Come noto, l'istruzione prima, la formazione, poi, e in modo specifico anche la formazione professionale sono motore dello sviluppo economico di un territorio.
Perché sia davvero efficace, la formazione è da intendersi lungo tutto l'arco della vita, non si deve interrompere mai, per permettere l'acquisizione di nuove conoscenze e competenze, per essere in grado di operare in una realtà che cambia sempre più rapidamente. Ogni area territoriale che ragioni in prospettiva di lungo periodo pensando ad un futuro di qualità, così come auspicato dallo Statuto Comunitario per la Valtellina - dovrebbe, quindi, puntare innanzitutto sullo sviluppo e sulla valorizzazione del proprio capitale umano, favorendo un matching fra opportunità occupazionali disponibili sul territorio, formazione e crescita di possibilità di lavoro. Tutto questo in linea con una formazione via via più qualificata e connesse prospettive di innovazione e crescita: si tratta di azioni strategiche per lo sviluppo del territorio, ancora di più in un contesto di incertezza e di difficile congiuntura.
La situazione nel mondo della formazione
A livello lombardo le previsioni per l'anno scolastico 2012/2013 rivelano che su circa 90.000 studenti che frequentano la terza media e che si sono iscritti alle scuole secondarie di secondo grado, il 41,4% ha scelto il liceo ( -1% rispetto al 2011). Il più richiesto è il liceo scientifico (17.500 iscritti), seguiti da liceo linguistico (6.370), liceo delle scienze umane (5.890 alunni iscritti), liceo classico (3.346) e il liceo artistico (3.600); infine, i licei musicali (400 iscrizioni). Il 29% del totale ha optato per gli istituti tecnici (dato costante rispetto al 2011), in particolare per l'indirizzo amministrazione e finanza; l'11% del totale punta sull'istruzione professionale: fra i percorsi quinquennali prevale l'ex istituto alberghiero, fra quelli triennali il corso di operatore del benessere. Infine il 18,6% degli studenti decide di seguire percorsi regionali di istruzione e formazione professionale. Circa l'80% ha scelto scuole pubbliche, il 5% scuole paritarie private e il restante 15% circa i centri di formazione professionale[1]. Gli stranieri sono circa l'11,8% del totale.
Considerando l'evoluzione della situazione formativa in provincia di Sondrio, diventa importante considerare il quadro dell'offerta in provincia di Sondrio, analizzando la situazione del numero di classi e alunni per tipologia di scuola nell'ultimo anno scolastico.
Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia in provincia di Sondrio osserviamo che nell'anno 2011/2012 gli alunni iscritti sono 3.419 a fronte di un corpo docenti di 309 insegnanti (compresi gli insegnanti di sostegno). Il rapporto tra alunni ed insegnanti, quindi, è di circa 11,06 alunni per insegnante, in leggera diminuzione (-2,01%) rispetto all'anno precedente. Passando alla scuola primaria, registriamo che gli alunni iscritti sono 8.314 mentre gli insegnanti impegnati sono 808. In questo caso è da notare una riduzione sia di alunni sia di insegnanti (-1,17% e -3,69% rispettivamente) anche se gli insegnanti sono diminuiti di una percentuale doppia rispetto agli alunni. Il rapporto alunni/insegnanti è, quindi, salito del 2,6% portandosi a 10 alunni circa per insegnante. Anche per la scuola secondaria di primo grado l'andamento è simile. Infatti, i 5332 studenti iscritti nel 2011 sono diminuiti rispetto al 2010 del 2,2%. A questa diminuzione è corrisposta una riduzione degli insegnanti che sono diminuiti del 2,4% portandosi a 486 unità. Il rapporto studenti/insegnanti in questo caso si aggira intorno a 11 alunni per insegnante, in leggero aumento rispetto al 2010 (+0,21%).
Considerando la scuola secondaria di secondo grado, si evidenzia l'aumento degli alunni che passano dai 7.768 del 2010 ai 7.871 nell'anno scolastico 2011/2012. A questo incremento (dell'1,33%) non è corrisposto un incremento degli insegnanti che anzi sono diminuiti del 4,78% rispetto all'anno scorso passando da 774 a 737 unità. La diminuzione di organico ha interessato quindi 37 insegnanti. Il rapporto alunni/insegnanti è, quindi, aumentato notevolmente (+6,41%) portandosi a 10,5 alunni per insegnante.
La figura 6.1 permette di osservare la distribuzione di alunni e classi per tipologia di istituto secondario superiore. Come si può notare, gli alunni della provincia prediligono gli istituti tecnici, circa il 39,5%, un alunno su tre. Rispetto al 2009/2010 si osserva però una leggera flessione nel numero dei frequentanti (-0,4%). Subito dopo si collocano gli istituti professionali con il 27% degli iscritti nell'anno 2011/2012, che aumentano il loro numero del 4%. Il liceo scientifico è al terzo posto nelle scelte dei giovani valtellinesi. Infatti, uno studente su cinque frequenta un liceo di questo tipo con un aumento del 2,9% rispetto al 2010. I licei classici, che concentrano il 2,7% degli alunni totali, rispetto al 2010 vedono calare la presenza di alunni di quasi il 6%.
Figura 6.1 – Numero alunni e classi della scuola secondaria di secondo grado statale per tipologia di istituto. Anno 2011/2012. Fonte: Provveditorato agli studi della provincia di Sondrio
Infine, è opportuno osservare il rapporto alunni/classi. Considerando che il valore medio lombardo è 21,91, si rileva che a Sondrio il rapporto più basso è al liceo artistico con 18,8 alunni per classe. Subito dopo si trovano gli istituti professionali con 18,9 e i licei classici con 20,54. Il dato medio provinciale è inferiore alla media lombarda con 20,8 studenti per classi, rapporto comunque in aumento dell' 1,86% rispetto al 2010.
