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ALPS BENCHMARKING - 2013

CAPITOLO 5

Le provincie alpine: elementi di sintesi

Società

L’analisi del contesto socio-demografico costituisce sempre la base imprescindibile per la conoscenza di un territorio. Primo passo in questa direzione è necessariamente lo studio della popolazione in funzione delle sue caratteristiche strutturali e l’elaborazione di alcuni indici che servono a descriverla nel suo processo di rinnovamento; da questi indici, infatti, possono essere tratte indicazioni relative alle tendenze di sviluppo (indice di vecchiaia), alle sue capacità produttive (indice di struttura della popolazione attiva e indice di ricambio), alla misura del carico sociale sopportato dalla sua fascia in età lavorativa (indice di dipendenza giovanile e di dipendenza anziani). Il quadro si completa poi con l’analisi dell’offerta territoriale di servizi educativi e sociali, nonché del grado di tutela assicurato in termini di sicurezza sul lavoro (fenomeno infortunistico).

La figura 1 mostra la consistenza numerica della popolazione residente per territorio (anno 2011).

Figura 1: Popolazione residente per territorio. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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Come si può notare, a fine 2011, le aree significativamente più popolate risultano essere quelle di Cuneo, Trento e Bolzano; gli altri territori presi in esame si attestano tutti sotto quota 210.000 abitanti. La Valle d’Aosta, con una popolazione di poco meno di 127 mila abitanti, rappresenta l’area demograficamente più piccola. In termini relativi, la componente femminile è lievemente superiore per le zone di Belluno e Verbano-Cusio-Ossola (circa 107 donne ogni 100 uomini).

In rapporto al territorio (Figura 2), a parte la popolazione della provincia di Cuneo che risiede per l’83% in pianura o su zone collinari, la popolazione dell’intera area si concentra quasi esclusivamente in montagna.

Figura 2: Popolazione per zona altimetrica di montagna. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Provincia/Area

Montagna

Collina

Pianura

Belluno

210.001

0

0

Bolzano

504.643

0

0

Cuneo

98.737

224.243

263.398

Sondrio

180.814

0

0

Trento

524.832

0

0

Valle d’Aosta

126.806

0

0

Verbano - Cusio - Ossola

159.718

546

0

Area Vasta

1.646.379

383.961

263.398

Nord Italia

4.089.098

6.585.454

16.538.820

Italia

7.468.031

23.281.383

28.684.330

In merito alla componente straniera, la quota si rivela più consistente a Cuneo, dove l’incidenza percentuale della popolazione immigrata si attesta sul 9,3%, in linea col dato dell’area Nord; su quote leggermente inferiori le province di Trento e Bolzano, con valori rispettivamente dell’ 8,7% e 7,9% (Figura 3).

Figura 3: Incidenza percentuale della popolazione immigrata sul totale della popolazione. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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Tutte al di sotto del dato medio dell’area benchmark (dato peraltro allineato al dato nazionale) le altre aree: la presenza più bassa di stranieri si registra a Sondrio, con una percentuale sul totale della popolazione residente pari al 4,3%. La Valle d’Aosta ed il Verbano-Cusio-Ossola si distinguono invece per la quota di cittadinanze concesse (Figura 4), con una percentuale quasi doppia rispetto al dato medio nazionale (tra l’altro coincidenti).

Figura 4: Concessioni di cittadinanza sul totale della popolazione immigrata. Anno 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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Considerando la ripartizione percentuale della popolazione per fasce d’età (Figura 5), le percentuali più alte di giovani sono quelle rilevate in provincia di Bolzano (16,4%)e Trento (15,4%). Cuneo, Sondrio e Aosta presentano percentuali sostanzialmente in linea con il dato nazionale; decisamente superiore, invece, rispetto al dato nazionale la quota di popolazione over 65 delle province di Verbano-Cusio-Ossola e Belluno.

Figura 5: Popolazione residente per fasce d’età. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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Spostando adesso l’attenzione sul movimento naturale della popolazione, l’analisi dei tassi di natalità e mortalità (Figura 6) rivela una situazione di sostanziale equilibrio per la Valle d’Aosta, dei saldi positivi per Bolzano e Trento, negativi per le altre province.

Figura 6: Tassi generici di natalità e mortalità. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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I dati sulla mortalità per suicidio fanno riflettere. Dei territori oggetto d’analisi Trento presenta l’incidenza più bassa (4,57 suicidi ogni 100.000 abitanti), mentre per Cuneo, Sondrio, Belluno e Aosta il gesto estremo è stato compiuto da una percentuale più che doppia (Figura 7) rispetto a quella di riferimento nazionale.

Figura 7: Suicidi per 100.000 abitanti su popolazione. Anno 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

15

Per completare l’analisi della popolazione indagandone il fenomeno dell’instabilità coniugale (Figura 8), tratto ormai tipico di ogni società moderna, si nota come essa interessi in maniera rilevante il Verbano-Cusio-Ossola e, in generale, le province occidentali dell’area benchmark. Il primato della stabilità coniugale tra le province analizzate spetta a Belluno.

Figura 8: Divorzi e separazioni ogni 10.000 famiglie. Anno 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Provincia/Area

Divorzi e separazioni ogni 10.000 famiglie

Belluno

37,94

Trento

48,15

Sondrio

49,57

Bolzano

55,81

Valle d’Aosta

62,06

Cuneo

65,7

Verbano-Cusio-Ossolaia

90,7

Area Vasta

58,56

Nord Italia

53,16

Italia

55,41

Indicazioni circa le tendenze di sviluppo demografico dell’area possono essere tratte con l’ausilio dell’ indice di vecchiaia che consente di ottenere una stima del grado di invecchiamento della popolazione rapportando, in percentuale, la popolazione anziana (oltre i 65 anni) e quella d’età inferiore ai 14 anni (Figura 9).

Figura 9: Indice di vecchiaia. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

16

Sostanzialmente in linea con il dato nazionale, che vuole una percentuale pari al 48% in più di anziani rispetto ai giovanissimi (0-14 anni), sono Sondrio e la Valle d’Aosta. Decisamente più alti appaiono i valori del Verbano-Cusio-Ossola, dove si contano addirittura 198 persone oltre i 65 anni per ogni 100 giovani. Il dato dell’Area benchmark risulta fortemente condizionato dalla più alta quota di popolazione entro i 14 anni presente a Bolzano (16,4%)

A Bolzano, un indice di struttura della popolazione in età attiva (rapporto percentuale tra l’ammontare di popolazione in età 40-64 anni e quello in età 15-39) di poco superiore al 100%, indica una popolazione in età lavorativa alquanto “giovane” (il che denota dei potenziali vantaggi in termini di dinamismo e spinta innovativa); discorso contrario per il Verbano-Cusio-Ossola, dove un valore elevato (146,4) denota un processo di obsolescenza della forza lavoro.

Figura 10: Indice di struttura della popolazione in età attiva per territorio. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

17

Un’indicazione sull’entità del turnover generazionale della popolazione in età attiva viene fornita dall’ indice di ricambio, calcolato come il rapporto tra popolazione compresa nella fascia 60-64 anni e popolazione della fascia d’età 15-19 (Figura 11).

Figura 11: Indice di ricambio. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Provincia/Area di riferimento

Indice di ricambio

Verbano-Cusio-Ossolaia

166,8

Belluno

159,7

Valle d’Aosta

151

Cuneo

138,2

Sondrio

131,9

Trento

119,7

Bolzano

94

Area Vasta

126,3

Nord Italia

145,8

Italia

129,8

Fatta eccezione per Bolzano, i valori superiori a 100 registrati per quasi tutti i territori, indicano che, da un punto di vista strettamente demografico, le uscite dal mercato del lavoro sono stimate maggiori delle entrate.

Calcolando l’indice di dipendenza giovanile e l’indice di dipendenza anziani, si giunge invece ad una più accurata valutazione dell’entità del carico sociale delle classi di popolazione non attiva (0-14 anni e 65 e oltre anni), presumibilmente non autonome dal punto di vista economico, sulla popolazione attiva (15-64 anni)1.

Figura 12: Indici di dipendenza anziani e giovani per territorio. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

18

Gli indici di dipendenza giovanile di Valle d’Aosta, Sondrio e Cuneo si collocano nelle vicinanze del dato medio nazionale e del Nord Italia. Verbano–Cusio–Ossola e Belluno si caratterizzano per valori decisamente più bassi di dipendenza giovanile; ben superiore alle medie delle aree di riferimento il dato di Bolzano e Trento, entrambe caratterizzate da una maggior presenza della classe più giovane.

Discorso speculare per l’indice di dipendenza anziani. Nel Verbano-Cusio-Ossola, si contano 100 persone in età attiva che, oltre a dover far fronte alle proprie esigenze, hanno teoricamente “a carico” circa altre 38 persone ultra65enni, che ne risultano quindi dipendenti. Carico sociale minore, inferiore al dato medio dell’area, per Bolzano, Trento e Sondrio.

Un quadro di confronto territoriale più completo include anche il vaglio del ‘sistema istruzione’.

La distribuzione della popolazione per titoli di studio evidenzia, per la Valle d’Aosta, una concentrazione superiore alla media nelle fasce a più bassa scolarità – licenza elementare e licenza media che insieme costituiscono il 57% della popolazione contro il 54,4% nazionale ed il 46% di Trento (Figura 13).

Figura 13: Distribuzione percentuale della popolazione per grado di istruzione. Anno 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

19

Specularmente, nelle zone indicate risulta più bassa la quota di popolazione con diploma o laurea che a Trento supera, anche grazie alla presenza da più di 40 anni dell’Ateneo universitario il 50% della popolazione. Anche a Sondrio e Belluno questo valore risulta essere più alto della media.

