Il Registro delle Imprese della Camera di Commercio è l’anagrafe delle imprese: si trovano infatti i dati di tutte le imprese con qualsiasi forma giuridica e settore di attività economica, con sede o unità locali sul territorio nazionale. Il Registro delle Imprese fornisce quindi un quadro essenziale della situazione giuridica di ciascuna impresa ed è un archivio fondamentale per l’elaborazione di indicatori di sviluppo economico ed imprenditoriale in ogni area di appartenenza. Interrogandone la banca dati, incrociando un notevole numero di variabili, è possibile osservare l’evoluzione negli anni del numero di imprese.
A Sondrio, al 31 dicembre 2012 si contavano 15.688 imprese registrate di cui 14.803, il 94,36%, imprese attive. Rispetto al 2011 si registra quindi un calo sia per le imprese registrate che per quelle attive con una variazione pari a -2,58% per le imprese registrate e -2,52% per le imprese attive. Anche in Lombardia e a livello nazionale si evidenzia la stessa tendenza, ma con intensità ridotta (per le registrate rispettivamente -0,32% e -0,28%). In valore assoluto le imprese attive sull’anno si sono contratte di 383 unità. Andando ad osservare nel dettaglio la variazione per ogni singolo settore di attività economica si nota come siano state le imprese dell’industria manifatturiera a registrare la riduzione più marcata (-4,62%), come già avvenuto negli ultimi due anni. Il settore delle costruzioni, che nel 2012 ha visto l’anno più difficile negli ultimi 20 anni, subisce una contrazione del 3,82%. Subito dopo si collocano commercio e agricoltura, anch’esse con una contrazione vicina al 3% (nello specifico -3,46% per il commercio e -3,34% per l’agricoltura). All’opposto si rileva un aumento del numero di imprese legate alla fornitura di energia (21,6%, pari a 11 unità rispetto al 2011) e dell’alloggio e ristorazione (0,8%, pari a 14 unità). La figura 3.1 mostra la ripartizione percentuale del numero di imprese registrate in provincia di Sondrio al 31 dicembre 2012.
Figura 3.1 – Ripartizione percentuale delle imprese registrate per ramo di attività – provincia di Sondrio - 2012. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Per il 2012, le iscrizioni sono state 772, il valore più basso degli ultimi anni, a fronte delle quali sono state 966 le cessazioni1, con il conseguente saldo negativo pari a -194 (-142 nel 2011)2. Rispetto al 2011 si nota come le iscrizioni siano ulteriormente in flessione del 4,8% (da 811 a 772, calo di 39 unità) e le cessazioni siano aumentate dell’1,4% (da 953 a 966, aumento di 13 unità).
Scendendo ad un maggiore livello di dettaglio, si rileva come quasi tutti i settori indichino un saldo tra iscritte e cessate negativo: commercio -90, costruzioni -83, altre attività terziarie –73, agricoltura -55, manifatturiero -46 mentre alberghi e ristorazione -17.
La figura 3.2 mostra l’evoluzione delle iscrizioni e cessazioni di impresa nel periodo compreso tra il primo trimestre 2006 e il quarto trimestre 2012. La figura permette di apprezzare le serie storiche delle due variabili e la caratteristica stagionalità del dato. Infatti, si osserva come le cessazioni siano maggiormente concentrate nel quarto trimestre (ovvero in coincidenza con la fine dell’anno solare) mentre le iscrizioni maggiormente nel primo trimestre (ovvero a inizio anno). Le linee tratteggiate permettono invece di osservare l’evoluzione delle due variabili al netto delle componenti stagionali. Si nota come a metà 2007 ci sia stato il punto in cui la curva di trend delle iscrizioni è stata superata dalla curva di trend delle cessazioni. Tale trend negli ultimi due anni ha mantenuto una sostanziale stabilità con un leggero incremento nell’ultimo anno. Di fatto la tendenza è per la diminuzione di imprese iscritte in provincia di Sondrio a fronte di un forte aumento delle imprese che cessano. Questa tendenza rappresenta una delle principali sfide per il sistema provinciale per favorire iniziative che incentivino la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e una certa dinamicità del sistema imprenditoriale. Come evidenziano altri territori (per esempio la Germania) un certo livello di cessazioni non è indice di preoccupazione se alimentato da nuove imprese che nascono e si sviluppano e che portano nuova linfa al sistema economico locale.
Figura 3.2 – Andamento delle iscrizioni e delle cessazioni 2006-2012. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Dopo aver considerato le imprese registrate e l’andamento di iscritte e cessate, è opportuno focalizzarsi sulle imprese attive e cioè sulle imprese che, a prescindere dal semplice dato anagrafico, esercitano effettivamente un’attività e non risultano avere procedure concorsuali in atto. Si ricorda che nell’insieme delle imprese registrate rientrano infatti anche tutte quelle imprese che pur non essendo cessate formalmente sono comunque inattive, sospese, liquidate, fallite o con procedure concorsuali in atto. Per meglio rappresentare l’evoluzione nei diversi settori all’interno del sistema economico, si ritiene quindi opportuno focalizzare l’attenzione sull’insieme delle imprese attive, a livello complessivo e per ogni settore di attività economica.
a figura 3.3 mostra l’andamento trimestrale delle imprese attive nel 2011 e 2012. Come si può notare, in provincia di Sondrio le imprese attive al IV trimestre 2012 erano 14.803, con una riduzione sull’anno del 2,5%3. Nel 2012 quindi, le imprese attive diminuiscono ancora e più di quanto siano diminuite negli anni precedenti: la variazione tra 2010 e 2009 era stata del -0,7%, tra 2011 e 2010 era stata del -1,2%. Quasi tutti i settori mostrano variazioni negative rispetto al 2011. In particolare il settore che ha visto una riduzione maggiore del numero di imprese attive nell’anno è stato quello dell’industria manifatturiera che ha perso il 4,6% delle imprese, seguito dal settore delle costruzioni con -3,8%, quello del commercio con -3,5% e l’agricoltura con il -3,3%. Gli unici settori che registrano un aumento del numero di imprese sono la fornitura di energia (+21,6%) e il settore alberghi e attività di alloggio e (+0,8%, 14 unità4).
La figura 3.4 mostra per ogni settore di attività economica la variazione del numero di imprese attive per gli anni 2010, 2011 e 2012. Si osserva che, rispetto al 2010, soltanto le altre attività terziarie5 e gli alberghi e i ristoranti aumentano il numero di imprese; nello specifico le prime aumentano di 62 unità e i secondi di 26. Gli altri settori registrano tutti una diminuzione del numero di imprese attive come già accennato sia tra il 2012 e il 2011 sia tra 2012 e 2010. Il settore che ha subito la contrazione maggiore è l’Agricoltura (-220 imprese) seguito dal settore delle Costruzioni (-176), dal Commercio (-129), dall’Industria manifatturiera (-126). Infine, le imprese non classificate diminuiscono di 31 unità e le attività di fornitura di acqua si contraggono di 3 imprese.
Figura 3.4 – Variazione imprese attive per ramo di attività. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Si conferma per il quarto anno consecutivo la tendenza secondo cui gli unici settori che non contraggono il loro numero di imprese sono quelli legati al turismo e al settore terziario.
L’artigianato rappresenta storicamente una realtà importante e dinamica del nostro territorio. Nel 2012 si contano 4.864 imprese artigiane registrate (4.999 unità nel 2011) ovvero il 31% delle imprese totali. La quota delle imprese artigiane attive sul totale, che passano da 4.992 a 4.858, si mantiene stabile e pari al 32,8%. Il peso delle imprese artigiane si evidenzia in particolar modo nel settore delle costruzioni dove è pari al 44,8% del totale; nelle altre attività del terziario le imprese artigiane sono il 24%; nelle imprese del manifatturiero il contributo artigiano (misurato in numero di imprese) è pari al 21,8% del totale. Rispetto al 2011 il peso delle imprese artigiane è cresciuto per le imprese del terziario (+0,6% sul totale) mentre si è leggermente ridotto per le imprese delle costruzioni e dell’industria manifatturiera (-0,4% e -0,3% rispettivamente).