Con riferimento agli immatricolati e iscritti all'Università, riguardo alla situazione della provincia di Sondrio, i dati permettono di osservare che il totale degli immatricolati residenti in provincia di Sondrio nel 2010 era pari a 658 mentre nel 2011 è pari a 588 con una riduzione complessiva del 10% circa. In particolare, si riducono le immatricolazioni per facoltà scientifiche come medicina e tecniche come ingegneria, oltre a facoltà umanistiche come lettere e filosofia e giurisprudenza, mentre restano di fatto costanti le immatricolazioni alla facoltà di economia e crescono quelle alla facoltà di scienze matematiche. Le aree prevalenti restano comunque ingegneria, economia e medicina come già evidenziato negli ultimi anni, sia per le scelte legate agli studenti immatricolati (figura 6.a) sia per il totale degli iscritti (figura 6.2 b).
Figura 6.2a– Aree disciplinari prevalenti per studenti valtellinesi immatricolati all'Università. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Ministero Istruzione, Università e Ricerca
Figura 6.2b– Aree disciplinari prevalenti per studenti valtellinesi iscritti all'Università. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati Ministero Istruzione, Università e Ricerca
Sul fronte della formazione, possiamo poi rilevare la quota di laureati in provincia di Sondrio per confrontarlo con quello delle altre province lombarde (e poi anche con il dato relativo alle province alpine, nella sezione sul benchmarking in area alpina). Osserviamo che il dato di Sondrio, 8,9% di laureati sulla popolazione totale, si colloca al penultimo posto a livello lombardo appena prima del dato di Lodi (pari a 7,8%). Si tratta, per Sondrio, di un dato molto vicino a quello di province come Mantova (9%), Brescia (9,2%) e Bergamo (9,5%). Sono dati che permettono di riconfermare la valutazione secondo cui i valtellinesi desiderosi di proseguire gli studi non desistono nonostante la necessità di spostarsi e diventare "fuori -sede", ma perseguono tali obiettivi, registrando dati simili anche a province che, invece, hanno sul territorio consolidati poli universitari.
Figura 6.2c – Popolazione di 15 anni e oltre classificata per massimo titolo di studio conseguito e provincia. Media 2010. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne
La situazione nel mercato del lavoro
Nel 2011, la contrazione del PIL ha comportato riduzioni di prodotto che per determinate componenti potrebbero essere non cicliche ma strutturali, rendendo immediate le conseguenze sull'evoluzione della domanda di lavoro. Incertezze legate alla crisi del debito sovrano e tensioni sul fronte dei prezzi hanno impedito di assorbire i posti di lavoro persi con le fasi più difficili della crisi. Grazie agli ammortizzatori sociali, alla CIG in particolare - rilevano alcuni osservatori - è stato possibile contenere l'effetto sull'occupazione del calo del prodotto. L'utilizzo di strumenti come quelli appena citati ha comportato una differenziazione del grado di protezione dei lavoratori: gli effetti della crisi hanno inciso in maniera differenziata sui lavoratori in base al tipo di inquadramento contrattuale incidendo soprattutto sui lavoratori con contratto a termine e con tipologie di contratti più flessibili, determinando quindi un impatto significativo anche sulle fasce più giovani degli occupati.
Sul fronte dei giovani viene rilevato un aumento dei Neet (not in education nor in employment or in training) di coloro cioè che non risultano coinvolti nel mercato del lavoro, ma che non stanno nemmeno impiegando il proprio tempo in un processo di formazione: per i 25-30enni il dato è salito dal 24% al 28,8% nell'arco dell'ultimo periodo[2]. Forti aumenti per la disoccupazione si sono registrati, in particolare, nel mezzogiorno: complessivamente nel 2011 il tasso di disoccupazione rimane costante (8,4%) - a inizi 2012 arriva al 9,2%, il valore più alto dal 2004 - ma nel Mezzogiorno sale (per esempio in Sicilia è al 17,2%). Il tasso di disoccupazione giovanile sale al 31,9% con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua, secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili relativi a febbraio 2012.
Sul fronte dell'occupazione immigrata possiamo osservare che questa rappresenta ormai circa il 9% del totale; la componente femminile è molto significativa: le donne straniere costituiscono infatti il 9,4% del totale delle donne occupate in Italia. Rispetto agli italiani, i lavoratori stranieri sono poi relativamente giovani: il 32,6% del totale degli occupati stranieri ha tra i 25 e i 34 anni, contro il 20,9% degli italiani. La crisi, ovviamente, ha avuto impatto anche sull'inserimento lavorativo degli stranieri: tra il 2008 e il 2010, il tasso di occupazione degli stranieri è sceso del 4% (dal 67,1% al 63,1%), mentre quello degli italiani dell'1,8% (dal 58,1% al 56,3%). La maggior esposizione dei lavoratori stranieri al ciclo economico dipende da alcune caratteristiche anagrafiche, come la giovane età, ma anche dal tipo di occupazione. Gli stranieri sono il 9% del totale degli occupati: tuttavia, sono il 18,1% del totale dei lavoratori impiegati nel settore delle costruzioni, uno dei più colpiti dalla difficile congiuntura. Inoltre, i dipendenti stranieri sono per lo più impiegati in aziende di piccole dimensioni, che quindi sono particolarmente sensibili alla situazione, e con qualifica di operaio (89,9%)[3].
Per affrontare l'emergenza sul fronte del lavoro, nel momento in cui si sta elaborando la presente relazione, è allo studio del governo una riforma del mercato del lavoro per ridurre "lacci e lacciuoli" che ancora limitano la competitività dell'Italia e anche gli investimenti esteri. Su questo fronte si intende agire attraverso misure di maggiore flessibilità in entrata ed in uscita per imprese e lavoratori. Si tratta di tematiche molto delicate, in particolare rispetto alle modifiche dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori che per le aziende con più di 15 dipendenti impedisce il licenziamento anche se con indennizzi. Una proposta di legge è stata avanzata dal Governo, ma al momento di andare in stampa, non è ancora stato trovato un effettivo compromesso con tutte le Parti Sociali.
In Italia il tasso di occupazione nel 2011 è pari al 56,9% con un valore costante rispetto al 2010. Il tasso di disoccupazione complessivo è pari, come già ricordato, all'8,4%. In Lombardia nel 2011 il tasso di occupazione è al 64,7% al di sopra della media nazionale, ma in leggero calo rispetto al 2010 quando era del 65,07%. Di riflesso il tasso di disoccupazione regionale, aumenta molto leggermente passando dal 5,59% al 5,7%.