Dal punto di vista dei titoli di studio, nell’area la percentuale di popolazione in possesso di titoli di “istruzione universitaria o superiore” risulta più bassa del dato medio nazionale (Figura 14).

Figura 14: Popolazione con elevata scolarità per territorio. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Provincia/Area di riferimento

Popolazione con titolo accademico e superiore (valori percentuali)

Cuneo

10,20%

Valle d’Aosta

8,90%

Sondrio

9,70%

Bolzano

9,40%

Trento

12,30%

Belluno

7,80%

Verbano-Cusio-Ossolaia

7,60%

Area Vasta

10,00%

Nord Italia

11,50%

Italia

11,20%

Indagando poi la condizione scolastica, anche in vista dell’obiettivo di “crescita intelligente” fissato dal programma Europa 2020, che, entro il 2020, mira a ridurre al 10% la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi, è possibile ottenere una misura del grado di abbandono del percorso educativo, a livello regionale2 (Figura 15).

Figura 15: Dispersione scolastica regionale. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

20

A ciò deputato, l’indice di dispersione scolastica (percentuale di giovani 18-24enni con al più la licenza media che non frequenta altri corsi scolastici o svolge attività formative di almeno 2 anni, sul totale dei giovani di età 18-24 anni) segnala valori elevati per la Valle d’Aosta (22,4%). Il resto dell’area benchmark si colloca in o al di sotto della media nazionale (18,2%). In questo campo è Trento a presentare il miglior risultato (9,6%).

Saggiare la disponibilità di servizi sociali (socio-sanitari ed educativi) all’interno dei singoli territori consente di arricchire l’analisi del contesto cui si fa riferimento. In questa prospettiva, è possibile valutare la presenza delle cooperative sociali, fetta rilevante del terzo settore, e l’offerta di servizi per l’infanzia.

Come si evince dalla figura 16, alla fine del 2012 più di un terzo delle cooperative sociali dell’area Vasta è presente a Cuneo; in termini assoluti anche le province di Trento e Bolzano vantano una buona numerosità di questo tipo di soggetto giuridico.

Peraltro, in rapporto al numero di abitanti la provincia dell’area benchmark più incline all’imprenditorialità nel terzo settore è Sondrio (una cooperativa sociale ogni 4.500 abitanti); sul fronte opposto la provincia del Verbano-Cusio-Ossola dispone di una cooperativa sociale ogni 14.500 abitanti.

Figura 16: Cooperative sociali per territorio. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Provincia/Area di riferimento

Cooperative sociali attive (v.a.)

Aosta

5

Belluno

21

Bolzano

69

Cuneo

118

Sondrio

40

Trento

83

Verbano-Cusio-Ossola

11

Area Vasta

326

Nord

2.158

Italia

8.317

La disponibilità sul territorio di asili nido comunali assume un ruolo chiave perché, oltre all’opportunità educativa proposta, può offrire un significativo contributo all’incremento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, in risposta alle esigenze delle giovani famiglie (Figura 17).

Figura 17: Rapporto utenza/n° asili nido comunali per territorio. Anno 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

21

Nel 2010, nel contesto delle aree esaminate la Valle d’Aosta, con un asilo nido ogni 272 potenziali utenti (bambini 0-3 anni), detiene il primato per la disponibilità di queste strutture; seguono Trento e Verbano-Cusio-Ossola, entrambe al di sotto del dato medio nazionale. Decisamente su livelli superiori le altre province, all’interno delle quali vengono probabilmente privilegiati istituti alternativi, tradizionali (famiglia) e non.

Un ulteriore aspetto di raffronto territoriale, che permette di indagare l’area in termini di sicurezza sul lavoro, fa riferimento al numero di infortuni registrati (Figura 18).

Figura 18: Infortuni per territorio. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Provincia/Area di riferimento

Infortuni

Cuneo

10.198

Valle d’Aosta

2.270

Sondrio

2.395

Bolzano

17.535

Trento

9.886

Belluno

3.039

Verbano-Cusio-Ossolaia

1.598

Area Vasta

46.921

Nord Italia

438.605

Italia

725.339

Primato ‘negativo’ per Bolzano, Cuneo e Trento, che da soli rappresentano quasi l’80% del totale degli infortuni registrati nell’area benchmark. Valori decisamente più bassi per gli altri territori.

Tuttavia, per avere una più corretta percezione del fenomeno infortunistico, lo si può ragionevolmente analizzare in relazione alle forze lavoro, calcolando l’incidenza degli infortuni sul numero di occupati rilevati nel 2011 (Figura 19).

Figura 19: Incidenza infortuni su occupati. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

22

Rispetto dunque alla popolazione lavorativa, è il Verbano-Cusio-Ossola a proporre il risultato maggiormente virtuoso con un indice di incidenza pari a 23 infortuni ogni mille occupati, seguito da Sondrio e Belluno. Altissima incidenza di infortuni per Bolzano, che insieme a Trento e Cuneo sconta anche più del 70% delle morti su lavoro avvenute all’interno dell’area benchmark.

Con riferimento al tema della sicurezza e della criminalità sono stati analizzati i dati relativi al numero di furti e rapine nelle province dell’area benchmark (figura 20). In termini relativi, Trento (un furto/rapina ogni 65 abitanti) e Bolzano evidenziano tassi di criminalità superiori alle altre zone. Belluno (un furto/rapina ogni 112 abitanti) e, a seguire, Sondrio e Verbano-Cusio-Ossolaia mostrano una minor incidenza di reati contro la proprietà.

Figura 20: Incidenza furti - rapine su popolazione. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

24

A conclusione di questa sezione, si ritiene opportuno proporre anche un grafico “a radar” che presenta una sintesi di alcuni indicatori rappresentativi dell’area tematica società.

Gli indicatori selezionati per la sintesi sono:

  • % popolazione immigrata sul totale
  • % popolazione con titolo universitario o superiore
  • % cooperative sociali ogni 1.000 abitanti
  • % posti disponibili negli asili nido su popolazione 0-3 anni
  • % popolazione 0-14 anni su totale popolazione

    Per quanto riguarda l’immigrazione, è Cuneo il territorio alpino con la capacità maggiore di attrarre immigrati, mentre è Trento, grazie anche alla tradizione universitaria, ad avere la percentuale maggiore di popolazione con titolo accademico (o superiore). Se si considera invece la presenza del settore cooperativo si nota che Sondrio ha il maggior numero di cooperative sociali in rapporto alla popolazione; la Valle d’Aosta si caratterizza per la più alta disponibilità di posti negli asili nido e infine Bolzano presenta la maggior incidenza di popolazione giovanile sul totale.

    Figura 21: Sintesi indicatori province alpine - sezione Società. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

  • 25

    Istituzioni

    In questa sezione è analizzato sotto vari profili il rapporto fra istituzioni e cittadini nei vari territori afferenti al progetto Alps Benchmarking così da evidenziarne le relative peculiarità.

    La prima direttrice di analisi è quella dei conti pubblici3 attraverso una serie di indicatori specifici che hanno per oggetto la struttura economica e finanziaria della spesa delle varie amministrazioni pubbliche locali.

    Il grado di finanziamento interno è strettamente correlato all’autonomia finanziaria, misurata come il rapporto percentuale tra le entrate proprie (tributarie ed extra tributarie) e le entrate correnti; si osserva come le province facenti parte di territori a Statuto Speciale possano godere di un finanziamento interno minore rispetto agli altri e dipendano da maggiori trasferimenti. Infatti, Trento è la provincia che fa registrare il valore minore per questo indicatore (2%), seguita da Bolzano (3%) e Aosta (3%). All’estremo opposto si trovano Sondrio (12%) e Belluno (22%) mentre, a metà classifica, si posizionano Verbano-Cusio-Ossola (VCO) (3%) e Cuneo (7%).

    La stessa capacità di riscossione mostra come le province localizzate presso territori a Statuto Speciale come Trento, Bolzano e Aosta abbiano questo indicatore a livelli molto elevati (oltre 70%) ma sono raggiunti e superati sia da Sondrio (87%) sia da Belluno (83%). Si posiziona invece molto al di sotto del gruppo Verbano-Cusio-Ossola (53%).

    E’ altresì interessante notare che fra i vari territori non vi sono enormi disparità dal punto di vista dell’incidenza della spesa per personale sul totale delle spese correnti. Infatti, i valori sono abbastanza prossimi alla media del campione che è del 23,7%; VCO, Belluno e Cuneo fanno registrare un’incidenza pari al 21%. Bolzano tocca il 30%. Va osservato, però, che i territori a Statuto Speciale hanno anche maggiori competenze e quindi raffronti specifici di questo tipo possono avere delle limitazioni.

    Ma in che modo queste cifre si traducono nei servizi ai cittadini? Nel quadro delle Istituzioni è possibile considerare come, anche se non direttamente, le risorse pubbliche consentano efficienza erogativa nei servizi ai cittadini. Il confronto continua così con la seconda direttrice dell’analisi: la sanità.

    Con un totale di oltre 112 miliardi di EUR nel 2011, la sanità non rappresenta infatti solo un significativo capitolo di spesa del bilancio pubblico a livello nazionale ma anche una interessante prospettiva per descrivere il rapporto fra istituzioni e popolazione.