In un’analisi di dettaglio, ulteriore fonte di informazione è il sistema informativo SMAIL (Sistema Monitoraggio Annuale Imprese e Lavoro) di cui la Camera di Commercio di Sondrio dal 2010 dispone e che permette di avere informazioni riguardanti la struttura e l’evoluzione dell’occupazione provinciale incrociando dati provenienti dal Registro delle Imprese con le banche dati dell’INPS così da ottenere il numero di addetti per settore di attività economica o per forma giuridica dell’impresa a diversi livelli territoriali. Si tratta di una tipologia di informazione importante anche se, per motivazioni di tipo tecnico legate alla disponibilità ed elaborazione di una notevole mole di dati relativi a tutti gli addetti e a tutte le imprese e unità locali di un territorio, non ancora disponibili al dicembre 2012. Al 31 dicembre 2011 gli addetti complessivamente impiegati6 in provincia di Sondrio erano 57.982, in diminuzione rispetto al 2010 di 11 unità (in percentuale -0,02%). Se si entra nello specifico dei settori di attività economica, si nota come il 22% sia occupato in imprese dell’industria manifatturiera, il 17,7% nel commercio, il 14,2% nelle attività alberghiere e nei ristoranti mentre il 13% nelle costruzioni.
La variazione del numero di addetti in provincia tra il 2011 e il 2010 risulta essere minimamente negativa come appena accennato ma se si calcola la stessa variazione sul periodo 2011/2007 si nota come in provincia il numero di addetti sia aumentato leggermente (0,1%).
La forma giuridica delle imprese
Prendendo in considerazione la forma giuridica delle imprese attive in provincia di Sondrio, si osserva che il 61,6% è costituito da imprese individuali, il 21,9% da società di persone e il 14,3% da società di capitali. Il restante 2,2% è afferente alla categoria delle altre forme giuridiche.
Per avere un quadro più completo è utile confrontare il dato di Sondrio con quello regionale e nazionale. Partendo dalla Lombardia si nota come la concentrazione di imprese individuali risulti essere del 51,5%, ben dieci punti percentuali in meno rispetto al dato di Sondrio. Di riflesso si ha, a livello regionale, una concentrazione maggiore di società di capitale, pari al 26,7%. Infine a Sondrio la percentuale di società di persone risulta essere leggermente maggiore rispetto al dato lombardo (19,4%). Se, invece, si confronta il dato di Sondrio con quello nazionale si osserva come la concentrazione di imprese individuali sia simile (62,2%). Anche qui, come per il caso regionale, si registra una quota maggiore – rispetto a quella di Sondrio - di società di capitali (18,4%) mentre una percentuale leggermente più bassa di società di persone (16,9%).
Figura 3.5 - Ripartizione percentuale delle imprese attive per forma giuridica. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Come già osservato nelle edizioni precedenti della Relazione, in provincia di Sondrio si ha una percentuale molto alta di imprese individuali in particolare in alcuni settori specifici. Infatti, circa il 93,5% delle imprese agricole è costituita da imprese individuali soprattutto per la forte componente dopolavoristica che caratterizza questo settore. Anche nel settore delle costruzioni vi è una forte presenza di imprese individuali, pari a circa il 67% del totale. È da notare come questa percentuale sia diminuita in un anno di circa l’uno percento. Anche nel commercio si trova una quota elevata di imprese individuali, poco al di sopra del 60%. Le imprese individuali del settore manifatturiero rappresentano il 46,6% del totale delle imprese del settore.
In una società globalizzata dove la competitività si gioca sempre più sul piano internazionale, è possibile fare cenno alle modalità formali che permettono alle imprese di operare in aggregazione. Il riferimento è ai contratti di rete, definiti come “l’accordo attraverso il quale due o più imprese si obbligano ad esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali allo scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato” (D.L 5/2009). Si tratta di una nuova forma giuridica, nata nel 2009 per consentire alle imprese di sviluppare network mantenendo la propria individualità. In provincia di Sondrio sono stati registrati 5 contratti di rete nel 2012 e 6 nel 20137.
Entrando ancora di più nello specifico dell’analisi delle forme giuridiche, la figura 3.6 mostra la fotografia al 31 dicembre 2012 delle imprese sul territorio provinciale suddivise per status e forma giuridica dell’impresa. Come descritto già sopra, all’interno delle imprese registrate vi sono le imprese attive, quelle sospese, quelle inattive, quelle con procedure concorsuali in corso e quelle in scioglimento o in liquidazione. E’ facile intuire come all’interno di questo gruppo le imprese attive costituiscano il gruppo più numeroso (circa il 94,4%). Un altro 3,2% è costituito da imprese inattive mentre il restante 2,6% è suddiviso tra sospese, con procedure concorsuali o in scioglimento e liquidazione.
La figura 3.7 mostra invece le cessazioni del quarto trimestre 2012 divise per tipologia di cessazione e per forma giuridica dell’impresa. Come possiamo notare, nel trimestre ci sono state 388 cessazioni di imprese di cui circa il 38% operate d’ufficio dalla Camera di Commercio perseguendo un obiettivo di continuo aggiornamento che l’Ente camerale porta avanti negli anni. Le cancellazioni hanno riguardato soltanto sei imprese individuali mentre le cessazioni di attività sono state 197, il 50,8% del totale. Di queste cancellazioni per cessata attività, il 70% circa ha riguardato imprese individuali mentre il 30% circa ha riguardato società di persone.
Passando ora ad osservare il numero di addetti in provincia per forma giuridica dell’impresa si nota come, dai dati contenuti nella banca dati SMAIL, per necessità quindi al 2011, il 26% degli addetti lavori in una società a responsabilità limitata mentre il 24% presti servizio in un impresa individuale. Subito dopo troviamo le società di persone con il 22,5% e le società azionarie con il 17%. Rispetto al 2010 si rileva una forte diminuzione degli addetti nelle società azionarie (-1,4%) a fronte di un aumento simile nelle società a responsabilità limitata (1,2%). L’incremento maggiore si è registrato nelle cooperative che hanno visto aumentare il numero di addetti in un anno del 2,5%.
Le imprese giovanili
Le imprese giovanili rappresentano un propulsore importante in anni di crisi come quelli che stiamo vivendo. Si considerano giovanili le imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni. Si tratta di imprese classificate in base al maggiore o minore grado di imprenditorialità giovanile, che si ricava dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio e dalla percentuale di giovani presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa.
Con riferimento alle imprese giovanili è possibile osservare il ruolo chiave che i servizi offerti a imprese neocostituite e neoimprenditori giocano. Infatti, perché un’impresa possa svilupparsi e consolidarsi è importante poter disporre di supporti di natura diversa. Fra questi rientrano servizi di formazione e gestione d’impresa, servizi di partnering e di internazionalizzazione, oltreché di tutela della proprietà intellettuale e di stimolo all’innovazione. Si tratta di strumenti importanti per tutte le imprese e particolarmente strategici per le imprese giovanili. In tal senso il Progetto Start, promosso e finanziato da Regione Lombardia, Camere di Commercio lombarde e Dipartimento della Gioventù, mette a disposizione di coloro i quali intendono avviare una nuova impresa, sia in forma individuale che societaria, contributi a fondo perduto e servizi gratuiti di orientamento, formazione e assistenza, con particolare attenzione ai giovani. In provincia di Sondrio, nell’edizione 2012, sono state avviate 3 nuove attività imprenditoriali under 35 anni.