Entrando nel dettaglio della situazione relativa alla provincia di Sondrio, rileviamo che secondo i dati ISTAT le forze di lavoro in provincia sono pari, nel 2011, a 84.000 persone (erano 83.900 nel 2010), di cui il 58,3% maschi e il 41,7% femmine. Gli occupati sono circa 77.000 (77.366; erano 78.400 nel 2010 pari a una riduzione percentuale dell'1,32%): di questi circa 1.600 sono impiegati in attività agricole, 27.000 sono impiegati nell'industria e 48.600 nei servizi. Il dato sulle persone in cerca di occupazione aumenta ancora: era 4.000 nel 2009, 5.000 nel 2010 e supera quota 6.000 nel 2011. Nel 2011, il tasso di occupazione a Sondrio è pari al 63,18%, in calo rispetto al 2010 quando era 64,31%. Il dato si colloca al di sotto del valore regionale, ma ben al di sopra rispetto al dato relativo alla media nazionale.
Figura 6.3 – Tasso di occupazione – Sondrio Lombardia Italia – serie storica 2004 -2011. Fonte: ISTAT
Considerando, poi, il tasso di disoccupazione, si può osservare che nel 2011 a Sondrio è il 7,38%: era il 4,43% nel 2009 e il 6,43% nel 2010. Ricordiamo che a Sondrio il tasso di disoccupazione era aumentato soprattutto nel 2010 mentre in altri contesti si erano registrati aumenti già durante l'annus horribilis 2009: la provincia di Sondrio aveva tenuto meglio nel 2009 – fra 2008 e 2009 la disoccupazione a Sondrio era più bassa che a livello regionale - ma l'effetto della crisi si è fatto sentire nel 2010 e anche nel 2011 – quando la disoccupazione è maggiore a Sondrio che in Lombardia - più che in altri territori. Nel 2011 il tasso di disoccupazione a livello italiano, come evidenziato prima, si mantiene sostanzialmente costante, comunque ben al di sopra del valore, sia pur aumentato, che si è registrato per la provincia di Sondrio.
Figura 6.4 – Tasso di disoccupazione – Sondrio Lombardia Italia – serie storica 2004 -2011. Fonte: ISTAT
In questo contesto, è particolarmente importante osservare anche il tasso di occupazione e disoccupazione giovanile (riportati nelle figure 6.5a e 6.5b), nella considerazione che, come rilevato prima, a livello generale, le difficoltà congiunturali hanno avuto forte impatto sulle forme contrattuali più flessibili e a tempo determinato, spesso relative a occupati più giovani.
Figura 6.5a – Tasso di occupazione giovanile (15 -29 anni) – Sondrio Lombardia Italia – serie storica 2004 -2011. Fonte: ISTAT
Il tasso di disoccupazione giovanile in provincia di Sondrio è passato dal 10,4% del 2008 al 10,7% del 2009 al 14,6% nel 2010 al 17,3% del 2011. I dati sulla disoccupazione complessiva e in modo ancora più evidente sulla disoccupazione giovanile permettono di registrare ufficialmente l'impatto della crisi sul sistema locale in tutta la sua durezza ed estensione. Pensando a strategie che permettano di guardare oltre la crisi diventa importante pensare ad interventi strutturali di riconversione dell'economia, orientati all'innovazione e coniugati all'apertura verso nuovi mercati: se nel 2009 il sistema locale aveva tenuto perché poco esposto ma nel 2010 non aveva potuto agganciare la sia pur limitata ripresa che c'era stata, questo farebbe prevedere che, se non si rafforzano le presenze internazionali, anche quando il motore ripartirà, il sistema locale tarderà ancora nel riuscire ad agganciarlo.
Figura 6.5b – Tasso di disoccupazione giovanile (15 -29 anni) – Sondrio Lombardia Italia – serie storica 2004 -2011. Fonte: ISTAT
Volendo fare degli approfondimenti più specifici sul tema del mercato del lavoro, come già evidenziato in precedenza, la banca dati SMAIL che la Camera di Commercio di Sondrio ha acquisito dal 2010 rappresenta un bacino di informazioni molto importante che permette di analizzare fenomeni legati al mercato del lavoro in modo approfondito grazie all'incrocio fra fonti statistiche diverse. Pertanto ciò che SMAIL consente di fare è in realtà non possibile con fonti alternative ed è per questo che può essere ritenuto di interesse per indagini quali-quantitative per quanto il dato non risulti per necessità aggiornato in tempo reale (infatti possiamo disporre qui dei dati fino al 2010).
Figura 6.6 - Prospetto riepilogativo dati SMAIL in sintesi. Dati 2007/2010 (al 31/12). Fonte: Banca Dati SMAIL
La tabella riassuntiva con i dati provenienti dalla banca dati SMAIL ci mostra come nel periodo 2007-2010 gli addetti alle imprese siano aumentati dello 0,1%. Nello specifico si può osservare che le imprese di medie dimensioni (10-49 addetti) sono quelle che hanno incrementato la quota di addetti, con un aumento del 3,2%; all'opposto, le imprese piccole (1-9 addetti) e quelle di grandi dimensioni (oltre 50 addetti) registrano una diminuzione nel numero di addetti, rispettivamente dello 0,2% (una sostanziale stabilità nelle imprese più piccole) e del 2,3% per le imprese più grandi. Se prendiamo in considerazione le unità locali la variazione rispetto al 2007 aumenta dello 0,1% mentre, se consideriamo solo i dipendenti, questa risulta essere dello 0,2%. A livello settoriale è possibile osservare inoltre che le imprese del settore costruzioni sono quelle che registrano una notevole contrazione nel numero degli addetti dal 2007 al 2010 (-6,4%). Se si prendono in considerazione solo le imprese artigiane di costruzioni si registra una riduzione degli addetti (inclusi gli interinali) pari all'8,4%. Si sono registrate forti contrazioni anche nel settore manifatturiero (-5,7%) e in quello agricolo (-2,3%), e anche qui il dato relativo alle imprese artigiane segna valori più negativi: infatti, le imprese artigiane dell'industria hanno una riduzione nel numero di addetti del 6,1% mentre le imprese artigiane agricole del 7,6% (tre volte superiore alla riduzione complessiva del comparto). Il terziario è l'unico comparto ad aumentare il numero di addetti dal 2007: nello specifico valori positivi sono registrati nelle public utilities (+5,6%) e nei servizi (+4,4%). In quest'ultimo gruppo si osservano forti differenze da settore a settore: le imprese più legate al turismo (alberghi e ristorazione) aumentano la quota di addetti del 10,6% mentre i trasporti e le attività connesse perdono il 4,3%.