    Dal punto di vista della dotazione infrastrutturale dei rispettivi sistemi sanitari, si valuta il tasso dei posti letto ordinari (numero di posti letto ogni 10.000 abitanti). Come si può notare nella figura 22, Verbano-Cusio-Ossola ha il numero maggiore di posti letto rapportati alla popolazione. Qui, nel 2010, ogni 10.000 residenti erano disponibili 58 posti letto ordinari. Ben distanziata dal risultato sopra descritto, ma al secondo posto tra i territori considerati, si trova Belluno con 44 posti letto. La media delle province alpine risulta essere 43, poco al di sotto del dato di Belluno e leggermente al di sopra di quello di Sondrio. Al contrario è Aosta la provincia in cui il numero di posti letto risulta essere minore (37,5) subito seguita da Bolzano (38,3) e da Cuneo (39,3).

    Figura 22: Posti letto ospedalieri in rapporto alla popolazione. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 26

    Rispetto al 20084 si assiste alla situazione opposta, infatti, il solo territorio che aumenta il proprio numero di posti letto ordinari è Aosta con un incremento del 18,6%. Bolzano e Trento sono invece i territori con la riduzione maggiore (-3,8% entrambi), decisamente superiore rispetto a quella registrata nell’Area Vasta che è pari a -0,2%.

    Prendendo in esame il numero di giorni di degenza media nelle strutture ospedaliere, è possibile analizzare la velocità con cui il servizio sanitario lavora. Occorre tuttavia tenere a mente che il trend in questo settore è quello di progressivamente ridurre la permanenza dei pazienti presso le strutture ospedaliere per vari ordini di motivi: i) riduzione dei costi a carico del SSN, ii) progresso della medicina che ha introdotto nuove tecnologie meno invasive in grado di curare i pazienti riducendone la durata dei ricoveri, iii) consapevolezza che un paziente curato a casa propria è sottoposto ad uno stress psicologico minore rispetto alla struttura ospedaliera con benefici evidenti sul proprio stato di salute. Ciò premesso, andando ad analizzare i dati, si osserva come la degenza media nel Verbano-Cusio-Ossola (13,6)5 risulti essere decisamente maggiore rispetto a quella nelle altre province alpine. Il dato medio, dato dalla performance dell’Area Vasta, registra un valore pari a 9,7. Le province meglio collocate sono quella di Bolzano con 7,9 giorni e Sondrio con 8,8 giorni. È interessante notare come il dato nazionale si collochi proprio tra queste due province facendo in modo che tutti gli altri territori abbiano un risultato inferiore. Infine, nel confronto con il 2008, si nota come siano le province centrali a registrare la riduzione e l’aumento maggiore. Nello specifico è quindi Cuneo che nei due anni di riferimento contrae il numero medio di giorni di degenza del 9% mentre Aosta è la provincia dove questo indicatore aumenta di più 10,9%.

    Figura 23: Giorni di degenza ospedaliera medi. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 27

    Si passa ora a considerare il numero di accessi al pronto soccorso ogni 10.000 abitanti.

    Figura 24: Accessi al pronto soccorso ogni 10.000 abitanti. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 28

    Questo specifico rapporto permette di dare un’indicazione su come il pronto soccorso rappresenti il punto di riferimento per l’accesso al servizio sanitario pubblico sia che questo implichi poi un ricovero oppure soltanto una prestazione più circoscritta. I dati mostrano come sia Bolzano il territorio con il maggior utilizzo del pronto soccorso. Qui si hanno 5.880 accessi ogni 10.000 abitanti. Subito dopo si colloca Belluno con 5.259 accessi. La media calcolata sui dati in nostro possesso mostra che nelle province alpine ci sono 4.116 accessi ogni 10.000 abitanti. All’opposto si trova il dato registrato nel Verbano-Cusio-Ossola con 3.236 accessi. Andando a confrontare questi dati con quelli del 2008, si nota come a Sondrio ci sia stato un incremento importante del numero di accessi; in soli due anni questi sono aumentati del 5,2%. Se consideriamo che il dato medio ha fatto registrare una diminuzione dello 0,5% e che quello nazionale è altresì diminuito del 1,3%; il risultato di Sondrio risulta essere ancora più importante. La diminuzione più marcata si è avuta a Cuneo dove il numero di accessi rapportati alla popolazione è diminuito dell’8%.

    In questo ambito rientra infine l’indicatore riguardante il numero di medici iscritti all’albo rapportato a 10.000 abitanti nel 2011 e nel 2012. Questo dato di sintesi permette di osservare l’offerta di medici che ogni provincia detiene e può garantire alla propria popolazione. Come si può notare dalla figura 25, l’offerta di medici in Italia (64 ogni 10.000 abitanti) risulta essere decisamente maggiore rispetto a quella delle province alpine. Il numero maggiore di medici iscritti all’albo nei territori alpini è quello di Verbano-Cusio-Ossola con 51 (addirittura 13 in meno rispetto al dato nazionale). L’Area Vasta indica che il numero medio di medici è di 47,4, circa cinque punti maggiore rispetto al risultato più basso, 42,5, registrato a Cuneo.

    Figura 25: Medici di base ogni 10.000 abitanti. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 29

    Ed è Cuneo l’unico territorio che, rispetto al 2011, ha diminuito il numero di medici iscritti all’albo; la variazione è infatti decisamente marcata e pari al -10,4%. È utile rilevare come la variazione tendenziale dell’indicatore medio (l’Area Vasta) risulti essere pari a 1,9% e che quindi la variazione del territorio che fa registrare l’aumento maggiore, Verbano-Cusio-Ossola, risulti essere particolarmente importante sia per la percentuale in se (20,9%) sia per il suo confronto con il dato medio.

    In questo quadro risulta interessante incrociare i dati considerati finora con la speranza di vita per provincia in modo da apprezzare l’impatto, anche se non diretto, che i diversi sistemi sanitari possono avere, in ultima analisi, sulla longevità della popolazione.

    Figura 26: Speranza di vita media per genere. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 30

    Dalla figura 26 appare evidente come la speranza di vita alla nascita sia maggiore per le donne (dato in rosso) rispetto agli uomini (dato in blu). In particolare, supera gli 85 anni per le donne a Trento e Bolzano mentre è di poco superiore agli 83 anni a Belluno e Verbano-Cusio-Ossola. Per gli uomini, il risultato migliore è a Bolzano (poco sopra gli 80 anni) che precede di un soffio Trento (79 anni). Agli ultimi posti di questa classifica nell’ambito delle province oggetto di esame troviamo Cuneo e Belluno (78,8 anni), seguiti da Aosta (78,3).

    Dall’analisi di questa serie di dati sulla sanità emerge quindi la situazione di Cuneo dove a fronte di una longevità della popolazione che si colloca nella fascia alta della classifica e il più basso numero di accessi al pronto soccorso, può permettersi una dotazione sanitaria infrastrutturale (numero di posti letto) e organizzativa (numero di medici) più leggera sul territorio.

    Un’altra importante direttrice di analisi delle istituzioni è quella legata alla sicurezza e la giustizia. Le istituzioni rappresentano infatti i garanti della sicurezza personale e della giustizia sul territorio e la nostra analisi valuta questi aspetti rispettivamente attraverso il numero di reati rapportati alla popolazione e il rapporto tra il totale delle cause evase rispetto a quelle ancora in essere (pendenti e nuove).

    Iniziando dal primo, la figura 27 mostra i Furti e le Rapine rapportati alla popolazione per ogni territorio alpino, per l’Area Vasta, per il Nord Italia e per il totale italiano. Per questo dato di sintesi (è il rapporto tra reati e popolazione), il risultato minore rappresenta la performance migliore. In questo contesto, si nota quindi come il territorio con il minor numero di crimini risulti essere quello di Belluno (8,9), seguito da Sondrio (10,7) e Verbano-Cusio-Ossola (11,9). Questi sono i territori che esprimono un andamento migliore rispetto alla media delle province alpine pari a 13,7. A poca distanza si collocano anche gli altri territori: Cuneo (14,2), Aosta (14,5), Bolzano (15) e infine Trento (15,3). L’insieme di questi risultati è di gran lunga migliore rispetto al dato nazionale (24,6) e quello relativo al Nord Italia (28,1).

    Figura 27: Percentuale di Furti e Rapine (rispetto al totale della popolazione). Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 31

    La crisi economica ha avuto un impatto su questi dati? Analizzando le variazioni nel tempo dei reati, si osserva come in effetti in tutti i territori in esame (ad eccezione di Belluno) si siano registrati degli aumenti. In particolare, tra il 2010 e 2011 l’unico indicatore in diminuzione è quello relativo a Belluno che, anche se di poco, si riduce dello 0,1%. Al contrario è il dato di Sondrio che in un solo anno aumenta del 21% facendo registrare l’aumento maggiore rispetto a tutti i territori presi in esame. Sondrio è l’unico territorio a far registrare un dato maggiore rispetto a quello del Nord Italia (19%) e dell’Italia (12,5%) rappresentando quindi il territorio alpino che tra 2010 e 2011 ha incrementato maggiormente il numero di reati rispetto alla popolazione. Se si osserva che l’aumento registrato nella media dei territori alpini (Area Vasta) è pari al 2,8% si evidenzia in modo ancora più netto come il risultato di Sondrio meriti una grande attenzione.

    Considerando poi la velocità della giustizia, che mette in rapporto le cause evase rispetto alla somma di quelle nuove e pendenti (per cui si ricorda che risultati più alti del rapporto rappresentano performance migliori), come si può notare dalla figura 28 il territorio con il risultato più elevato è quello di Bolzano (54,6) seguito da Trento (51,6), Cuneo (49,6) e Verbano-Cusio-Ossola (47,9). Queste province, oltre ad avere un risultato migliore rispetto alle altre, sono le uniche con un indicatore maggiore rispetto a quello medio dell’Area Vasta (46,4). All’opposto, il risultato minore è quello di Belluno, l’indicatore descrive una situazione in cui nel 2011 ci sono stati 31,8 cause evase ogni 100 nuove e pendenti. Questo risultato è addirittura inferiore rispetto a quello nazionale (36,3) e del Nord Italia (42).