Al 31 dicembre 2012 le imprese giovanili in provincia di Sondrio erano 1.586 e rappresentavano il 10,7% del totale delle imprese. Se si confronta questo dato con la rispettiva quota di imprese giovanili per la Lombardia e per l’Italia, Sondrio si colloca nel mezzo. Infatti, la quota di imprese di giovani in Lombardia raggiunge il 10,3% del totale mentre in Italia raggiunge l’11,5%. In tutti i livelli si è registrata una contrazione della quota di imprese giovanili sul totale rispetto a fine 2011: infatti, in Italia questa era del 11,9% mentre a livello regionale era il 10,7%. In provincia queste imprese vedono registrare una contrazione del numero di imprese attive di circa il -6% passando quindi dalle 1.687 imprese del 2011 alle già citate 1.586 del 2012 come si può notare dalla figura 3.88. La stessa figura evidenzia inoltre l’evoluzione trimestrale delle iscrizioni e cessazioni di impresa negli ultimi due anni. Come si può notare, in ogni trimestre le iscrizioni risultano sempre maggiori delle cessazioni. Questo dato risulta essere ancora più importante in una realtà, come quella valtellinese, in cui, come è stato evidenziato sopra, le cessazioni superano le iscrizioni totali dal 2006. Sempre osservando il grafico si nota che comunque nell’ultimo periodo la distanza tra le due curve si è ristretta. Ciò è dovuto da un lato ad un aumento delle cessazioni di imprese giovanili (la variazione tendenziale tra l’ultimo trimestre 2012 e lo stesso trimestre del 2011 è pari a +10,8%) e una diminuzione delle iscrizioni (pari a -15,5% nello stesso periodo).
Figura 3.8 - Andamento di iscrizioni e cessazioni nelle imprese giovanili – provincia di Sondrio - 2011 - 2012. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Nell’analisi dei singoli settori economici la figura 3.9 mostra la variazione del numero di imprese attive tra fine 2012 e fine 2011. Da questa si può notare come i settori dove si trova la maggior concentrazione di imprese giovanili sono quello delle costruzioni, delle attività terziarie e dell’agricoltura. Questi settori concentrano più del 50% delle imprese giovanili della provincia e rispettivamente il 23,4%, 22,4% e il 18,7% del totale. La figura mostra anche come l’unico settore che a fine 2012 ha registrato un aumento nel numero di imprese giovanili rispetto al 2011 è quello delle attività alberghiere e di ristorazione9.
Figura 3.9 - Imprese giovanili per settore di attività – provincia di Sondrio - 2011 - 2012. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
I dati sulle imprese giovanili iscritte e cessate permettono di avere un’ulteriore indicazione su quanto queste particolari imprese rappresentino, ad oggi, uno dei motori propulsivi del tessuto economico. Infatti, se si considera il rapporto tra imprese iscritte e cessate (che rappresenta una misura della vitalità del sistema economico locale) si nota come gli indici così ottenuti siano maggiori per le imprese giovanili rispetto alla totalità delle imprese, in tutti i livelli territoriali. La figura seguente li riassume per gli anni 2012 e 2011.
Come anticipato, si nota che il rapporto tra imprese giovanili iscritte e cessate risulta essere sempre doppio (o anche maggiore) per tutti e tre i livelli territoriali di riferimento. E’ da notare come i dati italiani e lombardi siano sempre superiori a uno (caso in cui il numero delle iscrizioni è uguale a quello delle cessazioni) mentre per Sondrio la spinta delle imprese giovanili rappresenta un vero e proprio cambio di tendenza, in quanto si passa da valori inferiori a uno per il totale delle imprese a valori vicini a due per le imprese giovanili. Ciò sta ad indicare che se per le imprese nel loro complesso le iscrizioni non superano le cessazioni, nell’insieme delle imprese di giovani le iscrizioni sono quasi doppie rispetto alle cessazioni.
Queste considerazioni possono essere calate anche nel dettaglio dei diversi settori di attività economica. Si nota infatti che la maggior parte dei settori risulta essere in linea con il dato medio delle imprese giovanili a tutti e tre i livelli territoriali. Uniche eccezioni riguardano il settore agricolo e quello manifatturiero. Per l’agricoltura, a livello nazionale, i dati registrano un rapporto tra iscrizioni e cessazioni doppio rispetto a quello medio (2,6); ciò sta ad indicare che in Italia le imprese giovanili che si iscrivono sono il doppio rispetto a quelle che cessano. In Lombardia questo rapporto risulta essere triplo (3,2) rispetto al dato medio regionale relativo al complesso delle imprese mentre in provincia di Sondrio il rapporto sale vertiginosamente arrivando a 13,33. Ciò sta ad indicare che nella provincia di Sondrio nel 2012 si sono iscritte un numero di imprese giovanili tredici volte superiore rispetto alle imprese cessate nel settore nello stesso periodo. Un altro settore che si discosta molto rispetto ai dati medi del complesso delle imprese è quello delle attività manifatturiere; infatti, se per il livello nazionale e regionale i dati non mostrano scostamenti eccessivi (1,5 e 1,7 rispettivamente), per il dato provinciale il dato registrato (0,9) risulta essere addirittura inferiore alla soglia di 1. Ciò significa che le imprese iscritte sono meno rispetto a quelle cessate. Nel 2011 il rapporto era decisamente superiore a uno (3,3); sarà opportuno riconsiderare il dato anche relativo al 2013 per avere ulteriori indicazioni sull’andamento di questo settore per le imprese giovanili.
Considerando la forma giuridica delle imprese giovanili, circa quattro imprese su cinque sono imprese individuali. Di queste, il 25% è impresa del settore delle costruzioni, il 22% dell’agricoltura e il 18,2% del commercio.
Allo scopo di favorire la costituzione di impresa da parte dei giovani, recenti normative adottate dal governo Monti hanno previsto l’istituzione di una specifica forma giuridica “Srl semplificata”. A fine agosto 2012, è entrato in vigore il decreto ministeriale del 23 giugno 2012, n. 138, contenente il modello di statuto societario necessario per redigere l’atto costitutivo di questa nuova forma societaria. In questo modo è diventato effettivamente possibile aprire delle srl semplificate, introdotte con la legge sulle liberalizzazioni (il decreto del 24 gennaio 2012 n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012 n. 27, ‘Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività’), per favorire l’iniziativa imprenditoriale dei giovani grazie ad una semplificazione delle procedure di costituzione. Con la società a responsabilità limitata semplificata si consente a chi ha meno di 35 anni di versare anche 1 solo euro come capitale sociale iniziale, anziché 10 mila, come prevedono le regole relative alla srl tradizionale. Accanto a questo, si può osservare che non è necessario uno Statuto specifico ma è sufficiente l’atto costitutivo standard indicato nel decreto. Al maggio 2013 in provincia di Sondrio sono registrate 6 srl semplificate.
Le imprese femminili
Per inquadrare meglio la situazione dell’imprenditoria femminile in provincia di Sondrio è opportuno considerare la dinamica delle imprese femminili anche a livello italiano e lombardo. In Italia alla fine del 2012 ci sono 1.434.743 imprese femminili, pari al 24% del totale delle imprese, registrando un saldo positivo, con 7.298 imprese in più rispetto al 2011, dimostrando il contributo importante al sistema economico: la base imprenditoriale è cresciuta dello 0,5% a fronte di una crescita complessiva dello 0,3%. A livello lombardo il contributo delle imprese femminili è evidente. Pari al 21% circa del totale delle imprese lombarde, le imprese femminili sono cresciute nel 2012 dello 0,26%, registrando a fine 2012 un saldo positivo di +1.928 imprese, mentre la base imprenditoriale complessiva si è contratta dello 0,5%. In provincia di Sondrio, si conferma il primato già registrato in passato: la quota delle imprese femminili è del 26% sul totale, valore al di sopra della media lombarda e nazionale. Nel confronto fra 2011 e 2012 si registra un segno negativo: le imprese femminili, pari a 3.899 imprese attive a fine 2012 si riducono del 2,4%; tuttavia, in una congiuntura negativa, le imprese guidate da donne anche qui hanno risentito della crisi ma sono riuscite a contrastarla meglio rispetto al complesso delle imprese, dove, come già evidenziato, la riduzione delle imprese attive è del 2,5%, confermando quindi la tendenza già riscontrata a livello nazionale. Le imprese femminili in provincia di Sondrio rappresentano da molti anni una quota significativa delle imprese attive totali. Infatti, come descritto dalla tabella (in figura 3.11) nel 2011 le imprese femminili erano il 26,16% del totale delle imprese nel nostro territorio e sono il 26,34% nel 2012, per una quota che quindi si mantiene sostanzialmente stabile.
Anche per le imprese femminili si conferma il sistema imprenditoriale diversificato che caratterizza l’intera economia valtellinese. La figura 3.12 permette di apprezzare meglio la composizione delle imprese femminili attive rispetto al totale delle imprese femminili.