Questo il quadro offerto su un arco temporale di tre anni; è altrettanto importante considerare le variazioni tendenziali del 2010 rispetto al 2009 che permettono di apprezzare meglio la situazione più prossima al 2011 e quindi più vicina (per i dati disponibili con SMAIL) a oggi. Infatti, se si osservano le variazioni tra 2009 e 2010 si nota che alcuni settori sono in ripresa rispetto a dati negativi sui tre anni. L'agricoltura mostra un aumento degli addetti totali (1,4%) anche se quelli nelle imprese artigiane sono ancora in calo (-2%). Inoltre si osserva come i servizi (che dal 2007 sono in aumento) registrino una riduzione dello 0,3%. Alberghi e ristorazione che come già detto dal 2007 sono in forte aumento (+10,6%) mostrano fra 2009 e 2010 una flessione dell'1,2%. Anche le imprese del commercio, che hanno aumentato la quota di addetti dal 2007 del 2,9%, tra 2009 e 2010 segnano una riduzione dello 0,3%. Possono essere i segni dell'aggravarsi di una crisi che da finanziaria è passata a reale riducendo i consumi e avendo "incertezza" come parola chiave. Sarà importante monitorare i dati relativi al 2011 che ci permetteranno di vedere l'evoluzione di questi fenomeni.
La figura 6.7 permette di osservare la ripartizione percentuale degli addetti per settore di attività economica al 31 dicembre 2010 e mette in luce la prevalenza del settore terziario[4] all'interno del tessuto economico provinciale.
Figura 6.7 - Addetti per settore di attività - 2010. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su Banca Dati SMAIL
Infatti, il 55% degli addetti complessivi della provincia è attivo nel terziario; segue l'industria con il 25%, le costruzioni con il 13% mentre l'agricoltura con solo il 7%. Non ci sono variazioni rispetto al dato relativo al 2009 e ciò mostra quindi una stabilità nel numero di addetti per settore rispetto al totale.
La figura 6.8 permette di osservare la distribuzione del numero di addetti per attività economica specifica.
Figura 6.8 - Addetti alle imprese attive per sezione di attività economica. Fonte: Banca Dati SMAIL
Il settore manifatturiero è quello che assorbe il maggior numero di addetti, circa 13.000, seguito dal commercio con 10.000 circa, dalle attività di alloggio e ristorazione con 8.000 e dal settore delle costruzioni con quasi 8.000 addetti. Come già accennato prima per alcuni di questi settori, rispetto al 2009 la quota di addetti cala nel manifatturiero (-1,5% degli addetti), nel commercio (-0,23%), alberghi (-1,49%) e costruzioni (-2,14%).
La figura 6.9 mostra invece la distribuzione degli addetti per forma giuridica dell'impresa al 31 dicembre 2010, altro dato di interesse per comporre il quadro del mercato del lavoro in provincia, ove si rileva che la maggioranza degli addetti (43%) lavora presso aziende con forma societaria assimilabile alle società di capitali. Nello specifico, questa quota è data dalla somma seguente: il 26% che lavora in società azionarie e il 17% presso società a responsabilità limitata. Un addetto su quattro lavora presso aziende individuali e quasi uno su quattro (il 23%) presso una società di persone
Figura 6.9 - Addetti per forma giuridica dell'impresa 2010. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su Banca Dati SMAIL
Se osserviamo l'andamento dell'occupazione[5] con riferimento alle aree di mandamento presenti sul territorio della provincia di Sondrio, possiamo notare che le concentrazioni maggiori di addetti si hanno a Sondrio (31%) e Morbegno (26%). Rispetto al 2009 solo in Valchiavenna registra un leggero aumento degli occupati dello 0,13%. Tutte le altre zone riducono il numero di addetti: Alta Valtellina (-1,7%), Sondrio (-1,1%), Tirano (-0,7) e Morbegno (-0,3). Se invece prendiamo in considerazione solo il comune di mandamento notiamo un incremento a Tirano (+1,9%), a Chiavenna (0,9%) e a Morbegno (0,2%). Negativa è la variazione tendenziale per i comuni di Bormio (-2%) e Sondrio (-1%). E' evidente come la riduzione degli addetti sia un fenomeno trasversale che non colpisce soltanto determinati territori della nostra provincia.
Considerando la situazione degli addetti di sesso femminile, si osserva che ci sono molti settori dove la presenza femminile supera il 50% degli addetti. In particolare questi addetti si concentrano in settori che riguardano: i servizi alla persona (nella sanità per esempio l'87% degli addetti è donna), l'istruzione (con il 74% di addetti) e il turismo (56% nelle attività di alloggio e ristorazione). Le attività economiche dove la presenza di occupati di sesso femminile è minore sono: le costruzioni (6%), la fornitura di energia (10%) e l'estrazione di minerali (11%).
Figura 6.10 - Numero di addetti di sesso femminile per sezione di attività economica e % sul totale.
Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su Banca Dati SMAIL
Rispetto al 2009 registriamo degli aumenti soprattutto nei settori del terziario; nello specifico le attività immobiliari vedono un'espansione della presenza femminile del 4,6% mentre nelle altre attività terziarie l'espansione è del 4,4%. Settori che all'opposto hanno registrato una forte diminuzione sono: le attività artistiche e sportive (-17,4%) e anche il trasporto e magazzinaggio (-3,8%). Nel complesso gli addetti femminili sono diminuiti passando da 21.914 unità a 21.755 per una variazione del -0,73%.