    Figura 28: Rapporto tra Cause evase e Cause Nuove e Pendenti. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 32
  • Anche qui, le variazioni tra 2010 e 2011 rappresentano un ulteriore indice di come si sia evoluta la performance di questo specifico indicatore. Infatti, gli unici due territori che hanno aumentato il proprio risultato rispetto al 2010 sono quelli di Verbano-Cusio-Ossola (6,9%) e Aosta (1,5%). Tutti gli altri registrano una variazione negativa con punte significative a Belluno (-6,5%), Trento (-5%) e Cuneo (-4,7%). In media i territori alpini hanno visto una diminuzione della velocità della giustizia del 2,2% tra 2010 e 2011; questa variazione rappresenta comunque un risultato in linea con le aspettative in quanto molto minore se rapportata alla variazione registrata per la macro regione (-10,2%) e per il totale nazionale (-10%).

    Anche per la sezione legata alle Istituzioni viene proposto il grafico a radar che consente di dare una visione di sintesi dei principali indicatori considerati. Gli indicatori rappresentati sono quelli dell’efficienza di spesa delle amministrazioni, dei posti letto ordinari, della velocità di dimissione, della sicurezza personale e della velocità della giustizia. L’indice di efficienza della spesa nelle amministrazioni pubbliche mostra come, a parità di output generato, è la provincia di Verbano-Cusio-Ossola ad avere il minor costo per personale impiegato nell’amministrazione provinciale. Subito dopo si trovano Belluno e Cuneo.

    Spostandosi alla sanità si nota come il tasso di posti letto ospedalieri ordinari sia decisamente maggiore proprio a Verbano-Cusio-Ossola. Allo stesso tempo si osserva che anche la velocità di dimissione risulta essere minore per il VCO. All’estremo opposto, è Bolzano il territorio con i più lunghi tempi di dimissione. Passando agli indicatori legati alla sicurezza dei cittadini, si osserva come sia Belluno il territorio con il sistema giudiziario più lento ma la maggiore sicurezza personale in termini di numero di furti e rapine. Di converso, Bolzano è il territorio con il sistema giudiziario più veloce ma è anche caratterizzato da un indice di sicurezza personale fra i più bassi fra i territori considerati.

    Figura 29: Sintesi indicatori province alpine-sezione Istituzioni. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

  • 35

    Economia

    Per analizzare il contesto economico delle province alpine, si è scelto di utilizzare un approccio metodologico di tipo top-down, partendo dall’indagine sul contesto macro effettuata con indicatori come il Pil, per poi scendere nel dettaglio con indicatori più puntuali.

    La figura sottostante mostra il reddito procapite delle province alpine nel 2011.

    Figura 30: Reddito pro capite delle province alpine, dell’Area Vasta e dell’Italia. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne36

    Come mostra la figura, il reddito totale dell’Area Vasta, ovvero l’area che comprende il territorio di tutte le province alpine, risulta significativamente più alto rispetto al reddito che si registra a livello nazionale. Solo il Pil pro capite del Verbano-Cusio-Ossola (valore minore tra i territori alpini) risulta infatti essere inferiore a quello rilevato per l’Italia. Si osserva inoltre come il patrimonio medio per famiglia in tutte le province alpine risulti superiore a quello medio italiano: Bolzano è la provincia con il reddito pro capite più alto.

    Oltre a considerare come indicatore economico il Pil, si è deciso di considerare anche il valore aggiunto prodotto nelle province alpine nel 2012. L’analisi evidenzia come, in tutti i territori considerati, il settore terziario rivesta un ruolo rilevante. Nelle province alpine la percentuale generata dal settore dei servizi è infatti superiore al 60%.

    Aosta è la provincia dove la terziarizzazione è particolarmente rilevante, con una quota dei servizi sul totale del valore aggiunto pari al 76,6%, seguita da Bolzano con una quota pari al 74,8% e da Trento con il 72%, mentre a Belluno i servizi rappresentano il 60,2% del valore aggiunto complessivamente prodotto; una quota importante del valore aggiunto, in questo caso, deriva infatti anche dal settore industriale (31,5%) che vanta uno dei distretti dell’occhialeria fra i più sviluppati ed internazionalizzati.

    La quota del valore aggiunto dell’industria è più bassa rispetto a quella dei servizi, ma comunque in linea con il valore medio italiano.

    Per quanto concerne il valore aggiunto prodotto dal comparto dell’agricoltura, dall’analisi emerge come questo settore sia poco sviluppato nei territori alpini: risulta infatti essere praticamente inesistente nel Verbano-Cusio-Ossola (0,5% del totale del valore aggiunto) e poco rappresentativo nelle altre realtà alpine.

    Per avere un quadro economico complessivo non basta analizzare le dinamiche relative al Pil e al valore aggiunto, ma occorre altresì considerare indicatori relativi ad altri aspetti quali ambiente, servizi, infrastrutture, etc.

    Uno di questi indicatori è quello relativo alla qualità della vita presente nei diversi territori.

    Considerando quindi la qualità della vita è possibile osservare gli studi effettuati da Italia Oggi su un insieme di 103 province, e quelli effettuati da Il Sole 24 Ore su 107 province. In entrambe le analisi le province alpine si collocano generalmente in posizioni molto alte.

    Figura 31: Qualità della vita nelle province alpine. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne37

    Questo tipo di analisi, effettuata non solo con indicatori economici, rappresenta infatti un buon punto di partenza per analizzare le province alpine nella loro performance globale.

    Confrontando il reddito prodotto con la qualità della vita è possibile segnalare come Aosta, pur registrando il secondo maggior reddito pro capite, risulta solo in nona e ventiduesima posizione nelle classifiche delle qualità della vita.

    Ciò dimostra che il Pil pro capite fornisce informazioni solo legate alla ricchezza economica, mentre per arrivare al concetto di BIL, ovvero benessere interno lordo, che comprende dimensioni diverse, occorre considerare altre variabili come ambiente, salute, servizi, etc.

    Per effettuare un’analisi comparativa integrale fra territori che presentano caratteristiche simili, è necessario esaminare anche alcuni aspetti legati alle peculiarità delle imprese appartenenti ai territori alpini.

    Occorre, in tale ambito, puntualizzare che le province in esame, nonostante presentino aspetti e caratteristiche sia qualitative che quantitative molto affini, mostrano anche differenze significative, ad esempio in merito al numero di imprese registrate sul territorio.

    Infatti, se si osserva la composizione del tessuto imprenditoriale dei territori alpini, è possibile notare come tra questi Cuneo è la provincia che registra il maggior numero di imprese (72.863), seguita da Bolzano e Trento (rispettivamente 57.885 e 51.747); tutte le altre province invece hanno un numero di imprese molto simile che si attesta attorno alle 13-16 mila unità.

    Dall’analisi settoriale della struttura imprenditoriale delle province alpine emerge che, all’interno delle stesse, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione sono più numerose rispetto a quanto rilevato a livello nazionale (7%), fatta eccezione per la provincia di Cuneo dove l’attività del turismo è ancora poco sviluppata (5%). Le imprese registrate nel settore dell’agricoltura invece, si posizionano in maniera eterogenea rispetto al dato relativo all’intero Paese (13%): Bolzano e Cuneo sono le province che registrano la percentuale più alta di imprese agricole sul totale (30% ciascuna), seguite da Trento con il 24% e da Sondrio con il 18%. Aosta, Belluno e Verbano-Cusio-Ossola presentano una percentuale di imprese agricole minore rispetto a quella nazionale (12% e 5% rispettivamente). Il settore manifatturiero è più sviluppato nel Verbano-Cusio-Ossola (14%), mentre le altre province alpine registrano una percentuale di imprese manifatturiere in linea con quanto censito complessivamente sul territorio italiano (10%). Per quanto riguarda l’edilizia, in Italia il 15% delle imprese registrate appartiene a questo settore; al di sopra della media nazionale si collocano Aosta (21%), Verbano-Cusio-Ossola (19%), Sondrio e Belluno (17% ciascuno) e Trento (16%).

    In generale si può affermare che in tutti i territori considerati è riscontrabile una maggiore tendenza alla terziarizzazione del sistema economico.

    Figura 32: Quota % per settore delle imprese registrate nelle province alpine. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

    Agricoltura

    Industria

    in senso stretto

    Costruzioni

    Commercio all’ingrosso

    e al dettaglio

    Attività

    dei servizi

    di alloggio e ristorazione

    Altre

    attività

    Aosta

    12%

    7%

    21%

    17%

    13%

    30%

    Bolzano

    30%

    8%

    12%

    15%

    13%

    23%

    Belluno

    12%

    13%

    17%

    23%

    12%

    22%

    Cuneo

    30%

    9%

    15%

    19%

    5%

    22%

    Sondrio

    18%

    10%

    17%

    20%

    11%

    24%

    Trento

    24%

    9%

    16%

    18%

    10%

    24%

    VCO

    5%

    14%

    19%

    24%

    12%

    26%

    Area vasta

    25%

    9%

    15%

    18%

    9%

    23%

    Italia

    13%

    10%

    15%

    25%

    7%

    30%

    Le province alpine si caratterizzano altresì per un’elevata presenza di imprese femminili6 sul totale delle imprese registrate. In media in Italia le imprese femminili sono pari al 23,5% delle imprese registrate; analizzando singolarmente le province alpine si segnala come sopra tale quota si collocano Sondrio (26,1%), Cuneo (24,0%), Aosta (24,4%) e Verbano-Cusio-Ossola (23,8%). Se si considera invece la percentuale di imprese femminili presenti nei territori alpini considerati complessivamente(22,6%), si nota come questa si avvicini molto a quella censita in Italia.