Il settore più rappresentato nelle imprese femminili è quello agricolo: il 39,9% delle imprese agricole sono imprese femminili e quasi il 30% delle imprese femminili sono imprese agricole. Come già evidenziato in precedenti edizioni del presente rapporto, ricordiamo la componente dopolavoristica e hobbystica nelle imprese agricole, spesso intestate alla componente femminile della famiglia, anche per motivazioni di carattere contributivo e assicurativo, ma di fatto poi attività che coinvolgono comunque l’intera famiglia. Altra attività particolarmente diffusa fra le imprese femminili è attinente al terziario: insieme le attività del commercio, del turismo e delle altre attività del terziario fanno il 63% delle imprese femminili attive. Ricordiamo infatti che negli ultimi dieci anni si è assistito, per le imprese femminili, ad una riduzione delle imprese agricole e ad un aumento delle imprese del terziario, in linea con la terziarizzazione che ha caratterizzato l’intero sistema economico locale. Le attività relative a costruzioni e attività manifatturiere hanno quota minore anche se negli ultimi anni si è registrata la presenza di imprese femminili crescenti in settori tradizionalmente maschili, come le costruzioni (+2,3% negli ultimi due anni). Considerando le variazioni 2012/2011 si osserva che per tutti i settori ci sono riduzioni (le più marcate in agricoltura -5%, nel commercio -4,9% e nelle costruzioni -4,3%) tranne che per il settore alloggio e ristorazione che, come nel dato complessivo, segna un aumento, qui pari a +3,1%, e le altre attività terziarie con 0,5%.
La presenza di imprese femminili nel turismo riflette una tendenza in corso anche a livello nazionale, evidenziata altresì in un convegno ad hoc nel corso della BIT – Borsa Internazionale del Turismo di febbraio 2013 a Milano. Si è sottolineato che da un lato l’industria del turismo ha connotazioni nuove: le prenotazioni last minute, la ricerca di una user experience integrata, l’attenzione alla sostenibilità, un turismo che diventa responsabile, la ricerca di cura e attenzione per l’altro, la volontà di integrare itinerari che portano alla conoscenza e cultura dei luoghi, aspetti e valori che le donne spesso incarnano maggiormente. Le linee di azione vogliono così essere quelle di valorizzare le tendenze in corso, incoraggiare iniziative imprenditoriali femminili in questo ambito e le azioni di rete, così importanti per sviluppare il proprio business, condividere e integrare le proprie competenze.
Figura 3.12 – Imprese femminili per settore – IV 2012 – quota sul totale imprese. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Le imprese femminili non si differenziano dal complesso delle imprese valtellinesi, tendenzialmente piccole e poco strutturate. La figura 3.13 mette in luce la composizione delle imprese femminili per forma giuridica: il 69,7% delle imprese femminili è costituito da imprese individuali (il dato corrispondente relativo al complesso del sistema è del 62,5%) il 21,4% da società di persone e solo il 7,8% da società di capitali.
Figura 3.13 - Imprese femminili per forma giuridica – IV 2012 – quota sul totale imprese. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Altro elemento che è possibile osservare è quello relativo alla natimortalità secondo cui nel 2012 si sono iscritte 226 imprese e ne sono cessate (al netto delle cessazioni d’ufficio) 255, con un saldo negativo pari a 29 imprese. La figura 3.14 evidenzia i dati puntuali per trimestre, mentre la figura 3.15 permette di apprezzare l’andamento di iscrizioni e cessazioni negli ultimi anni e le linee di trend. Osservando i trend, e annullando quindi la stagionalità, si osserva che le imprese femminili tendono a scomparire meno che nel complesso delle imprese (la forbice tra la linea di trend delle iscrizioni e quella delle cessazioni è meno marcata).
Figura 3.15 – Imprese femminili iscrizioni e cessazioni. Andamento e linee di trend. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
E’ importante favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: in Italia è complessivamente al 66% (ed è il 47,1% il tasso di occupazione femminile nel 2012) quando l’obiettivo europeo è di arrivare complessivamente al 75% (Europa 2020) e in Svezia è al 77%. Si tratta di un obiettivo importante e prioritario, favorire la propensione all’imprenditorialità, non solo e non tanto per la soddisfazione personale ma per il contributo che le imprese femminili danno al sistema economico, in un quadro dove va incrementata la possibilità di gestirsi in modo flessibile, per favorire la conciliazione famiglia lavoro, tanto più in quei sistemi, come quello italiano, dove, anche per motivi culturali, la gestione e cura della famiglia (figli o genitori anziani) spesso rimane alla componente femminile della famiglia. E’ immediato quanto contino strumenti flessibili per gestirsi quali lavoro a distanza, congedi, iniziative in azienda. Da un punto di vista congiunturale, il dato relativo al tasso di occupazione va visto nel quadro della situazione occupazionale e del tasso di disoccupazione. Come evidenziato nel capitolo 6, il tasso di disoccupazione in provincia di Sondrio è aumentato molto negli ultimi tre anni, arrivando all‘8,9%. In particolare la disoccupazione femminile è arrivata al‘11,9%. Una possibile risposta alle problematiche congiunturali è quella dell’azione di rete, per lo sviluppo di attività congiunte, valorizzazione di competenze, individuazione di soluzioni comuni e raggiungimento di maggiore massa critica. Uno strumento importante di supporto allo sviluppo dell’imprenditoria femminile è il Comitato per l’imprenditoria femminile, in seno alla Camera di Commercio e istituito già dal 1999, il cui ruolo è stato ribadito in un protocollo d’intesa firmato a febbraio 2013 fra Unioncamere, Ministero dello Sviluppo Economico e Dipartimento per le pari opportunità per supportare le imprese femminili in tutte le fasi dalla costituzione, all’accesso al credito, alla formazione e all’azione di rete. A Sondrio, il Comitato, in continuità con quanto fatto in passato, si occupa fra l’altro di iniziative di formazione per comunicazione e organizzazione d’impresa e di temi sulla conciliazione famiglia/lavoro cui anche la Regione Lombardia ha dato particolare attenzione con un bando specifico.
Figura 3.16 – Le imprese femminili nei territori alpini. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Se inseriamo questo quadro sulle imprese femminili in dinamiche più ampie possiamo fare un sintetico confronto di benchmarking con le altre aree alpine simili. Si conferma il primato di Sondrio nella quota di imprese femminili attive sul totale: il record già evidenziato rispetto a media lombarda e nazionale si attesta anche nel confronto con i più omogenei territori alpini: solo Aosta si avvicina, rimanendo al di sotto di più di un punto percentuale; le altre, Cuneo, Verbano-Cusio-Ossola, Belluno, Bolzano e Trento, sono tutte dietro, quest’ultima distanziata di oltre sei punti.
Gli imprenditori stranieri
Secondo uno studio di Confesercenti, nel 201210 le imprese individuali con titolari extra UE sono aumentate in Italia di 13 mila unità, a fronte di una diminuzione di quasi 25 mila aziende gestite da italiani. Sia che si tratti di nuove opportunità o di tentativi di autoimprenditorialità nati solo da una volontà di rispondere alla crisi, è continuata anche nel 2012 una crescita sia pure a ritmi meno sostenuti rispetto al passato; in dieci anni il loro peso sul totale delle imprese è passato dal 2% a quasi il 9%. Prendere in considerazione la dinamica degli imprenditori di nazionalità straniera, quindi, è sempre più importante, in tutti i livelli territoriali, per conoscere meglio il territorio anche nei risvolti economici, sociologici e culturali che questa evoluzione ha assunto negli ultimi anni.
In provincia di Sondrio nel 2012 il numero di imprenditori stranieri ha raggiunto complessivamente le 1.140 unità. Essi rappresentano infatti il 4,4% del totale degli imprenditori (il restante è quasi tutto composto da imprenditori di nazionalità italiana), di cui quasi la totalità di nazionalità extra U.E. (l’83%). Attraverso la banca dati Persone di Stockview è possibile quindi osservare come il 95,3% degli imprenditori sia di nazionalità italiana mentre il restante è suddiviso tra imprenditori: extra U.E., comunitari e non classificati.