La figura 6.11 permette di fare ulteriori considerazioni attraverso la distinzione degli addetti per fascia di età. Per i giovanissimi (con meno di 24 anni) notiamo che il settore con la concentrazione maggiore di addetti è quello degli alberghi e servizi di alloggio, con circa 1.300 addetti, mentre se consideriamo la fascia di addetti tra i 25 e i 34 anni il settore con la presenza maggiore è quello delle attività manifatturiere con circa 3 mila addetti.
Figura 6.11 - Addetti per attività economica e classe di età degli addetti. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su Banca Dati SMAIL
Se uniamo queste due fasce di età nella categoria degli addetti giovani fino ai 34 anni, il settore che presenta la maggiore concentrazione è ancora quello manifatturiero con il 22% sul totale. Se all'interno di questo andiamo poi a vedere in quali attività i giovani sono più occupati, possiamo vedere che circa il 23% di questi lavora nell'industria alimentare, il 18% è impiegato nella fabbricazione di prodotti in metallo esclusi macchinari mentre il 10% circa nell'industria del legno. Gli altri due settori dove i giovani sono più impiegati sono il commercio con il 19% degli addetti giovani sul totale e gli alberghi con il 18% (figura 6.12).
Figura 6.12 - Addetti sotto i 35 anni nell'industria manifatturiera (%). Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su Banca dati SMAIL
La Cassa Integrazione Guadagni
Secondo i dati riportati nei bollettini economici della Banca d'Italia, nel 2011 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) sono state 953 milioni, in notevole calo rispetto al 2010 (-20,8%). Anche a fine anno le ore di CIG sono diminuite del 5,3% rispetto al trimestre precedente. La Banca d'Italia rileva, comunque, che nella sola industria in senso stretto l'incidenza degli occupati in regime di Cassa Integrazione Guadagni sul totale delle unità di lavoro fosse pari al 9%, un valore superiore rispetto ai livelli registrati prima della crisi finanziaria. Per quanto riguarda la situazione regionale, le rilevazioni effettuate dalle Camere di Commercio lombarde evidenziano che i valori trimestrali del numero di ore di CIG autorizzate registrano variazioni tendenziali negative proseguendo un trend che era iniziato a fine 2010. Nello specifico i dati dell'indagine congiunturale rilevano che la CIG ha riguardato in media complessivamente il 2,7% delle ore lavorate. Se si osserva l'andamento per provincia, a Sondrio la percentuale di ricorso alla CIG ordinaria a fine 2011 risulta essere pari al 5% circa delle ore lavorate, fra i dati più alti nelle vari province lombarde, inferiore solo al dato di Brescia.
Nel 2011 le ore autorizzate di integrazione salariale totali a Sondrio sono state 1.416.802 con una riduzione rispetto al 2010 del 3,69%. Il settore che ha più usufruito di questo strumento risulta essere quello dell'industria con il 59,5% delle ore autorizzate totali, in leggero calo rispetto al 2010 quando questa quota era pari al 62%. Il settore dell'edilizia ha utilizzato il 27% delle ore mentre il settore terziario e le altre attività si sono fermate ad una quota dell'8,5% e 4,8% rispettivamente.
E' sempre opportuno ricordare che le ore autorizzate di cassa integrazione sono un dato di natura amministrativa che noi interpretiamo per fini di informazione economica ma che ci sono dei limiti intrinseci legati ad esempio al fatto che la richiesta di ore può essere fatta in via preventiva[6] e che è possibile effettuare la richiesta in un periodo ma utilizzare le ore anche in altri momenti. Pur con questi limiti, osservando il numero di ore autorizzate per settore nel 2011 è possibile notare che:
- le ore totali autorizzate per l'industria sono state 843.742 con una riduzione rispetto al 2010 (dove le ore erano 917.632) dell'8,1%;
- nel settore edilizio le ore totali autorizzate sono state 384.587 a fronte di un monte ore nel 2010 di 386.566 con una leggera riduzione percentuale dello 0,5%;
- nel terziario le ore autorizzate sono state 120.285 in totale, con un aumento del 67,5% rispetto al 2010 quando le ore erano 71.804;
- per le altre attività sono state autorizzate 68.188 ore totali, in diminuzione del 28,3% rispetto al 2010 quando le ore erano 95.032.
Complessivamente, quindi, si registrano riduzioni per le ore autorizzate in tutti i settori tranne che nel terziario dove le ore aumentano, anche a seguito di una contrazione dei consumi dovuta alla situazione congiunturale. La figura 6.13 mostra l'andamento delle ore totali di integrazione salariale in provincia di Sondrio dal 2006 fino ad oggi. La linea tratteggiata rappresenta il trend che mostra l'andamento reale annullando le componenti stagionali. Da questa figura possiamo notare come la linea tratteggiata si sia stabilizzata e anzi sembri accennare ad un calo negli ultimi trimestri.
Figura 6.13 - Ore di integrazione salariale autorizzate in provincia di Sondrio – totale ore. Dati per trimestre 2006/2011. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio
La figura 6.14 mostra invece le ore di integrazione salariale per settore sempre dal 2006 in avanti. Si nota come i valori trimestrali per il settore industriale, edilizio e delle altre attività siano in calo nel 2011. Il terziario, come accennavamo prima, aumenta la quota di ore soprattutto nell'ultimo trimestre 2011. Le linee tratteggiate permettono di vedere il trend per ogni settore al netto della componente stagionale. Per l'industria si nota un calo significativo, mentre per l'edilizia il calo è solo accennato.
Figura 6.14 - Ore di integrazione salariale autorizzate per settore in provincia di Sondrio – totale ore.
Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio
La linea di trend del settore terziario mostra invece, come da attese, un incremento. Per il 2012 sarà importante tenere in osservazione questi dati per fare delle riflessioni sulla situazione occupazionale. La figura 6.15 ci permette di osservare il totale delle ore di integrazione salariale autorizzate in provincia su base mensile da gennaio 2011 a dicembre 2011. Nel grafico si evidenzia come in novembre il dato sia aumentato per poi ridursi ancora in dicembre, ma meno rispetto al calo che si era registrato nel mese di ottobre.