    Figura 33: Imprenditorialità femminile: imprese registrate al 31 dicembre 2012 nell’Area Vasta. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne43

    Le imprese giovanili7, invece, hanno un peso minore sul totale delle imprese registrate e la percentuale rilevata nelle province alpine è inferiore al dato medio italiano (11,1%). Solo Sondrio, Cuneo e Verbano-Cusio-Ossola hanno una quota di imprese giovanili che più si avvicina alla media nazionale.

    Figura 34: Imprenditorialità giovanile: imprese registrate al 31 dicembre 2012 nell’Area Vasta. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne44

    Altro dato di confronto tra le province alpine è quello relativo alle imprese straniere8. Dall’analisi emerge come solo il 5,8% delle imprese registrate nell’Area Vasta sia straniera, dato questo piuttosto inferiore a quanto invece rilevato per l’Italia (7,8%). Belluno è tra i territori montani quello con il maggior numero di imprese straniere (7,4%), inferiore a questo dato risulta, invece, la quota rilevata negli altri territori.

    Figura 35: Imprenditorialità straniera: imprese registrate al 31 dicembre 2012 nell’Area Vasta. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne45

    Per quanto riguarda le imprese artigiane, queste rappresentano in tutte le realtà montane una quota importante, quasi pari ad un terzo delle imprese: in Italia il 23,6% delle imprese è artigiana, al di sotto di tale quota si colloca solo Bolzano con il 23,0%, mentre tutte le altre province considerate presentano una percentuale superiore alla media nazionale. L’artigianato è particolarmente diffuso nel Verbano-Cusio-Ossola (34,6%), a Belluno (32,7%) e a Sondrio 31,0%.

    Figura 36: Imprese artigiane registrate al 31 dicembre 2012 nell’Area Vasta. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne46

    Dal rapporto tra imprese iscritte nel 2012 e registrate nel 2011, si osserva che rispetto al dato nazionale dove la natalità delle imprese si attesta pari a 6,3, solo nel verbanese tale dato è di poco superiore (6,4). L’Area Vasta presenta invece un dato medio complessivo inferiore a quello nazionale (5,3).

    Se si considera invece il rapporto tra le cessazioni non d’ufficio e le imprese registrate, si rileva come questo sia particolarmente elevato nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola (6,8), mentre in quasi tutti gli altri territori alpini, il tasso di mortalità si attesta intorno al 6,0; Bolzano è la provincia con il tasso di mortalità più basso (4,8). Per concludere l’analisi del tessuto imprenditoriale presente nelle province alpine è utile ai fini della stessa considerare il rapporto tra imprese iscritte nel 2012 al registro camerale e le imprese che invece hanno cessato la loro attività. Questo rapporto in Italia è pari al 1,05; solo Bolzano presenta una situazione migliore con un valore pari a 1,11, a testimoniare che il numero di imprese che nascono è maggiore rispetto a quelle che muoiono. L’Area Vasta invece, presenta una situazione opposta, le iscrizioni sono inferiori rispetto alla cessazioni non d’ufficio e il rapporto si attesta a 0,93, dato questo inferiore a quello italiano. Anche nel 2012, cosi come nel 2011, Sondrio è tra le province alpine quella in cui muoiono più imprese di quanto ne nascano (0,80), seguita da Cuneo (0,85).

    Altri temi chiave che ci consentono di confrontare i territori alpini nel loro complesso sono l’innovazione, l’internazionalizzazione e le attrattività del territorio.

    L’innovazione non solo tecnologica, ma altresì multidimensionale, ricopre un ruolo cruciale nel consentire alle imprese di superare questa difficile fase congiunturale. I dati mostrano infatti che le imprese che “stanno meglio” sono quelle che puntano su nuovi prodotti e processi, oltre che sull’export.

    Nello specifico se si considera il dato relativo ai brevetti EPO, emerge come nel 2011 ancora una volta Bolzano attesti il suo primato in tale ambito, seguito da Cuneo che registra 38 brevetti, mentre la somma dei brevetti complessivamente registrati nell’Area Vasta è pari a 146.

    Figura 37: Domande depositate per brevetti EPO nelle province alpine. Anno 2011. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne47

    È interessante approfondire l’argomento sull’innovazione considerando anche il dato relativo al numero di start-up innovative che a partire dal 2013 hanno intrapreso la loro attività.

    Figura 38: Start-up innovative nelle province alpine. Anno 2013. Fonte: Registro imprese start-up innovative

    Province alpine

    Totale start-up innovative

    Aosta

    6

    Belluno

    2

    Bolzano

    9

    Cuneo

    5

    Trento

    55

    Area Vasta

    77

    Come mostra la tabella, Trento è la provincia che nel 2013 registra il maggior numero di start-up innovative (55), seguita da Bolzano, Aosta, Cuneo e Belluno; il totale delle start-up innovative nelle province alpine considerate è pari a 77.

    Per quanto riguarda invece la presenza delle province alpine sul mercato estero, è utile analizzare un aspetto importante relativo alla propensione all’export. Come mostra la figura sottostante, a livello complessivo l’Area Vasta si colloca in termini di propensione all’export leggermente al di sotto rispetto alla media italiana (27,8%). Tra i territori, Belluno è la provincia che manifesta una propensione all’export maggiore, pari al 50,3%; spicca anche la provincia di Cuneo con il 40,6%, mentre tutte le altre province alpine registrano un valore inferiore sia all’ Area Vasta che a quanto rilevato mediamente in Italia9.

    Figura 39: Propensione all’export dei territori alpini. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne49

    Nel 2012 le esportazioni complessive di merci hanno raggiunto quota 18 miliardi di euro circa, registrando un incremento del 2,2% rispetto al 2011. Le esportazioni riguardano prevalentemente i prodotti delle attività manifatturiere, in particolar modo prodotti alimentari, bevande e tabacco, macchinari ed apparecchi n.c.a, prodotti delle altre attività manifatturiere e mezzi di trasporto. Hanno un peso importante sull’export anche i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca e i prodotti delle attività relative ai servizi di informazione e comunicazione.

    Figura 40: Interscambio commerciale nell’Area Vasta per prodotti (dati in Euro). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

    Merce

    2011

    2012

    import

    export

    import

    export

    PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ MANIFATTURIERE

    11.362.403.786

    16.476.669.074

    10.355.112.426

    16.849.716.477

    Prodotti alimentari, bevande e tabacco

    2.040.927.975

    3.205.012.148

    2.184.499.816

    3.392.360.968

    Macchinari ed apparecchi n.c.a.

    970.308.476

    2.720.765.374

    948.090.781

    2.978.338.572

    Prodotti delle altre attività manifatturiere

    828.346.693

    2.149.335.171

    695.258.811

    2.306.957.989

    Mezzi di trasporto

    898.592.299

    1.998.747.357

    845.674.235

    2.036.443.071

    Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti

    1.354.228.628

    1.810.371.153

    1.109.283.565

    1.669.906.398

    Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

    792.228.281

    1.356.594.832

    731.152.231

    1.342.092.989

    PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELLA SILVICOLTURA E DELLA PESCA

    950.735.033

    951.772.166

    894.335.326

    968.880.686

    Legno e prodotti in legno; carta e stampa

    1.020.533.640

    759.308.761

    929.831.057

    785.491.488

    Sostanze e prodotti chimici

    1.137.695.754

    860.507.439

    1.027.523.105

    735.408.766

    Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori

    932.569.918

    686.176.374

    812.724.121

    673.433.250

    Apparecchi elettrici

    430.915.521

    554.666.015

    406.877.855

    533.706.629

    Computer, apparecchi elettronici e ottici

    719.968.787

    256.324.602

    438.746.205

    262.654.737

    PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ DEI SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

    64.160.410

    149.391.976

    67.047.509

    146.917.446

    Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici

    210.181.926

    109.775.108

    192.165.351

    121.559.238

    PRODOTTI DELL’ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE

    92.447.733

    57.378.721

    107.180.773

    60.057.855

    PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI E RISANAMENTO

    225.203.711

    31.466.267

    187.448.162

    27.534.765

    Coke e prodotti petroliferi raffinati

    25.905.888

    9.084.740

    33.285.293

    11.362.382

    PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO

    4.260.588

    2.325.726

    5.449.750

    6.540.898

    MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO, MERCI NAZIONALI DI RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE

    2.052.637

    4.390.766

    1.711.219

    4.486.667

    PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE

    122.237

    729.574

    94.033

    495.563

    ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA

    3.203

    0

    0

    17

    PRODOTTI DELLE ALTRE ATTIVITA’ DI SERVIZI

    1.004

    0

    1.956

    0

    Totale

    12.701.390.342

    17.674.124.270

    11.618.381.154

    18.064.630.374

    Per quanto riguarda invece i mercati di sbocco, il bacino UE 28 ha attratto nel 2012 il 64,8% delle esportazioni dei territori alpini, contro il 35,2% dei mercati situati al di fuori dell’area comunitaria. Tuttavia si registra un calo delle vendite nei mercati UE 28 del 0,7%; di contro le vendite Extra UE 28 registrano un aumentano del 7,9%.