Se andiamo ad osservare i dati in nostro possesso rispetto a quelli del 2011 notiamo come il numero totale di imprenditori sia diminuito di 599 unità che corrispondono al -2,3%. Rileviamo inoltre che questa diminuzione è avvenuta per tutte le nazionalità qui sopra descritte ed in particolare per gli imprenditori di nazionalità extra U.E. che diminuiscono del 4,4% (-43 imprenditori) e per quelli italiani che si contraggono del 2,2% (-544). La tabella seguente permette di apprezzare la provenienza degli imprenditori stranieri per nazionalità. Notiamo che la maggioranza degli imprenditori stranieri proviene da Paesi extra U.E., infatti, ai primi posti troviamo imprenditori svizzeri (293 unità), marocchini (176) e cinesi (101). Rispetto all’anno passato osserviamo una diminuzione del 3% per gli imprenditori provenienti dalla Svizzera e una contrazione del 12% per quelli provenienti dal Marocco. Gli imprenditori cinesi e quelli rumeni (al quarto posto della graduatoria) aumentano il loro numero del 6,3% e del 17,9% rispettivamente. E’ da notare come i primi tre posti nella graduatoria corrispondano al 65% del totale degli imprenditori a riprova del fatto che il nostro territorio risulta attrattivo soprattutto per determinate categorie di stranieri (per esempio gli svizzeri per la vicinanza con il territorio di confine).
Figura 3.19 – Provenienza dei dipendenti stranieri e classificazione per classi d’età. Principali Continenti di origine. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su banca dati SMAIL
Infine, considerando i dipendenti di nazionalità straniera, ricordando che gli stranieri residenti in provincia di Sondrio rappresentano una quota pari a meno del 4,5% del totale dei residenti, SMAIL permette di registrare come questi siano poco più di 3.500 e che provengano per il 35,7% dei casi da Paesi extra europei, per il 27,7% dall’Europa e per il 18,2% dall’Africa.
Imprenditori per classe di età e genere
Continuando l’analisi in corso, è utile dare uno sguardo al numero di imprenditori totali suddivisi per età e genere. Per fare ciò ci si può avvalere delle informazioni contenute nella banca dati SMAIL che ci permettono di avere un dato più preciso anche se solo al 31 dicembre 2011. I dati mostrano come più della metà, e per la precisione il 57,1% del totale, abbia un età compresa tra 35 e 54 anni. Gli imprenditori di età compresa tra 55 e 64 anni sono invece il 17,4% del totale. Quota simile hanno gli imprenditori tra 25 e 34 anni e quelli dai 65 anni in avanti (rispettivamente il 12,5% e l’11,2%). Marginale, solo l’1,9% del totale, è la quota di imprenditori giovanissimi ovvero al di sotto dei 24 anni. Rispetto al 2010 si registra una forte contrazione per tutte le categorie (soprattutto quelle con età inferiore ai 24 anni, che potrebbe confermare ulteriormente come a diversi livelli territoriali la crisi registri un impatto maggiore soprattutto sui più giovani e sulle imprese di più recenti costituzione) tranne che per la fascia di età over 65 che aumenta del 3,3%.
Figura 3.20 - Ripartizione imprenditori per classe di età. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati SMAIL
Le figure qui sotto riportate, 3.21 e 3.22, mostrano la ripartizione degli imprenditori nei diversi settori per genere.
Figura 3.21 - Ripartizione imprenditori - genere maschile. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati SMAIL
Figura 3.22 - Ripartizione imprenditori - genere femminile. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati SMAIL
La situazione nelle Comunità Montane
Volendo ora delineare una fotografia del sistema imprenditoriale per ogni mandamento, dal Registro Imprese emerge come il mandamento con la quota maggiore di imprese attive sia quello di Sondrio (30% del totale) seguito da Morbegno (24%), da Tirano e dall’Alta Valtellina (17% circa entrambi) e dalla Valchiavenna (11%).
Rispetto al 2011 in ogni mandamento si registra una diminuzione del numero di imprese attive. Il mandamento con la variazione maggiore è quello di Morbegno che testimonia una contrazione del -3,1% delle imprese. In valore assoluto questo indica una diminuzione di 117 imprese in un solo anno. Nel mandamento di Sondrio si registra invece la perdita maggiore di unità economiche; infatti, rispetto al 2011 si sono chiuse 131 imprese che equivalgono ad una variazione percentuale del -2,8%. La stessa variazione (-2,8%) si osserva anche per la Valchiavenna; in valore assoluto tale percentuale in questo mandamento equivale a 47 imprese. Tirano e l’Alta Valle sono i mandamenti che hanno subito la riduzione minore di imprese; in percentuale, infatti, si nota che perdono rispettivamente l’1,9% e l’1,5% (per una diminuzione di 50 e 38 imprese). Passando ora alle iscrizioni avvenute nel corso del 2012, si può notare che il territorio che ne ha avute di più è quello di Sondrio con 252 iscrizioni pari al 32% del totale. Come già negli ultimi anni, subito dopo si trova Morbegno con 202 iscrizioni (pari al 26,2%). Tirano e l’Alta Valle mostrano anche qui una performance molto simile con 113 iscrizioni (il 14,6% del totale) mentre in coda è la Valchiavenna con 92 iscrizioni, pari all’11,9%. Per quanto riguarda le cessazioni nell’anno la situazione ricalca quella delle iscrizioni: infatti a Sondrio si è verificato il 32,6% delle cessazioni (315 in valore assoluto), a Morbegno il 27% (pari a 261 unità), a Tirano il 14,6% (141 cessazioni), in Alta Valle il 14,4% (139 in valore assoluto) e, infine, in Valchiavenna l’11,4% (ovvero 110 cessazioni)11.
Considerando ora la forma giuridica delle imprese per mandamento, si rileva come anche quest’anno a Sondrio ci sia il 38,5% di società di capitale attive in provincia, il 30,8% delle società di persone, il 28% delle imprese individuali e il 38,4% delle imprese con altre forme giuridiche. In tutti i mandamenti le imprese individuali rappresentano la forma giuridica più frequente, addirittura in Valchiavenna queste imprese rappresentano il 68% del totale. In tutti i territori si ha una percentuale vicina al 20% per le società di persone; in Alta Valtellina la concentrazione maggiore con il 25,8%. Le società di capitale rappresentano in tutti i territori una quota che varia dal 9,5% della Valchiavenna al 18,2% del mandamento di Sondrio.
Figura 3.23 - Forma giuridica delle imprese per comunità montana. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Stockview
Considerando le imprese attive per mandamento in base all’attività economica possiamo rilevare alcune specificità territoriali: nel territorio del tiranese c’è la concentrazione maggiore di imprese agricole sul totale del mandamento (31%). Per quanto riguarda l’industria manifatturiera, nel morbegnese sono il 12%; nel morbegnese si ha anche la concentrazione maggiore per le imprese del settore costruzioni (22%). A Sondrio si registra una quota del 22% per le imprese del commercio e del 27% per le altre imprese terziarie. In Alta Valle si trova la concentrazione maggiore di imprese del settore alberghiero e della ristorazione. Considerando la variazione rispetto al 2011 si osserva che in quasi tutti i mandamenti ci sono state riduzioni. Le imprese agricole diminuiscono soprattutto nel mandamento di Sondrio (-4,9%), dove si osserva la riduzione maggiore anche per le imprese del commercio (-5%). L’industria manifatturiera e il settore delle costruzioni registrano la riduzione più marcata in Valchiavenna, rispettivamente pari al -6% e al -7,1%. Per le imprese alberghiere la variazione maggiore (-1,34%) è avvenuta nell’area di Morbegno mentre le altre imprese terziarie si sono ridotte del 2,8% nell’Alta Valle.
All’opposto si può notare come gli unici incrementi siano nei settori del terziario e del turismo. Infatti, nel sondriese si registra un aumento degli alberghi e dei ristoranti pari al 3,3% mentre nel tiranese aumentano le altre attività terziarie del 1% circa.
La dimensione delle imprese
Per completare l’analisi sull’anagrafe delle imprese è inoltre utile osservare la dimensione delle stesse attraverso l’evoluzione delle unità locali e degli addetti che vi lavorano. Per fare ciò è possibile appoggiarsi ai dati di SMAIL che come già ricordato sono, al momento della redazione di questo lavoro, disponibili al 31 dicembre 2011.