Figura 6.15 - Totale ore di integrazione salariale autorizzate in provincia di Sondrio – anno 2011 - dati mensili. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS Sondrio
Se consideriamo la gestione ordinaria, le ore autorizzate nel 2011 sono state 409.229, in riduzione del 45% rispetto al 2010, quando le ore totali autorizzate erano state 749.246. Se osserviamo la distribuzione delle ore per settore, notiamo come il 75% del totale sia stato autorizzato per imprese del settore edilizio mentre il restante 25% per imprese dell'industria.
La gestione straordinaria[7], invece, ammonta a 581.115 ore totali nell'anno. Questo dato risulta essere in forte aumento (109,6%) rispetto al 2010 quando le ore autorizzate erano state 277.179. Come per il 2010, queste ore sono state destinate quasi esclusivamente al settore industriale, l'83% del totale; mentre il restante si è diviso tra imprese edili, il 9% (in forte aumento rispetto al 2010, quando non c'erano state ore autorizzate di cassa straordinaria per l'edilizia) e del terziario, l'8%. La figura 6.16 mostra le ore totali di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria dal 2006 in avanti. Se si osserva la linea di trend, tratteggiata, si nota una stabilizzazione nell'ultimo periodo 2011 dopo un aumento che, dagli inizi del 2009, si è accentuato alla fine del 2010 - inizi 2011.
Figura 6.16 - Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) - dati trimestrali 2006/2011 - provincia di Sondrio. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS
Considerando la Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, le ore totali autorizzate nel 2011 sono state 426.458 con una diminuzione, rispetto al 2010, del 4,1%. Per il 60% sono ore destinate all'industria e per il 17,6% destinate al terziario. La quota restante è suddivisa tra le altre attività e l'edilizia con il 16% e 6% del totale rispettivamente. La figura 6.17 mostra l'andamento nell'anno delle ore di Cassa in Deroga. È possibile notare come lo strumento sia stato utilizzato soprattutto in agosto ed un rallentamento negli ultimi mesi dell'anno.
Figura 6.17 - Cassa Integrazione in Deroga - dati 2011 - provincia di Sondrio. Fonte: elaborazione CCIAA Sondrio su dati INPS
Il fabbisogno di personale espresso dalle imprese in provincia di Sondrio
Attraverso il sistema Excelsior è possibile analizzare il quadro previsionale della domanda di lavoro espresso dalle imprese della provincia di Sondrio e osservarne l'evoluzione anno per anno. Questi dati permettono inoltre di evidenziare, oltre al fabbisogno occupazionale delle imprese, anche il livello di istruzione richiesto, la difficoltà nel reperimento di determinate risorse da impiegare nei processi produttivi e la necessità di una ulteriore formazione da parte delle imprese per rendere effettivo l'inserimento di questi lavoratori. A causa di questa importante mole di informazioni direttamente rilevate dalla imprese, il sistema Excelsior risulta essere uno strumento di importanza vitale per chi si occupa di politiche del lavoro e della formazione. Questo sistema, quindi, vuole proporsi come anello di congiunzione tra il mondo del lavoro e il mondo della formazione per migliorare l'interconnessione tra questi due aspetti fondamentali per la crescita economica di un Paese.
Per entrare nello specifico della realtà valtellinese, la tabella seguente mostra un confronto della percentuale di imprese (espressa come quota sul totale) che nel 2011 prevedevano assunzioni e il settore specifico di riferimento. Notiamo dai dati che circa il 33% delle imprese in provincia di Sondrio prevedeva assunzioni nel 2011 a fronte di un dato lombardo e nazionale più basso. Ricordiamo anche che il dato nazionale sulle previsioni di assunzioni è di 22,5% ma sale al 31,2% per le imprese che hanno sviluppato nuovi prodotti e servizi e al 32,5% per quelle che oltre a ciò esportano, per un totale di circa 200.000 assunzioni, legate quindi all'espansione sull'estero: innovazione ed internazionalizzazione, pertanto, sono ancora strategie chiave per uscire e guardare oltre la crisi.
Considerando la provincia di Sondrio, le previsioni registrate per il 2011 ed effettuate nel 2010, ovvero in un momento in cui la crisi sembrava aprirsi a degli spiragli, mostrano che il settore industriale prevedeva maggiori assunzioni rispetto a quello dei servizi e che le imprese più strutturate (con 10 addetti e più) erano più disposte ad assumere rispetto alle micro imprese (1-9 addetti).
Figura 6.18 - Imprese che prevedevano assunzioni nel 2011 per classe dimensionale, settore di attività in quota % sul totale. Fonte: Unioncamere. Sistema Informativo Excelsior 2011
La figura 6.19 permette di osservare le previsioni sulle assunzioni in base al titolo di studio richiesto e alla difficoltà di reperimento del capitale umano che le imprese ricercano.