    Nell’ambito dell’attrattività del territorio, importante è la dimensione del turismo, attraverso la quale è possibile analizzare la presenza dei turisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Nel complesso, l’Area Vasta assorbe l’11,5% dei turisti italiani e il 13,6% dei turisti stranieri arrivati in Italia. Le attività turistiche nelle aree alpine si concentrano prevalentemente nei periodi invernali, in quanto si tratta per lo più di territori idonei al turismo montano, ma non solo, in questi territori il turismo diventa importante se considerato in tutte le sue dimensioni.

    Se si osserva la composizione dei turisti si rileva che la clientela è prevalentemente straniera nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola (72,5%) e di Bolzano (62,5%), a fronte di un dato medio registrato per l’Area alpina pari al 50,0%. Bolzano è tra le province alpine quella in cui si registra la percentuale di arrivi italiani più alta (69,2%). Un altro aspetto che in tale contesto si è deciso di approfondire è quello relativo alla permanenza media dei turisti nei territori alpini. Dall’analisi emerge che l’Area Vasta registra una permanenza media pari a 4,5 giorni, superiore a quella rilevata a livello nazionale (3,7 giorni). A livello territoriale Belluno, Bolzano e Trento sono le province dove si registra la permanenza media più alta (rispettivamente 5,1, 4,9 e 4,6 giorni), seguiti da Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola con 3,8 giorni ciascuno, mentre Aosta e Cuneo sono le province in cui si rileva la permanenza media più bassa (3,2 e 2,9 giorni).

    Il grafico sotto riportato pone l’accento su un altro aspetto attinente l’attrattività del territorio: la quota della popolazione immigrata sul totale della popolazione. In Italia questo dato si attesta pari al 7,4%, mentre la quota di immigrati nelle aree alpine è pari 8,2%, dato questo superiore alla media nazionale. Sopra la media si collocano Cuneo e Trento con quote rispettivamente pari a 9,9% e 9,2%; sotto vi sono tutte le altre, dal 7,2% di Aosta al 4,6% di Sondrio.

    Figura 41: Quota della popolazione immigrata sul totale della popolazione nelle province alpine. Periodo di riferimento: 1° gennaio 2013. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne51

    Altro aspetto legato all’immigrazione è quello che concerne l’imprenditoria straniera: la quota di imprenditori stranieri sul totale dell’imprenditori nell’Area Vasta risulta essere inferiore rispetto a quanto invece registrato a livello nazionale (7,9%). Solo il dato di Bolzano pari al 8,8% e di Belluno pari all’8,2% sono superiori alla media nazionale. L’Area vasta registra un valore pari al 6,5% mentre Sondrio, fanalino di coda, è al 4,6%.

    Osservando la dinamica dell’occupazione e della disoccupazione nelle sette province alpine si osserva come a fronte di un tasso di disoccupazione italiano pari al 10,7% nel 2012, i territori in questione si collochino al di sotto di tale dato. Sondrio è tra le province quella che registra il tasso di disoccupazione più elevato (8,9%), seguita da Aosta (7,1%), Verbano-Cusio-Ossola (6,9%), mentre Belluno, Cuneo e Trento registrano un tasso di disoccupazione pari a 6,1% ciascuno. Anche nel 2012 Bolzano risulta essere la provincia che regge meglio la difficile fase congiunturale censendo il tasso di disoccupazione più basso (4,1%).

    Figura 42: Tasso di disoccupazione totale nelle province alpine. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne52

    I risultati appena visti sembrano replicarsi se si analizza la disoccupazione giovanile: Bolzano è la provincia con il tasso più basso (9,2%), le altre province dopo la lieve attenuazione registrata nel 2011, rilevano nel 2012 un ulteriore aumento. La disoccupazione giovanile è particolarmente elevata a Belluno dove raggiunge un picco del 17,7%, a Sondrio pari al 16,7% e nel verbanese dove si attesta pari al 15,2%.

    Figura 43: Tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) nelle province alpine. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne53

    Sul fronte del mercato del lavoro è opportuno rilevare qualche statistica relativa al numero di ore di cassa integrazione.

    Figura 44: Ore totali di cassa integrazione e guadagni, percentuale del territorio rispetto all’area vasta e percentuale di ore autorizzate per l’edilizia. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

     

    Ore totali Cig

    % sul totale Area Vasta

    % di ore autorizzate all’edilizia

    Aosta

    1.214.146

    4,43%

    40,30%

    Bolzano

    3.906.337

    14,26%

    54,50%

    Belluno

    6.657.100

    19,55%

    12,90%

    Cuneo

    9.984.951

    36,46%

    8,10%

    Sondrio

    2.150.556

    7,85%

    22,50%

    Trento

    6.053.220

    22,10%

    39,10%

    VCO

    4.077.790

    14,89%

    24,40%

    Area Vasta

    27.387.000

    100,00%

    26,60%

    Italia

    1.090.654.222

    -

    11,80%

    In Italia tra il 2011 e il 2012 il monte ore autorizzato è aumentato del 12,1%. L’Area vasta registra invece un incremento piuttosto superiore alla media nazionale, pari al 18,5% rispetto al 2011. Se consideriamo singolarmente i trend dei territori alpini si nota un incremento del ricorso alla CIG pari al 56,2% per Belluno, 51,8% per Sondrio, 24,1% per Aosta e 24,0% per Verbano-Cusio-Ossola, mentre le altre province, eccetto Cuneo che registra una percentuale del 0,2%, non rilevano scostamenti significativi.

    Per offrire un quadro comparativo esaustivo occorre considerare anche i dati relativi al settore del credito, in quanto il sistema bancario gioca un ruolo importante per lo sviluppo socio economico del sistema locale. Un indicatore che permette di confrontare in modo sintetico l’andamento del sistema creditizio è il rapporto fra sofferenze ed impieghi. Dai dati emerge che nel 2012 il valore medio di questo rapporto è stato pari a 4,3: Sondrio e Bolzano sono sotto la media, nello specifico Sondrio registra il dato più basso, pari a 2,7 mentre Verbano-Cusio-Ossola registra il rapporto più alto, pari all’8,4%. Inoltre, si osserva anche che in tutti territori nel 2012 il rapporto sofferenze su impieghi è sempre aumentato.

    Figura 45: Rapporto sofferenze su impieghi nelle province alpine. Anno 2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne55

    Anche l’analisi del rapporto fra impieghi e depositi può essere utile ai fini dell’analisi. Con un valore pari a 0,9 Aosta si conferma la provincia alpina dove la quota di deposito è maggiore rispetto agli impieghi, seguita da Belluno (1,0), Cuneo e Sondrio che registrano lo stesso rapporto (1,2), testimonianza di un’oculata gestione da questo punto di vista. Bolzano e Trento sono invece le province in cui gli impieghi sono più alti in rapporto ai depositi (1,8). È possibile osservare anche il dato sugli impieghi normalizzati per popolazione residente: in prima fila ci sono Bolzano e Trento con un valore rispettivamente pari a 43.024 Euro e 37.932. In posizione intermedia si collocano Cuneo e Sondrio con valori procapite pari a 27.690 euro per Cuneo e 24.740 euro per Sondrio. Aosta, Belluno e Verbano-Cusio-Ossola con un valore pari ai 20.000 Euro chiudono il quadro alpino.

    Inoltre è possibile rivolgere l’attenzione anche ai depositi normalizzati per popolazione residente: Aosta nel 2012 rileva nuovamente livelli di depositi bancari pro capite più alti (circa 25.000 Euro), seguita da Bolzano (circa 23.000), Cuneo (circa 22.000), Sondrio e Trento che registrano entrambe un valore leggermente superiore ai 21.000 Euro e da Belluno con un valore pari ai 19.000 Euro circa. In ultima posizione troviamo Verbano-Cusio-Ossola con un valore pari a 15.095 Euro.

    Come di consueto viene qui proposto il grafico a radar per visualizzare il posizionamento dei territori rispetto ad alcuni indicatori dell’area economia. Bolzano è il territorio con il Reddito pro capite maggiore. Bolzano è anche il territorio che si posiziona meglio dal punto di vista dell’innovazione (con un numero maggiore di brevetti EPO depositati) e del livello occupazionale (con il tasso di disoccupazione più basso).Come già rilevato, innovazione e propensione all’export rappresentano due elementi chiave per la performance di un sistema economico con impatto anche su contenimento del tasso di disoccupazione. Per quanto riguarda la propensione all’export spiccano i dati di Belluno e di Cuneo. A Cuneo si rileva anche una forte vivacità imprenditoriale evidenziata dal fatto che è il territorio dove nascono più imprese di quelle che cessano. Sondrio conferma il primato per la qualità del credito rispetto ai territori alpini.

    Figura 46: Sintesi indicatori province alpine - sezione Economia. Fonte: elaborazione CCIAA alpine

  • 56

    Infrastrutture

    Il sistema di infrastrutture di un territorio costituisce un’importante premessa del suo sviluppo, per via delle ricadute sulla produttività, i redditi, l’occupazione, ma anche sull’ambiente, e in genere sulla qualità della vita della popolazione coinvolta.

    La definizione e il monitoraggio del livello di competitività e di attrattività dell’area alpina non può dunque prescindere dalla valutazione della sua realtà infrastrutturale, colta sia in termini quantitativi, di dotazione ‘fisica’ delle risorse, sia in termini qualitativi10.