Estrapolando i dati si può notare una leggera diminuzione del numero di unità locali rispetto al 2010. Questa diminuzione, nell’ordine del -1,4%, è dovuta alla perdita di 255 unità locali soprattutto nei settori dell’agricoltura (-119), delle costruzioni (-83) e del commercio (-54). Per quanto riguarda gli addetti si nota come questi si siano contratti dello -0,02% rimanendo di fatto stabili rispetto al 2010. Andando ad osservare ogni singolo settore si può notare come nell’agricoltura, a fronte di una perdita di unità locali del -4%, si registri una contrazione del numero di addetti del -2,9%. Per le costruzioni la perdita di unità locali è stata simile a quella degli addetti (-2,7% e -2,1% rispettivamente). Nell’industria manifatturiera la contrazione di unità locali è stata del -2,1% con conseguente perdita del -0,9% di addetti. Nel commercio si trovano due dinamiche opposte: ad una diminuzione del -1,2% delle unità locali ha corrisposto un aumento degli addetti dello 0,7%. Il settore degli alberghi e ristorazione è uno dei pochi a registrare aumenti sia per il numero di unità locali sia per il numero di addetti (0,3% e 1,5% rispettivamente).
Dalla figura 3.24 è possibile rilevare come sia il settore del commercio all’ingrosso ad avere la quota maggiore di unità locali sul totale (23,6%) seguito dal settore delle costruzioni (16,3%) e dall’agricoltura (15,4%). Per quanto riguarda il numero di addetti, questo risulta essere maggiore nell’industria manifatturiera (22,6%), seguito dal commercio (18,1%) e dalle attività di servizi di alloggio e ristorazione (14,4%).
La figura 3.25 mostra l’evoluzione del numero di unità locali dal 2009 al 2011 e le rispettive variazioni. Dal 2009 al 2011 quasi tutti i settori subiscono una riduzione del numero di unità locali. Gli unici settori che hanno retto meglio degli altri in questo ambito sono quelli legati ai servizi e al terziario. Infatti si nota un aumento del 20% delle unità locali dei settori riguardanti la fornitura di energia e acqua, un aumento per le unità locali del settore terziario legato all’istruzione e sanità (3,1%) e per quelle più legate al turismo (0,8%). Infine aumentano anche per i servizi specifici per le imprese (0,2%). E’ da rilevare, altresì, stabilità, nell’ultimo anno disponibile, per l’industria del legno e una leggera contrazione (0,4%) per i servizi alle imprese.
Uno sguardo ai principali aggregati economici delle società
Per leggere l’andamento e l’evoluzione delle condizioni del tessuto economico locale, in modo sempre più approfondito anche nel confronto con altri territori, le possibilità di incrementare il patrimonio informativo disponibile sono sempre importanti. In questo quadro, un ulteriore elemento di interesse è rappresentato dai principali aggregati economici delle società. Da un’indagine Infocamere di cui la Camera di Commercio dispone nel cruscotto di indicatori statistici relativa al gennaio 2013, vengono analizzati i risultati economici più significativi realizzati da un campione di società obbligate al deposito del bilancio (società per azioni, società a responsabilità limitata, cooperative e consorzi). Pur sapendo che la quota di tali imprese sul totale in provincia è limitata (circa il 15% del totale)12, si tratta di valori comunque significativi per cogliere la consistenza economica delle imprese della provincia e avere un’idea dell’evoluzione di medio periodo. Una prima specificazione, sia pur intuitiva, è importante: i dati aggregati presentati indicano i risultati economici e finanziari delle imprese registrate nel territorio e non quelli realizzati nel territorio. I risultati economici delle imprese registrate nella provincia sono così realizzati anche fuori dal territorio della provincia stessa. Dalla considerazione di questi aggregati economici, quindi, si può avere un’idea della posizione economica e finanziaria delle imprese registrate nel territorio, dal punto di vista sia della consistenza complessiva sia della consistenza media in un’ottica economico-finanziaria.
Possiamo osservare che, in termini assoluti, il valore della produzione, da intendersi come produzione economica e quindi di fatto equivalente al fatturato, registra un aumento significativo negli ultimi anni nonostante la crisi: in modo specifico nell’anno 2010/2011 ha registrato un incremento del 5,2%; nell’anno precedente invece l’incremento, sia pur presente, era stato dell’1,6%. Tuttavia, mentre il valore della produzione cresce del 5%, il valore aggiunto, che al fatturato toglie i costi delle materie prime e dei servizi, cresce nello stesso anno solo dello 0,7%. Questo può essere ascrivibile ad una dinamica dei costi che ha eroso i margini, come già evidenziato nelle precedenti relazioni sull’andamento economico. Proseguendo nell’analisi, se al valore aggiunto si tolgono personale, accantonamenti e ammortamenti, si ottiene il dato EBIT (Earnings Before Interest and Taxes), ovvero il margine operativo netto, in deciso calo negli ultimi due anni e particolarmente nell’ultimo anno quando registra una riduzione del 18%, probabilmente ascrivibile a dinamiche legate al costo del personale. Il risultato ante imposte invece segna un calo ancora più incisivo, del 30% rispetto all’anno precedente. A contrarsi di più, nell’ultimo anno, è l’utile netto, che segna un crollo del 60% circa e rende evidente il peso della pressione fiscale sulle imprese.
Analoghe dinamiche si evincono anche dall’analisi dei dati medi e mediani che sottolineano il difficile periodo congiunturale nonché le pressioni sul lato dei costi e anche su quello fiscale.
Tuttavia, le differenze dei valori dei dati mediani e medi evidenzia una particolarità nella serie delle imprese in esame. Infatti, la rilevazione dei singoli parametri (valore della produzione, valore aggiunto, ecc.) mostra grandi divari fra valori mediani e medi a ulteriore riprova del fatto che in provincia di Sondrio vi è, anche fra le società di capitali, un elevato numero di imprese relativamente piccole con un valore della produzione significativamente inferiore a Euro 400.000 all’anno (dato mediano) e un numero più ristretto di imprese con dati di fatturato decisamente maggiori che fanno lievitare in modo deciso i valori medi (ad esempio lo stesso valore medio della produzione è circa di Euro 1,8 milioni).
Passando ad un’analisi più dettagliata per settore economico, si possono effettuare le seguenti osservazioni sui valori assoluti e medi. Le osservazioni sui dati della figura 3.27 sono le seguenti:
- il settore delle attività manifatturiere, dell’energia e minerarie è quello che in assoluto genera il maggior valore della produzione (oltre Euro 1,3 miliardi, pari a circa il 41,5% del totale) seguito poi da quello del commercio (appena sotto la soglia del miliardo di Euro) e delle costruzioni (circa Euro 400 milioni Euro);
- in termini di valore aggiunto (ovvero quello che rimane del valore della produzione una volta sottratti i costi esterni), il settore delle attività manifatturiere risulta sempre al primo posto con un valore di oltre Euro 340 milioni davanti al settore delle costruzioni e del commercio che fanno registrare un dato praticamente analogo;
in termini di EBIT – che, lo ricordiamo, sottrae al dato del valore aggiunto il costo del personale nonché il valore degli accantonamenti e degli ammortamenti e pertanto in questa sede penalizza fortemente le attività con forte dotazione infrastrutturale e con un’elevata intensità di personale - vediamo sempre al primo posto il settore delle attività manifatturiere (circa Euro 55 milioni) davanti però al settore del commercio (Euro 22 milioni) e delle costruzioni (Euro 18 milioni);
- il risultato ante imposte, calcolato sottraendo all’EBIT gli oneri finanziari (derivanti, ad esempio, al ricorso a capitali di terzi e quindi vi è ricompresa la remunerazione del capitale attraverso gli interessi passivi) evidenzia come questi ultimi abbiano inciso in particolare nel settore del turismo (dove il risultato ante imposte è negativo), dei servizi alle imprese e delle costruzioni. Di converso, per il settore delle assicurazioni e del credito, in questa sede si registrano i proventi della gestione finanziaria che fanno risalire il risultato a oltre Euro 2,8 milioni rispetto ad un EBIT di Euro 100.512;
- relativamente ai risultati medi al netto delle imposte, si osserva come il primato sia del settore delle attività manifatturiere (oltre Euro 20 milioni), davanti al settore del commercio (oltre Euro 5 milioni) e quello delle assicurazioni e del credito (Euro 2,6 milioni). Fanalino di coda con un risultato netto ampiamente negativo (quasi Euro 4 milioni) il settore del turismo. Relativamente al peso che incidenza delle imposte ha avuto nel determinare questi risultati, si osserva come esso sia stato particolarmente intenso in termini percentuali sui servizi alle imprese, delle costruzioni e del commercio.