Figura 6.19 - Assunzioni previste dalle imprese nel 2011 per livello di istruzione. Fonte: Unioncamere. Sistema Informativo Excelsior 2011
Registriamo che in provincia di Sondrio nel 2011 erano previste 2.400 nuove assunzioni, un dato in aumento rispetto alle previsioni del 2010 quando il dato era di 1.980 assunzioni. Questo aumento può essere dovuto, come accennato, ad un percepito ottimismo, allora, rispetto ad una prossima risoluzione della crisi. Se andiamo a vedere la volontà da parte delle imprese di assumere lavoratori formati a livello universitario notiamo che Sondrio risulta essere la provincia con la percentuale (6,8%) minore in tutta la Lombardia e in calo rispetto al 2010 quando lo stesso dato era il 9,5% del totale delle assunzioni previste. Subito dopo vi sono Lodi (7,1%) e Lecco (8%). All'opposto Milano risulta essere la provincia che ricerca più laureati con una percentuale del 25,5%; con un forte distacco troviamo Monza e Brianza con circa nove punti percentuali in meno (16,1%). L'area metropolitana milanese e il suo vicino hinterland risultano, quindi, essere i territori che per il 2011 prevedevano la percentuale maggiore di assunzioni di livello qualificato, come nel 2010. Tornando alla situazione di Sondrio, si rileva inoltre che la previsione di richieste di personale con diploma secondario e post-secondario era intorno al 34,8% delle assunzioni mentre la previsione di richieste di personale con qualifica professionale era al 13,5%. Un'impresa su cinque dichiara difficoltà nel reperire queste figure professionali e questo rimanda alla annosa questione legata da un lato alla carenza di diplomati e dall'altro al surplus di laureati tipico della nostra provincia. Da un lato sarebbe importante ripensare a figure professionali più in linea con le caratteristiche del mercato locale, valorizzando iniziative come quelle "Io lavoro qui" della Società di Sviluppo Locale, o anche il Tavolo sul capitale umano[8], proprio al fine di far conoscere le caratteristiche e le richieste delle imprese locali in modo da favorire un matching fra domanda e offerta più efficaci. Dall'altro lato, e in prospettiva, sarebbe opportuno che le imprese si orientassero in modo più forte all'integrazione in azienda di figure professionali qualificate, nel quadro dell'economia knowledge based di oggi, sfruttando anche le opportunità offerte da iniziative quali "Laureati in impresa" supportato dalla Camera di Commercio di Sondrio e già avviato a partire dal 2009 e ora in corso con la terza annualità, veicolando progetti di collaborazione con imprese e centri di ricerca in ottica di rete. Infatti anche per il 2012 si è avviato il bando "Laurimp", mettendo a disposizione delle imprese della provincia contributi per finanziare l'inserimento in organico di laureandi e laureati per lo sviluppo di progetti di innovazione, marketing e internazionalizzazione, con una somma stanziata pari a 70.000 Euro che si vanno ad aggiungere ai 150.000 Euro distribuiti a partire dal 2009, in un crescendo di interesse e di apprezzamento da parte delle aziende. Sono 24 in totale le imprese che hanno colto l'opportunità offerta dall'Ente camerale di favorire il rinnovamento e l'innovazione dell'organizzazione interna aprendo a risorse umane qualificate.
La difficile collocazione dei laureati a Sondrio non è quindi molto diversa da quanto succede a livello nazionale. Basti ricordare non solo il tasso di disoccupazione giovanile in Italia superiore al 31% secondo i dati Istat di gennaio 2012 e già citato sopra, ma anche la disoccupazione tra i laureati: dal rapporto di Almalaurea la disoccupazione dei laureati triennali è passata dal 16% del 2009 al 19% del 2010, con dati che aumentano anche per i laureati specialistici, passato dal 18 al 20%. Con riferimento specifico alla provincia di Sondrio, quindi, interventi ed iniziative per una continua valorizzazione del capitale umano qualificato risultano sempre strategiche in un'ottica di crescita di lungo periodo e di possibilità di sviluppo di reti di relazioni. Per procedere in questo senso, accanto alla valorizzazione del capitale umano presso le aziende del territorio, importanti sono le considerazioni legate all'attrattività del territorio stesso, che già ha molti asset sul fronte della qualità della vita ma che potrebbe potenziare alcuni aspetti proprio per rendersi più appetibile anche per capitale umano che potrebbe valutare di localizzarvisi.
Attraverso i dati resi disponibili dai centri per l'impiego è possibile osservare l'andamento registrato nel 2011 per verificare se le previsioni del 2010 sono poi diventate realtà nel 2011. Considerando i dati relativi agli avviamenti per qualifica professionale attraverso un processo di stima è possibile osservare che, come realizzato anche nel 2010, l'inserimento di personale laureato ha riguardato una quota di figure professionali in linea con le previsioni e anche leggermente superiore alle previsioni stesse. Dai dati provinciali[9] relativi al totale degli avviamenti nell'anno si evidenzia che circa la metà è per figure di sesso femminile; circa il 50,6% è al di sotto dei 35 anni di età, il 34,1% tra i 35 e 50 mentre il restante 15,2% al di sopra dei 50 anni. Inoltre, il 18,1% di questi è di nazionalità extra comunitaria. Il numero di lavoratori cessati è superiore a quello degli avviati per circa 1.500 unità su tutti gli avviamenti e cessazioni registrati nell'arco dell'anno. Considerando le fasce d'età si osserva una maggioranza (il 49,4%) di lavoratori giovani (al di sotto dei 35 anni) che hanno cessato il lavoro rispetto alle altre due categorie, infatti, i lavoratori cessati di età compresa tra 35 e 50 risultano essere il 34,2% mentre quelli di età superiore ai 50 anni solo il 16,4%.
Se si considerano i dati relativi alle persone in cerca di lavoro in base alla dichiarazione 181 per il 50% si tratta di titolari di licenza media, per il 32% di titolari di specializzazione professionale e solo per il 5% di laureati. Essendo questa tipologia di dichiarazioni collegate anche alla stagionalità del settore turistico presente in provincia è utile osservare anche la distribuzione del numero di dichiarazioni in base al centro per l'impiego. Infatti, il mandamento di Bormio è quello che presenta il maggior numero di dichiarazioni (25,8%), seguito da Sondrio (21%), Morbegno (18,7%), Chiavenna (18,1%) e infine Tirano (16,4%).
