i primi caseifici cooperativi e negli anni ‘50 il primo Consorzio di 2° grado. Oggi Trentingrana-CON.CA.S.T. s.ca.r.l. si occupa di trasformazione, commercializzazione, assistenza, verifica della filiera e qualità.

La qualità del prodotto è un altro elemento importante: si va dalla selezione del mangime da parte della società cooperativa a tutto il sistema di controllo qualità a campione con cadenza settimanale, al pagamento del latte conferito sulla base di alcune caratteristiche del prodotto (ad esempio grasso, proteine, carica batterica etc.). Il controllo della filiera si accompagna al divieto di uso di mangimi con OGM: aspetto questo che può costituire motivo di differenziazione sul mercato, soprattutto se legata all’immagine consolidata del territorio (sostenibilità, affidabilità, identità alpino-montana).

Un terzo aspetto è quello della certificazione: ai 4 DOP - Trentingrana, Spressa della Giudicarie, Provolone Valpadana e Asiago, che rappresentano più del 60% della produzione, si affiancano i due marchi “Qualità Trentino” e “Trentino”.

Se la presenza di buoni servizi di assistenza tecnica e formazione, coniugati con una maggiore propensione degli operatori ad effettuare nuovi investimenti o complementarietà con altri comparti (es. turismo) delineano uno scenario più positivo rispetto ad altri territori e comparti agricoli, anche in provincia di Trento si assiste ad una progressiva riduzione della quantità di latte prodotto, a fronte di una produzione che è già oggi quantitativamente ridotta rispetto ai principali competitors italiani.

 

Verbano-Cusio-Ossola

L’area presenta numerosi Prodotti Agroalimentari Tipici (PAT) ed è in fase di riconoscimento la DOP per il formaggio Ossolano (anche d’Alpe). Gran parte del latte è destinato alla trasformazione in formaggio. I principali operatori sono 2 società cooperative (Latteria Antigoriana e Latteria Vigezzina) che trasformano il latte e commercializzano latte e derivati, accanto ai quali operano alcune piccole aziende indipendenti.

Significativa ed in crescita la produzione di formaggi caprini, buona parte delle aziende si sono recentemente riunite nell’associazione CRAVA – formaggi caprini del Verbano Cusio Ossola, al fine di sviluppare la qualità dei prodotti (sono previste analisi e assistenza tecnica in azienda) e promuoverli.

La qualità del formaggio Ossolano verrà controllata secondo i parametri previsti dal disciplinare.

Il settore risente delle piccole dimensioni delle aziende e delle loro scarse capacità di commercializzazione e promozione dei prodotti, che potrebbero essere migliorate attraverso una maggiore aggregazione tra le aziende e lo sviluppo di collaborazione con il settore turistico.

 

 

*

NOTE

  • 1 Una esperienza descritta come best practice può essere composta da più azioni

    2 icrl.files.wordpress.com/.../g-reggia_icr_day_dicembre_2009_1.pps