    L’analisi, avvalendosi degli indici elaborati dall’Istituto Tagliacarne, prende avvio da una disamina di sintesi delle infrastrutture (il riscontro viene fornito dall’indice infrastrutturale totale e dall’indice infrastrutturale al netto dei porti) per poi proseguire nel vaglio distinto delle infrastrutture a valenza sociale e di quelle a valenza economica (ricorrendo pertanto all’indice delle infrastrutture economiche e all’indice delle infrastrutture sociali), scendendo anche nel dettaglio degli indici elementari.

    Le risorse prese in esame riguardano sia le infrastrutture di trasporto e di rete (strade, ferrovie, aeroporti, impianti energetico- ambientali) sia quelle connesse a variegati servizi (banda larga, strutture di servizio per le imprese, servizi culturali, istruzione e sanità). Tuttavia è doveroso preporre che, stante la natura degli indici trattati, un confronto intertemporale compiuto su un così breve lasso di tempo (2011- 2012) si rivela poco significativo (in genere, per costruzione, gli indici di dotazione non subiscono variazioni di rilievo nel breve periodo; nel nostro caso sono rimasti spesso immutati).

    L’indice infrastrutturale totale consente di formulare una valutazione complessiva del livello infrastrutturale dell’area. Si osserva in primis come in nessun caso vengano conseguiti valori prossimi o superiori al 100, il che segnala una condizione infrastrutturale di deficit rispetto alla media nazionale (Italia =100).

    Figura 47: Indice infrastrutturale totale (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne57

    È tuttavia preferibile considerare l’indice infrastrutturale totale al netto dei porti, poiché tale componente, nulla per i territori di nostro interesse, altera il valore finale medio di sintesi. Il deficit rispetto al dato nazionale continua ovviamente a persistere ma si riduce.

    Figura 48: Indice infrastrutturale totale al netto dei porti (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne58

    Dal confronto emerge la provincia di Trento, grazie a valori almeno superiori alla metà del dato medio italiano su quasi tutti gli indici di sintesi di categoria (eccezion fatta per la dotazione aeroportuale), per entrambi gli anni di riferimento. A prima vista si ravvisano inoltre maggiori criticità per Sondrio e Valle d’Aosta, territori il più delle volte poco brillanti nei confronti per singola categoria, e una performance nel complesso poco difforme per le altre aree, concentrate in una stretta forbice di valori.

    Considerando in maniera disgiunta le infrastrutture sociali e le infrastrutture economiche, distinte in base alla dicotomia dei loro fruitori (popolazione - imprese), si nota che, sul versante prettamente sociale11, le prime posizioni per il 2012 sono occupate da Trento e Bolzano, grazie ai risultati conseguiti per le strutture culturali e per quelle per l’istruzione; segue Cuneo, poi il Verbano-Cusio-Ossola, provincia che paga un considerevole gap nell’indice di sintesi tra i due anni considerati (pur primeggiando nel 2012 per le strutture sanitarie). Belluno si trova in posizione intermedia pur registrando un buon valore per le strutture sanitarie. Valle d’Aosta e Sondrio occupano le posizioni più basse, scontando l’una il dato più basso riguardo alle strutture per l’istruzione, l’altra per le strutture culturali.

    Figura 49: Indice delle infrastrutture sociali (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne59

    Figura 50: Indici infrastrutturali relativi alle strutture culturali, sanitarie e per l’istruzione. Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

     

    Strutture culturali

    Strutture sanitarie

    Strutture per l’istruzione

    2011

    2012

    2011

    2012

    2011

    2012

    Cuneo

    57,3

    57,5

    56,9

    55,9

    46,2

    44,2

    Aosta

    52,6

    55,0

    37,9

    37,5

    30,7

    30,2

    Sondrio

    33,6

    35,7

    45,0

    44,3

    35,3

    35,7

    Bolzano

    62,6

    60,0

    56,2

    54,6

    68,2

    67,1

    Trento

    64,7

    61,6

    65,7

    66,8

    80,0

    80,9

    Belluno

    50,4

    51,7

    61,6

    63,3

    33,3

    32,3

    VCO

    52,7

    52,6

    64,3

    71,1

    34,0

    33,1

    Totale Italia

    100

    100

    100

    100

    100

    100

    L’indice delle infrastrutture di tipo economico12 delinea un quadro di sostanziale debolezza e dai valori più contenuti (i valori medi sono però condizionati dall’inclusione della categoria ‘porti’), lasciando affiorare maggiori carenze per Sondrio, Belluno e Valle d’Aosta.

    Figura 51: Indice delle infrastrutture economiche (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne61

    Scendendo nel dettaglio degli indici elementari, l’esame dei dati relativi alla rete stradale13 conferma una dotazione di differente intensità: pur scontando comunque un indice in calo, la Valle d’Aosta, posizionata alla confluenza delle grandi direttrici stradali che collegano l’Italia alla Francia e alla Svizzera, continua ad assumere un valore superiore alla media italiana (121,9), quattro volte superiore a quello riportato dal territorio in coda, Sondrio (29,9) che, privo di autostrade, continua a registrare le maggiori criticità. Dopo la Valle d’Aosta, valori in peggioramento per Cuneo (84,0) e Verbano-Cusio-Ossola (55,9), penalizzata da una rete stradale articolata su pochi assi principali. Trento e Bolzano, innervati da strutture viarie di collegamento con il centro - Europa, sono gli unici territori a vantare un indice in miglioramento.

    Figura 52: Indice infrastrutturale - rete stradale (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne62

    L’indice infrastrutturale relativo alla rete ferroviaria14 si presenta particolarmente favorevole per il territorio di Verbano-Cusio-Ossola, situato sull’asse ferroviario del Sempione (132,8); più distanziate, in ordine, seguono la provincia di Bolzano (che nel 2011 registra il più elevato sviluppo tecnologico con linea ferroviaria totalmente elettrificata15), Cuneo (76,5), Sondrio (67) e Trento, l’unica provincia alpina a riportare una differenza apprezzabile in questo ambito tra i due anni considerati (da 50,5 a 65,8). Belluno in penultima posizione fa registrare un valore per questo indicatore pari a 12,5. La Valle d’Aosta, che conta su soli 2,5 km di rete ogni 100 km² di superficie e su una linea a binario semplice totalmente non elettrificato, presenta un valore alquanto critico (1/10 di quello medio italiano).

    Figura 53: Indice infrastrutturale - rete ferroviaria (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne63

    In tema aeroportuale16, aspetto non rilevato per Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola privi di scalo aereo17, si rilevano comportamenti difformi: il primato spetta alla provincia di Cuneo, forte della presenza di un aeroporto ad alta caratterizzazione verso il traffico low cost. Seguono Valle d’Aosta, Bolzano e Belluno, di cui alcuni con scali a vocazione prettamente turistico – locale. Trento, presente in fondo alla graduatoria pur non disponendo di un proprio aeroporto, fa registrare un indice pari alla metà di quello di Belluno perché gode della vicinanza dell’aeroporto di Bolzano (57 km).

    Figura 54: Indice infrastrutturale - aeroporti (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte Istituto Guglielmo Tagliacarne64

    La situazione si mantiene immutata e carente (il valore massimo dell’indice è pari a poco più della metà di quello medio nazionale ed è assunto da Trento) sul fronte della diffusione dei servizi a banda larga18, requisito tecnico irrinunciabile in una società basata sull’informazione come la nostra; in tale ambito è la Valle d’Aosta a mostrare il maggiore ritardo.

    Figura 55: Indice infrastrutturale - servizi a banda larga (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne65

    Stabile anche la situazione sul versante energetico19, che vede in vetta la provincia di Trento e in coda la Valle d’Aosta, nonostante questa presenti tradizionalmente una condizione di piena autosufficienza energetica (vanta infatti una produzione di energia elettrica largamente superiore al suo fabbisogno e i più bassi consumi nel confronto regionale per il 2012).

    Figura 56: Indice infrastrutturale - reti energetico - ambientali (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne66

    In merito alle strutture di servizio alle imprese20, consegue ancora una volta il miglior risultato la provincia di Trento, avvicinandosi al dato medio nazionale, con un indice in miglioramento nel 2012.

    Figura 57: Indice infrastrutturale - strutture per le imprese (Italia=100). Anni 2011-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne67

    Il radar di sintesi facilita il confronto tra i valori conseguiti per singola categoria dai sette territori nel 2012, consentendo anche una visione d’insieme sulla dotazione infrastrutturale dell’area. Risulta evidente che, salvo pochissimi casi in cui si è prossimi o si fa meglio della media nazionale (rete stradale per Valle d’Aosta, ferrovie per il Verbano-Cusio-Ossola e reti energetico - ambientali per Trento), su più fronti si scontano delle innegabili debolezze (significativo il caso della ferrovia per la Valle d’Aosta). Nel complesso ciò può generare indiscutibilmente un differenziale di competitività per l’intera area.

    Figura 58: Sintesi indici infrastrutturali territori alpini - sezione Infrastrutture. Anno 2012.

    Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

  • 68

    Ambiente e Territorio

    I temi della salvaguardia ambientale, dell’uso sostenibile delle risorse naturali, della tutela del paesaggio assumono per le province impegnate nel progetto “Alps Benchmarking” particolare interesse e rilevanza, per vari motivi. In primo luogo perché l’ambiente alpino nel quale sono inserite è un contesto complesso, in cui l’uomo deve intervenire sul territorio con misura per non mettere in discussione i delicati equilibri su cui si reggono gli ecosistemi delle zone montane. In secondo luogo perché il patrimonio ambientale assume oggi ulteriore valore sul piano socio-economico per le popolazioni residenti, sia per gli alti livelli di qualità della vita che è in grado di offrire, sia per la sua importanza dal punto di vista turistico, sia infine per l’immagine positiva che il paesaggio montano trasmette e di cui beneficiano imprese e prodotti delle province alpine.