Dal punto di vista invece dei valori medi (figura 3.28), si rileva che:
- il dato del valore della produzione più elevato appartiene al settore delle attività manifatturiere, dell’energia e delle attività minerarie (poco più di Euro 4,5 milioni) seguito dal commercio (circa Euro 3 milioni) e dal settore delle imprese di trasporti e spedizioni (Euro 2,1 milioni). Si rileva inoltre come il dato medio del valore della produzione dell’agricoltura sia superiore a quello delle costruzioni, a riprova della grande frammentazione di quest’ultimo settore;
- sottraendo i costi esterni, il valore aggiunto maggiore è sempre registrato dal settore delle attività manifatturiere, dell’energia e minerarie (oltre Euro 1,1 milioni) davanti alle imprese del settore dei trasporti e delle spedizioni (circa Euro 640 mila) e le imprese delle assicurazioni e del credito (Euro 454 mila);
- in termini di EBIT medio, il primato va sempre al settore delle attività manifatturiere (oltre Euro 180 mila) davanti però alle imprese dei trasporti e delle spedizioni (Euro 71 mila) e del commercio (Euro 70 mila);
- il risultato medio ante imposte (che registra cioè i risultati della gestione finanziaria) vede spiccare al primo posto le aziende delle assicurazioni e del credito (oltre Euro 280 mila) davanti alle imprese del manifatturiero (Euro 155 mila) e dei trasporti e delle spedizioni (Euro 54 mila);
- infine, in termini di risultati netti medi, il primato spetta alle imprese delle assicurazioni e del credito (oltre Euro 259 mila) davanti al manifatturiero (Euro 67 mila) e i trasporti e le spedizioni (circa Euro 23 mila). Il fanalino di coda è rappresentato dalle imprese del settore del turismo che hanno fatto registrare un risultato netto medio negativo di oltre Euro 32 mila, seguite dalle società di servizi che nel loro complesso hanno registrato una lieve perdita (circa Euro 3 mila) specie per effetto dell’ultima componente fiscale che ha inciso in modo significativo sulla performance complessiva del settore.
E’ inoltre possibile osservare che le società con utile in provincia di Sondrio (quelle cui i dati di bilancio fanno riferimento) sono passate da 1.106 a 1.061, mentre sono aumentate le società con perdita (da 746 a 791).
Dal punto di vista dell’analisi degli indici di bilancio, gli indicatori della figura 3.29 costituiscono un valido aiuto per monitorare l’andamento della gestione delle imprese e la relativa evoluzione nel tempo. Nel nostro caso, sono disponibili una serie di parametri che analizzano l’insieme delle imprese. Questo tipo di analisi, seppur meno efficace di un’analisi con parametri suddivisi per settore di attività, permette già una serie di considerazioni di massima che riportiamo nei paragrafi qui di seguito.
Gli indici di bilancio resi disponibili dal sistema di monitoraggio XBRL-inbalance di Infocamere per la provincia di Sondrio sono i seguenti:
• ROE: esso esprime il tasso di redditività del capitale proprio e viene spesso chiamato anche tasso di remunerazione dell’azionista (“Return on Equity”). In generale, esso viene utilizzato per valutare la convenienza ad investire in un’impresa considerando il risultato economico in rapporto al capitale impiegato per raggiungerlo. Il ROE non è un indicatore che ha un significato di per sé ma deve essere messo a confronto con il rendimento di investimenti alternativi a basso rischio come i BOT, i CCT e i depositi bancari. In tal senso, per essere conveniente, l’investimento in un’impresa (che ha quindi in sé un rischio intrinseco) deve avere un ROE significativamente maggiore per “premiare” il rischio della gestione aziendale rispetto a quello degli investimenti “sicuri”. Nel nostro caso, osserviamo come il ROE del totale delle società sia in netto calo dal 2010 al 2011 passando dal 4,9% al 2%. In un momento in cui le tensioni sul debito sovrano in Europa hanno portato ad una crescita dello spread che ha mandato il rendimento dei titoli di Stato italiani sopra la soglia del 6%, questo risultato complessivo delle società non è particolarmente soddisfacente. Tuttavia, le cose sono andate meglio per le società in utile che fanno registrare un ROE del 11,5% nel 2010 e ancora del 9,4% nel 2011.
• ROI: esso misura il tasso di redditività del capitale investito (“Return on Investments”). Rispetto al ROE rappresenta un passo avanti in quanto rappresenta il rendimento dell’attività tipica dell’impresa confrontato con tutti gli investimenti effettuati nell’attività tipica. Il ROI sintetizza così il rendimento della gestione tipica dell’impresa in base a tutto il capitale in essa investito (capitale proprio e di terzi). Esso misura così la capacità dell’impresa di far fruttare non solo il capitale dei soci ma anche quello dei terzi finanziatori (i debiti). Il ROI viene di solito confrontato con il costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito e pertanto viene preso come benchmark il tasso di interesse applicato dalle banche sui finanziamenti concessi (I). Pertanto, se il ROI è maggiore di I, l’impresa è in grado di prendere a prestito capitali e farli fruttare in modo maggiore rispetto ai mercati finanziari: la gestione dell’azienda è cioè in grado di creare valore. In alternativa, il ROI viene messo a confronto con il ROE (il tasso di remunerazione dell’azionista). Nello specifico dei nostri dati, questo confronto vede il ROI inferiore al ROE sia nel 2010 che nel 2011 per le società in utile mentre nel 2011 il ROI è leggermente superiore al ROE se si considerano tutte le società nel loro complesso. Questo risultato evidenzia il grado di difficoltà delle imprese nel generare ricchezza e un’adeguata remunerazione dei capitali investiti nelle aziende.
• ROS: questo parametro misura il margine di reddito operativo realizzato sulle vendite (“Return on Sales”). In altre parole, il ROS esprime la percentuale di guadagno lordo in termini di risultato operativo su 100 di vendite nette. Pertanto, questo indice è tanto più soddisfacente quanto più risulta elevato e un ROS alto è caratteristico di imprese in grado di offrire prodotti a prezzo molto alto con costi operativi relativamente limitati come nel caso di società di servizi o importanti aziende nel settore della moda. Nel nostro caso, il ROS tra il 2010 e il 2011 è in calo sia per il totale delle società (dal 4,7% al 3,6%) sia per le società in utile (dal 6,8% al 6%). Si osserva però come per quest’ultime il calo sia decisamente più contenuto. Le cause dietro questo calo generalizzato del ROS possono essere i) un aumento dei costi di produzione, ii) una diminuzione dei prezzi di vendita, iii) una diminuzione dei volumi complessivi di vendita.
• Capital Turnover: questo parametro misura la rotazione del capitale, ovvero quante volte il capitale investito si “rinnova” per effetto delle vendite. Esso è quindi un indicatore di efficienza della gestione ed è preferibile averlo il più alto possibile. Le aziende con un capital turnover elevato sono tipicamente quelle in grado di offrire prodotti a prezzi contenuti ma in grado di “svuotare gli scaffali” molto spesso e velocemente come, ad esempio, un ipermercato o un’azienda della grande distribuzione. Nel nostro caso, osserviamo come fra il 2010 e il 2011 il capital turnover sia rimasto sostanzialmente stabile sia per il totale delle società sia per le società in utile. Rileviamo invece come in generale il capital turnover sia decisamente più elevato per le società in utile rispetto al totale delle imprese a ulteriore prova dell’efficienza della loro gestione. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, possiamo ragionevolmente affermare che il calo del ROS fra il 2010 e il 2011 sia ascrivibile ad un aumento dei costi di produzione e/o ad una diminuzione dei prezzi di vendita visto che il capital turnover è rimasto sostanzialmente stabile.