Il progetto sui distretti culturali
Nel quadro delle prospettive di crescita del mercato del lavoro, di formazione che si deve sviluppare lungo tutto l'arco della vita ma che deve necessariamente partire dalla storia e quindi dall'identità di una Comunità, è opportuno, nell'ambito di una valorizzazione del paesaggio che si collega anche a formazione, storia, cultura ed identità, ricordare il progetto del Distretto culturale della Valtellina che prevede dodici "azioni" all'interno di un progetto triennale del valore complessivo di 8 milioni e 70.000 Euro, co-finanziato per 3 milioni e 585.000 Euro da Fondazione Cariplo e che coinvolge sessantacinque comuni dall'Alta Valle all'area di Morbegno. Si tratta di una sfida che punta sulla valorizzazione delle risorse della Valtellina - cultura, tradizioni, sapori, paesaggio allo scopo di favorire sviluppo economico. Capofila del progetto è la Fondazione di Sviluppo locale. Fra le diverse azioni sono previste iniziative per supportare i terrazzamenti del versante retico e Castel Masegra, simbolo di Sondrio, i complessi di Sant'Antonio a Morbegno, i palazzi del centro storico di Tirano, le incisioni rupestri di Grosio, i prodotti tipici e l'acqua, quale punto di forza della valle e ricchezza del territorio. La Provincia di Sondrio, i Comuni di Sondrio, Morbegno, Tirano e Valdidentro, le Comunità Montane di Sondrio, Tirano e Morbegno, la Fondazione e il Gruppo Credito Valtellinese, la Banca Popolare di Sondrio, A2A, l'Associazione Strada del Vino e dei Sapori della Valtellina e il Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina sono tutti gli enti che contribuiscono al finanziamento del Distretto, che rientra nel più ampio progetto dei Distretti Culturali ideato e promosso da Fondazione Cariplo. L'obiettivo che si intende perseguire è quello di supportare nuove opportunità di crescita economica e sociale favorendo un modello di sviluppo per il territorio sostenibile e orientato alla qualità, proprio sulla linea di quello che anche lo Statuto Comunitario propone.
Riferimenti nello Statuto Comunitario e confronti con le province alpine
Si ritiene opportuno ricordare il ruolo che l'educazione riveste nel quadro dello Statuto Comunitario e l'importanza che il capitale umano ha per lo sviluppo socio economico di qualità auspicato dallo stesso. L'educazione rappresenta la base dell'identità, che va costruita fin da piccoli, dalla scuola - ecco quindi le molteplici iniziative portate avanti dai promotori dello Statuto con le scuole, studenti e docenti proprio per far conoscere lo Statuto Comunitario e diffonderlo nel modo più ampio possibile. All'articolo 8 si afferma che "la Comunità identifica nell'educazione, processo in cui si integrano l'istruzione con la trasmissione di valori umani ed etico-civili, il presupposto fondamentale per l'affermazione dei doveri e dei diritti di cittadinanza e delle professionalità necessarie al conseguimento di un sostenibile sviluppo socio-economico". Lo Statuto afferma anche l'importanza di promuovere in valle risorse umane qualificate e sottolinea quanto sia strategico entrare e rafforzare reti e collegamenti proprio per permettere un vero sviluppo basato sulla conoscenza, come auspicato dalle iniziative faro di Europa 2020 ma come deve essere anche per la valle alpina lombardo europea della Valtellina. Sotto questo profilo, è opportuno monitorare, da un lato, l'evoluzione rispetto alla scolarizzazione media della popolazione, osservando che mentre nel 2008 la quota per Sondrio era dell'8,3% nel 2010 è salita all'8,9%, mantenendo una posizione intermedia. Trento, anche grazie ad un ateneo dalla radicata tradizione, si mantiene al primo posto e passa dall'11,2% all'11,9% della popolazione. Significativo miglioramento viene registrato da Verbania, dove la quota percentuale di popolazione con titolo di studio universitario e superiore (sul totale della popolazione con oltre 15 anni) è passata dal 7% all'8,3%. Aosta, invece, riduce leggermente la quota di popolazione con titolo di studio universitario rispetto al 2008.
Figura 6.a Popolazione con titolo di studio universitario e superiore (% sulla popolazione oltre i 15 anni) confronto 2010 - 2008. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne
E' opportuno considerare i dati sulla scolarizzazione media della popolazione nella consapevolezza che la formazione e l'istruzione offrono il metodo per affrontare le varie sfide che la realtà pone di fronte e sono alla base degli strumenti per costruire lo sviluppo socio-economico di un territorio: il capitale umano infatti è fondamento della crescita e dello sviluppo di un sistema locale d'innovazione. La valorizzazione del capitale umano legata ad un rafforzamento dell'attrattività di un territorio è elemento critico per pensare ad uno sviluppo di lungo periodo di ogni realtà e territorio.
Altrettanto importante - ed ancora più in una situazione congiunturale dove il mondo del lavoro è sotto i riflettori - è confrontare l'andamento dei diversi territori rispetto alle dinamiche legate a occupazione e disoccupazione.
Figura 6.b Tasso di disoccupazione nelle diverse province alpine - 2007-2011. Fonte: ISTAT; Istituto Guglielmo Tagliacarne
La figura 6.b evidenzia l'andamento del tasso di disoccupazione nelle diverse aree alpine dal 2007, prima della crisi, al 2011. La linea rossa evidenzia il dato di Sondrio: è possibile osservare che nel 2007 il dato di Sondrio era il più alto fra i territori alpini e anche a livello lombardo; successivamente, nei primi anni della crisi, il tasso di disoccupazione è aumentato meno a Sondrio rispetto agli altri territori.
Anzi, a Sondrio esso si è mantenuto sostanzialmente stabile fino al 2009, mentre in tutti gli altri territori è cresciuto a partire dal 2008. In particolare, in Valtellina, il tasso di disoccupazione è cresciuto molto fra il 2009 e il 2011, mentre le altre realtà alpine hanno avuto aumenti molto più contenuti. La spiegazione, come già rilevato, è da ricercare nel fatto che Sondrio è territorio alpino la cui apertura verso l'estero è ancora limitata: ciò ha frenato l'immediata importazione della crisi ritardandone l'arrivo; tuttavia allo stesso modo gli effetti della crisi si fanno sentire più tardi ma poi tendono a perdurare. La performance migliore è registrata da Bolzano, anche se registra un leggero aumento del tasso di disoccupazione dopo il calo registrato nel 2010. Lo stesso andamento si osserva anche per la disoccupazione giovanile, che a Sondrio nel 2011 raggiunge il valore più alto (17,3%); anche qui Bolzano registra il dato più basso (7,04%), seguito dal 10% di Trento, mentre l'andamento lombardo mostra un tasso del 12,8% Se consideriamo le persone in cerca di occupazione possiamo osservare che a Sondrio sono 6.200 unità (erano 5.500 nel 2010) a fronte di un indicatore medio di comparazione pari a 7.740.