    L’Indice Ecosistema Urbano di Legambiente rappresenta un primo interessante dato di sintesi per comprendere la situazione ambientale dei territori oggetto della nostra analisi. Tale indice, calcolato per le città capoluogo, è basato su una molteplicità di fattori: qualità dell’aria, consumi e gestione delle risorse idriche, gestione e produzione dei rifiuti, gestione e sostenibilità della mobilità urbana, percentuale di aree verdi, consumi di energia, produzione di energia rinnovabile, attività di eco-management, ecc.

    Figura 59: Classifica Ecosistema Urbano - XVIII Edizione. Fonte: Legambiente, Ecosistema Urbano

    Città medie (popolazione compresa tra 80.000 e 200.000 abitanti)

    Posizione

    Città

    Punteggio

    1

    Trento

    68,20%

    2

    Bolzano

    66,60%

    3

    La Spezia

    63,57%

    4

    Parma

    61,93%

    5

    Perugia

    61,45%

    6

    Reggio Emilia

    60,48%

    7

    Pisa

    59,59%

    8

    Forlì

    59,51%

    9

    Udine

    57,67%

    10

    Ferrara

    56,22%

    Città piccole (popolazione inferiore ad 80.000 abitanti)

    Posizione

    Città

    Punteggio

    1

    Verbano-Cusio-Ossolaia

    73,71%

    2

    Belluno

    69,30%

    3

    Pordenone

    62,01%

    4

    Mantova

    59,50%

    5

    Aosta

    59,31%

    6

    Cuneo

    58,87%

    7

    Macerata

    58,40%

    8

    Sondrio

    58,19%

    9

    Lodi

    56,84%

    10

    Savona

    55,60%

    I capoluoghi delle province aderenti ad “Alps Benchmarking” mostrano tutti una qualità ambientale ben superiore alla media21. Verbano-Cusio-Ossolaia e Belluno occupano i primi due posti nella classifica relativa ai piccoli capoluoghi fino ad 80 mila abitanti ed anche Aosta, Cuneo e Sondrio sono comprese tra le prime otto città “virtuose”. Trento e Bolzano occupano i primi due posti tra le città “medie” fino a 200 mila abitanti.

    Per il confronto tra i diversi territori sono inoltre disponibili alcuni indicatori di dettaglio riguardanti la qualità dell’aria delle città capoluogo, la gestione dei rifiuti, gli incendi boschivi e il rischio sismico.

    Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria e, in particolare, i giorni di superamento dei limiti relativi alle PM10 (50 μg/m³ come valore medio misurato nell’arco di 24 ore), tutti e sette i capoluoghi aderenti ad “Alps Benchmarking” si attestano su livelli decisamente migliori rispetto alla media nazionale. Esaminando le serie storiche emerge inoltre un trend positivo: la media dei superamenti calcolata sui sette capoluoghi è diminuita dagli 82 giorni del 2006 ai 29 del 2011. Ciononostante, il rispetto del limite di sette superamenti all’anno stabilito dalla direttiva 99/30/CE rimane ancora lontano.

    Figura 60: Qualità dell’aria - Giorni di superamento dei limiti relativi alle PM10 (anno 2011). Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne70

    Sul fronte della gestione dei rifiuti è interessante osservare i valori relativi alla raccolta differenziata, espressa in percentuale rispetto al totale dei rifiuti. Questo dato rappresenta un importante indice della sensibilità ambientale delle amministrazioni locali e delle popolazioni dei territori presi in esame. L’indicatore evidenzia risultati molto positivi per le province di Trento, Verbano-Cusio-Ossola, Bolzano e Belluno, nelle quali la raccolta differenziata supera il 50% e si avvicina così ai livelli di paesi “virtuosi” come la Germania (62%). Le province di Cuneo, Sondrio e Aosta (tutte sopra il 40%) si posizionano comunque ben al di sopra della media nazionale.

    Figura 61: Quota percentuale di raccolta differenziata (anno 2010). Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne71

    Con riferimento all’ecosistema forestale sono stati presi in esame i dati relativi al numero di incendi boschivi e alla superficie interessata nel corso del 2010. Nello specifico, la Provincia di Trento risulta il territorio con il maggiore numero di incendi registrati (22), mentre la superficie complessiva più ampia danneggiata dal fuoco si trova nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Ciò è essenzialmente dovuto all’incendio avvenuto l’8 aprile del 2010 in località Monte Falò a Gignese, dove sono andati distrutti ben quaranta ettari di terreno. A parte tale evento, la limitata dimensione della superficie distrutta in rapporto agli episodi verificatisi è indicativa, per tutti i sette territori, di una rete di intervento e tutela del patrimonio forestale molto efficiente e tempestiva.

    Figura 62: Numero di incendi boschivi e superficie interessata. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

    Territorio

    Superficie distrutta (ha)

    Numero di incendi

    Superficie distrutta (ha)
    per incendio

    Totale Italia

    46.537

    4.884

    9,5

    Totale Nord Italia

    796

    404

    2,0

    Totale Area vasta

    97

    87

    1,1

    Verbano-Cusio-Ossola

    45

    9

    5,0

    Cuneo

    29

    9

    3,2

    Sondrio

    8

    12

    0,7

    Belluno

    7

    11

    0,6

    Trento

    5

    22

    0,2

    Valle d’Aosta

    3

    7

    0,4

    Bolzano

    0

    17

    0,0

    L’ultimo aspetto preso in esame è quello relativo al rischio sismico. I comuni italiani sono classificati in base alla loro sismicità in quattro zone. A parte alcuni comuni situati nella fascia pedemontana della provincia di Belluno, caratterizzati da una sismicità media (zona 2), il resto dei territori “Alps Benchmarking” rientra nelle zone 3 e 4, quindi a rischio sismico basso o molto basso.

    La tutela dell’ambiente rappresenta non solo una sfida sul piano ecologico, ma anche un’opportunità per l’economia. La “green economy”, intesa come insieme di innovazioni volte a minimizzare l’impatto ambientale e i consumi energetici di prodotti e processi produttivi, potrà essere un significativo motore di sviluppo nei prossimi anni e le province alpine possono assumere un ruolo di leader nel campo dello sviluppo sostenibile. Negli ultimi quattro anni (2009-2012) quasi un quarto delle imprese extra - agricole italiane con almeno un dipendente ha realizzato o pianificato investimenti di questo tipo. Si tratta di un dato significativo e incoraggiante, anche perché giunge in un contesto di generale riduzione degli investimenti per effetto della crisi economica e delle difficoltà di accesso al credito.

    Nelle sette province impegnate nel progetto “Alps Benchmarking”, le imprese non agricole con almeno un dipendente che hanno investito per migliorare la propria compatibilità ambientale sono state quasi 17.000, ossia il 25,5%, contro una media nazionale del 23,6%. Spicca in particolare Sondrio (28,3%), seguita da Belluno (26,5%) e Trento (26,2%). Per tre quarti (75,1%) di tali imprese l’investimento era finalizzato alla riduzione dei consumi di materie prime e di energia. Ciò garantisce anche un contenimento dei costi aziendali, fondamentale in un momento in cui la difficile situazione congiunturale mette a rischio la redditività e la debolezza della domanda non consente di traslare sui prezzi di vendita gli incrementi di costi. Il 18,3% delle imprese ha migliorato la sostenibilità ambientale del processo produttivo e l’11,7% le caratteristiche di eco-compatibilità e efficienza energetica del prodotto o servizio offerto.

    In definitiva, l’investimento “green” rappresenta non solo un’azione a favore della qualità ambientale dei territori “Alps Benchmarking”, ma anche un importante fattore di competitività per le imprese, che sono così capaci di ridurre i costi di produzione ed offrire sul mercato prodotti appetibili sul piano dell’immagine e dell’efficienza energetica.

    Figura 63: Imprese non agricole con almeno un dipendente che hanno effettuato o programmato investimenti “green” nel periodo 2009-2012. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

    Territorio

    % sul totale imprese

    Numero

    Sondrio

    28,3

    1.520

    Belluno

    26,5

    1.490

    Trento

    26,2

    4.050

    Bolzano

    25,9

    4.160

    Totale Area vasta

    25,5

    16.660

    Cuneo

    25,3

    3.630

    Totale Italia

    23,6

    357.780

    Valle d’Aosta

    23,2

    970

    Verbano-Cusio-Ossola

    19,4

    840

    Il radar sul tema ambiente, proposto esclusivamente con l’obiettivo di offrire una sia pur non esaustiva sintesi dei temi trattati in quest’area, evidenzia innanzitutto l’importante grado di disponibilità energetica della provincia di Sondrio. Essa presenta, infatti, il rapporto più elevato tra la produzione annua da fonti rinnovabili e i consumi energetici provinciali. Ciò grazie all’elevata produzione di energia idroelettrica e ai limitati consumi, dovuti anche ad una popolazione contenuta. Altri territori con indici al di sopra della media dell’Area Vasta sono Aosta e la provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Quest’ultima è anche il territorio con la maggiore quota di raccolta differenziata (62,6%).La migliore qualità dell’aria viene registrata ad Aosta, mentre Trento e Bolzano sono i territori dove nel 2010 è stata più efficace la tutela dagli incendi. Infine, Sondrio è la provincia con la maggiore incidenza di imprese che negli ultimi anni hanno effettuato investimenti “green”.

    Figura 64: Sintesi indicatori province alpine - sezione Ambiente e Territorio. Anno 2012.

    Fonte: elaborazione CCIAA alpine

  • 74

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NOTE