• Indipendenza finanziaria: questo indicatore esprime la proporzione di attivo finanziato con capitali propri. Nel nostro caso, si osserva come nel periodo 2010-2011 questo parametro sia sistematicamente in calo sia per il totale delle imprese che per le aziende in utile. Questo ci segnala che a parità di investimenti, le imprese hanno dovuto ricorrere al mercato dei capitali (ad esempio attraverso le banche) per ottenere le risorse necessarie per le loro attività. In generale, si osserva però come le aziende in utile abbiano una maggiore indipendenza finanziaria rispetto al totale delle imprese e di come questa si sia ridotta in modo molto marginale (-0,3%) rispetto al totale (-1,3%).
DALLO STATUTO COMUNITARIO AD ALPS BENCHMARKING
Attraverso i dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio si ha sempre un punto di vista privilegiato per l’analisi e confronto dei diversi tessuti economici locali per le varie aree alpine. L’anagrafe delle imprese fa emergere come fra i territori presi in esame ci siano differenze ma anche affinità. I settori principali1 sono per tutti i territori: Agricoltura, Costruzioni, Commercio e Attività di alloggio e ristorazione, con quote diverse sul totale delle imprese. Approfondimenti specifici per settore saranno forniti più avanti all’interno di ogni capitolo. In questa sede è utile osservare l’insieme delle imprese e l’evoluzione nel passaggio tra 2011 e 2012. Considerando la variazione delle imprese attive, l’unica provincia dove si è registrato un aumento è Bolzano (0,4%), pari ad un aumento di 219 unità in valore assoluto. Si tratta dell’unico dato positivo, per quanto, rispetto a quello registrato nel 2011 il dato positivo si sia ridotto di più della metà: nel 2011 l’aumento era stato dell’1,13%, quest’anno è stato dello 0,4%. Gli altri territori hanno visto continuare invece il trend negativo mostrato negli anni passati: la riduzione più marcata si è avuta a Sondrio con il -2,5% delle imprese attive (ovvero 383 imprese in meno in valore assoluto); subito dopo si ha Cuneo con -1,9% e una diminuzione di imprese
64 pari a 1.363 unità. Anche per Verbano-Cusio-Ossola e per Trento la variazione è al di sopra dell’uno percento, nello specifico -1,5% e -1% rispettivamente, con una riduzione di 194 e 489 imprese. Belluno e Aosta mostrano invece riduzioni più contenute: la prima ha visto diminuire il numero di imprese attive del -0,8% (118 imprese) mentre la seconda del -0,6% (75 imprese). In quasi tutti i territori, poi, il rapporto tra iscrizioni e cessazioni risulta essere inferiore all’unità (ovvero le cessazioni risultano essere maggiori delle iscrizioni). Uniche eccezioni sono rappresentate da Bolzano con un rapporto pari a 1,1 e Aosta con 1,01. Come avvenuto anche negli anni precedenti, Sondrio è il territorio dove questo indicatore risulta essere più basso, pari a 0,8. Ciò è dovuto anche al fatto che a Sondrio si hanno meno iscrizioni d’impresa rispetto agli altri territori alpini, infatti il tasso di natalità di impresa qui è pari a 4,92 (valore più basso in confronto alle province alpine). Rispetto a questo indicatore si collocano nell’ordine Trento (5,12), Cuneo (5,23), Bolzano (5,31),Belluno (5,85), Aosta (6,14) e infine Verbano-Cusio-Ossola con il valore più alto, 6,51.
Se si considera il rapporto fra imprese fallite e attive, nel 2012 Sondrio nel confronto alpino è al terzo posto per minor numero di fallimenti, dopo Bolzano e Cuneo (cfr. anche capitolo15).
E’ anche possibile osservare che in tutti i territori si conferma una forte presenza di imprese artigiane: infatti, sul totale, le imprese artigiane rappresentano una quota che va dal 24,6% di Bolzano al 38,4% di Verbano-Cusio-Ossola.
Passando a considerare gli immigrati sul territorio, questi, a inizio 2012, rappresentavano una quota della popolazione delle province alpine molto diversa tra loro. Infatti, la quota minore di stranieri sul totale della popolazione si registra come per gli anni passati a Sondrio (4,3%), dato in leggera flessione rispetto al precedente. Subito dopo si ha Verbano-Cusio-Ossola con il 5,3% del totale, segue Belluno con il 5,9%, Aosta con il 6,6%, Bolzano con il 7,9% e Trento con l’8,7%. Infine, il territorio con la concentrazione maggiore di stranieri sul totale risulta essere Cuneo dove circa una persona su dieci è straniera (9,3%). Per quanto riguarda invece le imprese straniere, pur essendo sempre Sondrio il territorio con la concentrazione più bassa di imprese straniere (4,4% in riduzione di quasi il 7% rispetto al 2011 ovvero 48 imprese in meno) è Belluno la provincia con la quota di imprese straniere maggiore. Infatti, qui, il 7,6% delle imprese è guidata da stranieri e rispetto al 2011 la variazione del numero di imprese straniere attive è stata positiva
straniere risulta essere Bolzano con un aumento del 4,4% (130 imprese).
Le imprese femminili rappresentano una quota sul totale molto maggiore rispetto alle
imprese straniere in tutti i territori alpini. Infatti almeno un impresa su cinque risulta
essere femminile. Il territorio con la concentrazione maggiore si riconferma essere quello
di Sondrio: il 26,3% del totale consiste in imprese rosa. Di poco superiore al 25% è la
quota di imprese femminili presenti sul territorio di Aosta (25,1%) mentre subito dopo
vi sono le due province piemontesi di Cuneo e Verbano-Cusio-Ossola con il 24,2% e il
24,1% rispettivamente. A Belluno operano il 22,3% delle imprese femminili sul totale delle
imprese attive mentre a Bolzano e a Trento si hanno le concentrazioni minori (21,9% e
19,8% rispettivamente). Rispetto all’anno precedente si registra come gli unici territori
che vedono aumentare il numero di imprese femminili sono quelli di Bolzano (0,7% per
84 imprese) e Aosta (0,2% ovvero 6 unità). Poco al di sotto dello zero è la variazione a
Trento (-0,1%), a Belluno (-0,4%) e a Verbano-Cusio-Ossola (-0,7%). Più marcato è invece il
dato registrato a Cuneo (-1,6% con una flessione di 278 unità) e a Sondrio (-2,1% con -85
imprese femminili). 65 Volendo infine dare uno sguardo alle imprese giovanili, che rappresentano anch’esse una
La parte consistente del totale delle imprese nei territori alpini, dalla figura 3.a, si nota che la quota di imprese giovanili sul totale in molti casi supera il 10%. A Sondrio e a Verbano- Cusio-Ossola le imprese giovanili raggiungono il 10,7% del totale. Subito dopo si ha il dato di Cuneo con il 10,3%. Aosta e Belluno si fermano al 9,7% mentre Trento fa registrare una concentrazione di imprese di giovani pari al 9,3%. Infine si trova Bolzano con l’8% sul totale delle imprese attive. Rispetto al 2011 si può osservare come in tutti i territori le imprese giovanili si riducano: le riduzioni più marcate si hanno in quei territori che hanno registrato la più marcata riduzione d’impresa in termini complessivi. Infatti, nel Verbano- Cusio-Ossola si ha una riduzione del -6,2% di imprese (pari a 88 unità) mentre a Sondrio del -6% (101 imprese). Ad Aosta la riduzione è del -5,6% (70 in valore assoluto). Trento e Cuneo registrano una riduzione delle imprese giovanili simile: -4,9% e -4,7% rispettivamente per una diminuzione di 230 e 350 imprese. A Bolzano la diminuzione è stata del -2,4% (106 imprese in valore assoluto) mentre a Belluno la diminuzione è stata minima: -0,3% per una contrazione di sole 4 unità. Si nota infine come le iscrizioni di imprese giovanili rappresentino una quota particolarmente importante rispetto alle iscrizioni totali. Infatti, si va dal 38,5% delle iscrizioni a Sondrio al 27,9% di Aosta e Bolzano.